Avvenire. Arriva solo una busta per salvare il Parma dalla D, ma neanche c’è la cauzione. C’è anche un’altra manifestazione di interesse ma è dura salvarlo. Fra Corrado e Mike Piazza…

guiotto, anedda e albertini
I curatori fallimentari del Parma, Alberto Guiotto e Angelo Anedda, con il consulente, Demetrio Albertini.

VANNI ZAGNOLI

PARMA. Bambole, non c’è una lira. Non c’era prima, visto che il Parma quest’anno ha ricevuto ha giocato gratis e chi ha lavorato per la società ha preso solo due mensilità. Allora ieri era il D-day per il salvataggio della società crociata, era la 5^ e ultima asta utile per presentare un’offerta, si partiva da 4 milioni e mezzo, non è arrivato nulla di valido. Al notaio di Parma Almansi è giunta solo una busta in cui esprime interesse il gruppo di Giuseppe Corrado, imprenditore delle sale cinematografiche con il gruppo The Space cinema: vorrebbe rilevare il pacchetto azionario da fallimento, tramite la Viris e la Unigasket spa. Un po’ poco, no? Parallelamente, l’altra cordata in lizza fa capo a uno degli allenatori della nazionale di baseball, Mike Piazza, tifoso del Palermo: ha presentato una semplice lettera ai curatori fallimentari, corredata però almeno da una cauzione.

Dunque i curatori Alberto Anedda e Pietro Guiotto rimandano a oggi il confronto con il giudice Pietro Rogato e con il comitato dei creditori, nel quale figura anche il capitano del Parma Alessandro Lucarelli. Si procederà a trattativa privata, in queste settimane, per scegliere il gruppo che offra maggiori garanzie per iscrivere il Parma in B. Per il momento siamo lontani, nel senso che per la stagione prossima serviranno 55-60 milioni, poichè i contratti in essere con la vecchia società verrebbero trasferiti alla nuova.

Da mesi a Parma e nel calcio italiano si discute del debito sportivo, ufficialmente è stato ridotto da 74 a 20 milioni, in realtà i crediti dei 114 tesserati sarebbero in buona parte dirottati sulla nuova società. La situazione è ingarbugliata e i due dottori con il consulente Demetrio Albertini ce la mettono tutta, tutta per evitare che il calcio professionistico non sparisca dalla città ducale. Vorrebbero il Parma in serie D, invece, le società retrocesse in Lega Pro: la Virtus Entella, sconfitta sabato nel playout di Modena, il Brescia che vantava 30 stagioni di fila fra serie A e B, il Cittadella (9 stagioni complessive, in cadetteria) e persino il Varese che, ultimo e vicino al fallimento, al pari del Brescia ora dovrebbe perlomeno avere fatta salva la Lega Pro. Se il Parma non trova un acquirente entro fine mese, riparte dalla D e in fondo in 3 stagioni potrebbe persino risalire in A, con una società veramente ripulita dai debiti e appunto lasciare libero il posto a una fra le retrocesse o fra le non promosse dalla Lega Pro, perchè verrebbe stilata una classifica in base al bacino di utenza, la tradizione, i risultati degli ultimi 5 campionati e le penalizzazioni legate a frodi sportive.

Per la serie D, si mobiliterebbero anche gli industriali locali, compreso magari il grande marchio Barilla e il consorzio prosciutto di Parma, con eventuale appoggio dell’ingegnere automobilistico Giampaolo Dallara, da anni in tribuna d’onore allo stadio Tardini. Per la B, i rischi sono enormi, perchè giocatori, dirigenti e impiegati devono essere pagati per il passato e anche per il prossimo campionato.

Pietro Leonardi arrivò a Parma nel 2009, dopo il ritorno in A firmato Guidolin, nel tempo si era mosso con grande abilità, fra plusvalenze, contratti lunghi e incentivi all’esodo, per pagare meno tasse possibili. Ogni giocatore aveva sottoscritto un accordo personalissimo, a obiettivi, come avviene anche in molte aziende. Prendiamo Cassano, che a gennaio ha risolto il contratto e forse non avrà mai quanto gli spetta. Alla prima presenza in campionato scattava lo stipendio di 720mila euro lordi per la stagione, alla prima vittoria un premio di 270mila, al primo successo in coppa Italia altri 181mila. Alla 20^ presenza, 365mila euro; la qualificazione all’Europa league gli avrebbe portato 145mila euro, ai gironi altri 291mila. Se invece il Parma avesse raggiunto al preliminare Champions (un anno fa fu sesto e perse l’Europa solo per 165mila euro di Irpef pagata in ritardo), il bonus era di 365mila euro. E la qualificazione ai gironi di Champions sarebbe stata ricompensata con 554mila euro. Dunque, se il Parma avesse ripetuto il piazzamento della scorsa stagione e poi avesse passato i tre turni preliminari di Europa league, Cassano avrebbe portato a casa un milione e 972mila euro lordi, quasi la metà netta. Neanche un’esagerazione, tant’è che chi indaga sull’ex presidente Ghirardi e sull’ex ad Leonardi verificherà se ci fosse anche del nero. Come l’attuale orizzonte gialloblù.

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