Assocalciatori. Il Carpi affronterà il sesto derby di serie A arrivandoci dopo 64 anni di storia.

Arriva il 6° derby di serie A, anche se la sfida geminiana non sarà una stracittadina, al contrario dei duelli di Roma e Torino, Genova, Milano e Verona, in ordine di classifica finale, assommando i punti di entrambe le rappresentanti.

Dalla prossima stagione, Modena è l’altra capitale del calcio italiano, perchè nel massimo campionato avrà il Sassuolo, salvo con 3 giornate d’anticipo, e la matricola Carpi, dopo appena due stagioni cadette. Il paese del maratoneta mito Dorando Pietri e del campione di nuoto Gregorio Paltrinieri ha 72mila abitanti, contro i 41mila del comune nel distretto delle ceramiche. La provincia di Modena assomma 702mila abitanti, neanche è troppo lontana dagli 868mila di Genova.

Il prossimo campionato vedrà al via anche il Chievo (8mila residenti, quartiere di Verona, 14^ presenza) e l’Empoli (48mila, 11^) e così un quinto sarà espressione di non capoluoghi di provincia. Così diventerà la serie A dei borghi medievali, con Empoli e Chievo.

Il Carpi deve la sua ascesa al tessile, in un comprensorio del valore di un miliardo e mezzo di euro. Il proprietario Stefano Bonacini ha il marchio Gaudì, assieme a Roberto Marani, mentre Blumarine di Anna Molinari è sponsor.

In paese ci sono anche Lju Jo (proprietaria del volley femminile Modena) e Manila Grace, di Maurizio Setti, presidente del Verona, già socio biancorosso e poi vicepresidente del Bologna con Guaraldi. Aziende trainanti nel post terremoto del 2012.

carpi_promozione

Carpi. “Alla faccia di Lotito”. Diceva tutto lo striscione in gradinata biancorossa. Al Carpi bastava il pareggio per essere in serie A con 4 giornate d’anticipo, anzi quella sera di fine aprile il Vicenza perse a Brescia e allora neanche era più necessario il punto, contro il Bari.

Nel secondo tempo, Lollo calcia fuori e Poli di testa manca la porta. Piove, Castori si appoggia sulla fisicità dei suoi giocatori, nel finale di sofferenza. Il Bari fa male solo nel recupero, con due parate di Gabriel, su Galano e su Ebagua, che meritava anche un rigore.

La squadra emiliana ha comunque tenuto lo 0-0 e trovato la promozione con una cavalcata modello Juve, per la gioia dei suoi “Balaultras”, cioè ultrà sulla balaustra dei distinti.

Tanto basta per raggiungere in A i vicini del Sassuolo.

 

Vanni Zagnoli

Carpi (Modena)

La fabbrica dei miracoli è qui, in via Carlo Marx, dove ha sede lo stadio Cabassi, all’angolo con via Lenin.

Il Carpi è in serie A per la prima volta nella sua storia, è il 64° club a raggiungere il massimo campionato e lo fa con la quarta promozione in 6 anni, compreso un ripescaggio.

Nel 2000 era ancora in Eccellenza, a causa del fallimento, due stagioni più tardi evitò il nuovo crac grazie a un imprenditore di Mirandola, Franco Cavicchioli.

La svolta arrivò nel 2009, favorita dalla fusione con la seconda squadra cittadina, la Dorando Pietri, dedicata al carpigiano più famoso, maratoneta sorretto sul traguardo olimpico di Londra 1908 e perciò squalificato. La sua statua troneggia nell’aiuola all’ingresso del paese, a ricordare l’impresa epica.

Allora entrarono in società Stefano Bonacini e Roberto Marani, proprietari della Gaudì, marchio di abbigliamento giovanile, e saranno gli artefici della scalata. Investono ma con giudizio, al punto che il montestipendi è di appena due milioni e mezzo.

“Se vuole – osserva il presidente Claudio Caliumi – le faccio vedere i bilanci”.

Caliumi è stato giocatore del Carpi negli anni ’70, guida Madrilena, griffe femminile.

I carpigiani reagiscono con determinazione tutta emiliana al terremoto di tre anni fa, ricordato dalle impalcature sul duomo, in piazza Martiri della Libertà: è tra le piazze più grandi d’Europa e ha ospitato il palco per la festa, con il pullman scoperto. Sono 380 le famiglie ancora fuori casa, nessuna però ha mai vissuto nei container e per loro si prodiga il sindaco Alberto Bellelli, appena 38enne, del Pd.

