Avvenire (di martedì). La prima serie A del Carpi, con la provincia di Modena a raggiungere quella di Genova

231901833-d6d0c7c3-d42d-4ebf-9a52-08fec98906a2
I giocatori carpigiani festeggiano la promozione in A

 

L’integralità del pezzo uscito martedì su Avvenire.

Vanni Zagnoli

MODENA. “Andiamo a Genova coi suoi svincoli micidiali…
Oppure a Modena coi suoi motori fenomenali. O a Bologna, Bologna coi suoi orchestrali”.

La prima serie A del Carpi elettrizza come il capolavoro di Francesco De Gregori, Viaggi e Miraggi. A Modena tornano i motori fenomenali: in un decennio la Ferrari ha vinto un solo mondiale, nel 2007 con Raikkonen, adesso spera con Vettel, ma intanto è ebbra di calcio, insegue Genoa nel gran premio delle metropoli pallonare.

La lanterna è lì, con un derby da Europa dopo 24 anni, e in B c’è la debuttante Virtus Entella che però rischia la retrocessione.

Ecco, nella terra della Ghirlandina stanno arrivando, la prossima stagione apparecchieranno con un derby inedito, mai disputato nelle prime tre categorie, fra Carpi e Sassuolo. I neroverdi di Eusebio Di Francesco sono salvi da tempo, sognavano il sesto posto ma ci riproveranno nel 2016, dovranno però vedersi dai cugini di campagna. Perchè i biancorossi della Bassa emiliana ieri hanno centrato l’obiettivo con 5 giornate d’anticipo, con un pizzico di pathos perchè sono andati subito sotto a Frosinone e hanno pareggiato. Di quella canzone di De Gregori è in pericolo solo la promozione del Bologna, superato dal Vicenza al secondo posto e in svantaggio anche nei confronti diretti, ma questo alimenterà eventualmente solo il mito della regione di riferimento del nostro calcio, da Parma a Cesena, espressione di ricchezza e povertà, allo stesso tempo.

Carpi sta nel giusto mezzo, sul piano economico, nel senso che il patron Stefano Bonacini è l’apice del settore tessile, sulle maglie non piazza il suo marchio Gaudì, già abbinato a Genoa e Udinese, nello scorso decennio, ma il Blumarine di Anna Molinari. I forzieri di questa città che ha pure il casello autostradale sono smisurati, per ora tuttavia il calcio è stato accompagnato dall’austerity, con un budget di appena due milioni e mezzo, per gli stipendi. L’allenatore Fabrizio Castori ha raggiunto i 70mila euro grazie al premio salvezza, con questa promozione meriterebbe un ingaggio da top trainer. Debutterà in serie A a 61 anni, dopo una sequenza di 5 esoneri ma anche dopo avere vinto 9 campionati. “Conteggio anche il passaggio in 2^ categoria del San Patrignano – sorride -. Facevo volontariato in comunità, non andavo in panchina perchè allenavo il Cesena. Da calciatore, invece, arrivai solo in serie D”.

Faceva il centrocampista, certamente era tosto come i suoi, fisici e concentrati, soprattutto fuori casa. In serie A servirà qualche schema più convincente nelle partite interne. Ma dove giocherà il Carpi? Ha tempo sino a luglio per stabilire la sede, i 4500 posti del Cabassi non sono ampliabili a breve, c’è il velodromo, è impossibile ospitare qui la metà più nobile della serie A. Il ds Stefano Giuntoli punta a ospitare in paese le partite dall’appeal inferiore e a emigrare a Parma o a Modena per gli incontri di cartello, certamente però il vecchio impianti sarebbe esaurito in abbonamento. Una opzione era Bologna, per alternarsi ai rossoblù, è equidistante da Modena ma viene scartata al pari di Reggio, dove il Sassuolo proprietario non può sfrattare la Reggiana. Al Braglia del capoluogo ci sarebbe l’ostilità dei tifosi canarini, in serie B dal 2000, con appena un biennio in A dal ’63. Già rosicano per il Sassuolo della miliardaria Mapei, figurarsi per i cugini biancorossi. Il Tardini è lontano 60 chilometri, la città ducale però ha una tradizione di sportiva ideale e poi assorbirebbe in parte l’eventuale discesa in serie D del Parma fallito.

Ancora la rosa per la serie A è da definire, certamente il Carpi vuole aprirvi un ciclo modello Sassuolo e allora, per esempio, non è detto resti Kevin Lasagna, ex serie D veneta, mantovano idolo dei tifosi per quel cognome gastronomico, da piatto bolognese. In rosa ci sono 7 liguri, più il dirigente Canepa, e per loro è normale l’emulazione del modello genovese, di austerity è risultati. Le bandiere si chiamano Poli, Pasciuti e Di Gaudio, qui dal 2010, quando il Carpi era in Seconda divisione: in fondo 6 anni fa era in D e nel 2000 addirittura in Eccellenza, categoria regionale.

Proprio Totò Di Gaudio ha una storia commovente, che confessa solo alla stampa cattolica. “Sono nato a Palermo, a due anni papà se ne andò di casa, mamma restò sola con due figli, è signora delle pulizie, io sono cresciuto per strada, con il pallone, ma con dignità e senza mai essere contagiato dalle degenerazioni dei quartiere popolari del Sud”.

E’ con storie così che il paese è un tutt’uno con la squadra, emersa parallelamente alla ricostruzione post terremoto, di tre anni fa. Con il Carpi si fa la storia, perchè alle 5 stracittadine già in calendario in serie A si affianca il derby dei paesi geminiani. E in fondo diventerà il campionato dei borghi medievali, con Empoli e Chievo. I biancorossi però ostentano anche due sostenitori popolari, il campione mondiale di nuoto Gregorio Paltrinieri e lo showman Paolo Belli. Ieri hanno festeggiato davanti alla tv, non mancheranno alle prossime celebrazioni.

Related Posts

Leave a reply