Braida attende collocazione, dopo avere lasciato la Sampdoria. Il racconto del mio incontro a Reggio, per Sassuolo-Catania

CALCIOHo incontrato Ariedo Braida un mese fa, a Sky, al varo dei calendari. Aspetta un’opportunità, dopo che il presidente della Sampdoria Ferrero si è rimangiato l’accordo firmato dal predecessore Garrone.

Questa è l’integralità del pezzo pubblicato in parte sul Secolo XIX a fine marzo e ora minimamente aggiornato.

Vanni Zagnoli

Chissà, magari il Sassuolo sta pensando di soffiare Ariedo Braida alla Sampdoria. E’ difficile perchè i contatti con Genova sono cominciati a dicembre, però al patron Giorgio Squinzi piacerebbe tanto avvalersi dei consigli di chi viene da 28 anni da direttore sportivo al Milan.
Dunque, domenica l’ex braccio destro di Adriano Galliani era al Mapei stadium, accompagnato dalla figlia di Giovanni Carnevali, ad del Sassuolo e pure di Mastergroup, l’azienda di comunicazione e marketing che lavora pure con il Bari e da anni è vicina al presidente di Confindustria. Nei palchi le telecamere di Sky indugiavano sui presidenti Carlo Rossi, da 44 anni uomo di fiducia di Squinzi nel comprensorio emiliano delle ceramiche, e su Nino Pulvirenti, l’ex boss di Windjet vicino al ritorno in serie B con il Catania. B

Braida era sfuggito e come sempre la privacy dei vip è superprotetta, al punto che le bellissime hostess disseminate per i piani dello stadio di proprietà neroverde negano qualsiasi cosa. “Non c’erano personaggi”. Tutti sono sempre assenti o già usciti. Allora aspettiamo e vediamo scendere quel signore magro con gli occhiali, dal volto sempre tirato: i 68 anni sono solo all’anagrafe. Giacca chiara, cravatta allegra anche se lontana dal giallo di Galliani. Con Braida chiacchieriamo a lungo per le scale, intervallati dalla stretta di mano con il procuratore di Luca Toni, Manuel Montipò. Sembra che vada via, invece lo ritroviamo negli uffici in compartecipazione fra Reggiana e Sassuolo, appunto con i Carnevali. Non c’è la compagna Giuditta Milioti, bellissima mora di una generazione successiva alla sua.
“Non vedo l’ora di rientrare”, dice semplicemente Braida a taccuini aperti. E poi ricorda il regolamento. “Un dirigente può cambiare società, nel calcio italiano, in qualsiasi categoria, nel corso della stagione, anche all’interno dello stesso campionato, l’unica eccezione è la serie A, dove non è stato trovato l’accordo”.
Diversamente, insomma, Braida sarebbe già ritornato in pista. E’ il tipico personaggio innamorato della professione e del calcio. In due lunghe interviste di inizio decennio ci raccontava che avrebbe lavorato anche gratis, per il Milan.
“Il mio segreto è restare nell’ombra, te l’ho detto tante volte. Solo così sono resistito 28 anni”. E senza Barbara Berlusconi e quella sua frenesia di cambiare sarebbe ancora lì. “Mai guardare al passato, io guardo al futuro”. Lo dice anche Eusebio Di Francesco, pochi minuti dopo, in conferenza stampa, chiamato a rispondere su Malesani, se meritava l’esonero, dopo quelle 5 sconfitte.
Agli amici Braida spiega che al Milan non vuole proprio più pensare, perchè altrimenti si mette a piangere. Perchè meritava una fine diversa e perchè la squadra fuori dall’Europa lo fa stare male. Picchia con la mano su una porta. “Chiuso”. E’ anche per questo che rinuncia a qualsiasi intervista, anche di Mediaset Premium, legato alla famiglia Berlusconi, per ripercorrere l’intera carriera, anche di calciatore, e l’idea di rivisitarla per esempio tramite le figurine. “Belle, però sono cose da vecchi e io penso al presente e al futuro”. L’idea della biografia lo stuzzica, ma ci sarebbe tanto Milan e allora torniamo a quanto non vuole più pensare.
Aveva richieste dall’estero, per esempio dal Monaco, che di fatto è al confine, ma sono i figli piccoli a tenerlo in Italia. “Papà, voglio restare con te”, gli ha detto il minore, attaccandosi al suo pantalone.
Sostiene Albertino Bigon, l’allenatore dell’ultimo scudetto del Napoli, nel ’90, e oggi titolare di un bed and breakfast sui Colli Euganei, che si può tirar sera anche senza calcio: “Come fanno Ottavio Bianchi e Osvaldo Bagnoli, mentre Giovanni Trapattoni e Walter Mazzarri pensano sempre al pallone”.

Ecco, Braida fa parte di questa seconda categoria. In questi mesi è stato in vacanza in val d’Aosta, a Courmayer, è passato dal suo appartamento di Milano agli stadi, perchè ama vedere partite e insomma lavorare. Il telefono squilla ancora spesso, ama commentare il pallone ma lontano dai riflettori e dal computer: le mail vengono dirottate alla moglie.

Il francese Papin è il campione rimasto più legato a Braida, ma non esiste calciatore che con lui abbia litigato o non abbia mantenuto un buon rapporto.
Il Sassuolo voleva Filippo Inzaghi, sarebbe stato un azzardo come Seedorf al Milan. “Però Pippo è uno di temperamento, in campo trasmetteva grinta”. E fa il gesto dell’esultanza tipica di superPippo. Fra i giovani allenatori l’unico che abbia sfondato in serie A senza gavetta è Montella. “Però dopo avere lasciato il mestiere di attaccante aveva allenato i giovani”. Per appena 6 mesi, perchè a primavera 2011 venne chiamato dalla Roma al posto di Ranieri. “Il calcio non perdona”.
Braida è stato un attaccante di valore negli anni 60 e 70, da calciatore cambiò 10 squadre del Nord, escluso Pisa e Palermo, e poi divenne dirigente del Monza.

Non ha voluto fare l’allenatore ma in realtà un anno disegnava la formazione. In serie B, proprio in Brianza, venne esonerato Franco Fontana detto Jimmy, dopo una sconfitta proprio a Reggio, ma al Mirabello. Il presidente Giambelli pensava di richiamare il mago di provincia Guido Mazzetti, scomparso nel ’97 dopo 40 anni in panchina.

Scelse invece di responsabilizzare il giovane Ariedo, che come tecnico designò Andrea Valdinoci, 20 anni fa all’Atalanta come prestanome di Cesare Prandelli, debuttante in A. Allenamenti durissimi in settimana, così il Monza dall’ultimo posto risalì rapidamente la classifica, salvandosi in anticipo. La formazione peraltro era opera di Braida. Di quel Monza era vicepresidente Adriano Galliani, si rese subito conto del valore di questo dirigente classe 1946 con il quale animò la triade con Silvio Berlusconi. Galliani ha fatto da trade union fra le idee dell’uomo di campo e la managerialità di Sua Emittenza. “Montava i ponti radio per la ricezione di due tv private storiche, negli anni ’70. Telemontecarlo e Telecapodistria”. E così conobbe il fondatore di Mediaset.

 

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