Adesso l’emergenza è lo stadio stadio, perchè i 4200 posti del Cabassi andavano bene giusto per la serie B, mentre il primo anno di C1 venne disputato a Reggio. “Noi vorremmo giocare nell’impianto di Carpi – sottolinea il presidente Caliumi -, aumentare la capienza a 10-12mila posti e ottenere la deroga. Potremmo velocizzare i lavori, occupandocene come società, al posto dell’amministrazione”.

Il Carpi ha tempo sino a fine giugno per comunicare dove ospiterà il campionato, è quasi impossibile che riesca nell’ampliamento, tantopiù con il velodromo attorno, e allora sceglierà fra Modena, a questo punto favorita, e Parma. Potrebbe imitare i cugini del Sassuolo, che all’ostilità dei tifosi canarini allo stadio Braglia hanno preferito emigrare nella provincia vicina, Reggio, e acquistare all’asta il Mapei. Il Modena è stato in A appena per un biennio, dal ’63. Già i sostenitori dei gialli rosicano per il Sassuolo della miliardaria Mapei, figurarsi per i cugini biancorossi. Accusati fra l’altro di avere vinto il derby nonostante fossero già promossi.

Il Tardini fra l’altro non è fallito, a differenza del Parma, e il sindaco ducale Federico Pizzarotti era stato allertato: è lontano 60 chilometri, la città ducale però ha una tradizione di sportiva ideale e poi assorbirebbe in parte l’eventuale discesa in serie D della squadra crociata.

Si sperava di ospitare a Carpi le partite dall’appeal inferiore e di emigrare per gli incontri di cartello, certamente però il vecchio impianto sarebbe esaurito in abbonamento e comunque l’opzione per regolamento non è praticabile. Un’altra chance era Bologna, per alternarsi ai rossoblù, è equidistante da Modena ma viene scartata al pari di Reggio, dove il Sassuolo proprietario non può sfrattare la Reggiana. E allora, alla fine, verrà probabilmente scelto il Braglia, sperando di coinvolgere anche i sostenitori dei gialli, sul lungo periodo.

I titolari biancorossi saranno in buona parte confermati, di certo si riparte da Fabrizio Castori, il tecnico che debutterà in A a 61 anni. Era il meno pagato della categoria, ha trasmesso la sua voglia di vincere.

“Andiamo a Genova coi suoi svincoli micidiali…
Oppure a Modena coi suoi motori fenomenali. O a Bologna, Bologna coi suoi orchestrali”.

La prima serie A del Carpi elettrizza come il capolavoro di Francesco De Gregori, Viaggi e Miraggi. A Modena tornano i motori fenomenali: in un decennio la Ferrari ha vinto un solo mondiale, nel 2007 con Raikkonen, adesso spera con Vettel, ma intanto è ebbra di calcio, insegue Genoa nel gran premio delle metropoli pallonare.

La lanterna è lì, con un derby da Europa dopo 24 anni. Ecco, nella terra della Ghirlandina stanno arrivando, la prossima stagione apparecchieranno con un derby inedito, mai disputato nelle prime tre categorie, fra Carpi e Sassuolo. I neroverdi di Eusebio Di Francesco sognavano il sesto posto ma ci riproveranno nel 2016, dovranno però vedersi dai cugini di campagna. Perchè i biancorossi della Bassa emiliana hanno centrato la promozione con un pizzico di pathos, dopo la sconfitta di Frosinone, che pure è salito in anticipo.

Di quella canzone di De Gregori è in pericolo solo la promozione del Bologna, ma questo alimenterà eventualmente solo il mito della regione di riferimento del nostro calcio, da Parma a Cesena, espressione di ricchezza e povertà, allo stesso tempo. Perchè una è fallita e l’altra è retrocessa ma sana.

Carpi sta nel giusto mezzo, sul piano economico, nel senso che il patron Stefano Bonacini è l’apice del settore tessile, sulle maglie non piazza il suo marchio Gaudì, già abbinato a Genoa e Udinese, nello scorso decennio, ma il Blumarine di Gianguido Tarabini, che peraltro non sarà più il main sponsor.

I forzieri di questa città che ha pure il casello autostradale sono smisurati, per ora tuttavia il calcio è stato accompagnato dall’austerity.

L’allenatore Fabrizio Castori ha raggiunto i 70mila euro grazie al premio salvezza, con questa promozione meriterebbe un ingaggio da top trainer. Debutterà in serie A dopo una sequenza di 5 esoneri ma anche dopo avere vinto 9 campionati. “Conteggio pure il passaggio in 2^ categoria del San Patrignano – sorride -. Facevo volontariato in comunità, non andavo in panchina perchè allenavo il Cesena. Da calciatore, invece, arrivai solo in serie D”.

Faceva il centrocampista, certamente era tosto come i suoi, fisici e concentrati, soprattutto fuori casa. In serie A servirà qualche schema più convincente nelle partite interne.

 

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