Gazzetta di Parma. Larini va alla Ternana: “Con Tosi, Giampiccinini e Delgrosso siamo gli unici ds parmigiani in mezzo secolo di professionismo. Panucci avrà una squadra giovane. I miei 16 anni nel Parma. E di Barilla e Pizzarotti vi dico che…”

 Nella foto la formazione del Parma nella stagione 1934- 35. Luigi Del Grosso (25 luglio 1916- 11 maggio 1976) è il quinto a destra.

Nella foto la formazione del Parma nella stagione 1934- 35. Luigi Del Grosso (25 luglio 1916- 11 maggio 1976) è il quinto a destra.

La versione integrale dell’intervista a Fabrizio Larini, uscita su Gazzetta di Parma di giovedì, con un grazie a Paolo Emilio Pacciani e a Sandro Piovani.

http://www.gazzettadiparma.it/sezioni/32/parma-calcio

Vanni Zagnoli

A 63 anni, Fabrizio Larini è fra i ds veterani del calcio italiano, mantiene Parma rappresentata in un ruolo chiave, che vede un solo altro protagonista, Doriano Tosi, di Sorbolo.

Larini, ha firmato per la Ternana, ma di fatto era fermo da due stagioni…

“Avevo ancora il contratto con il Novara sino a un anno fa, per svariati motivi mi ero fermato: la retrocessione in Lega Pro aveva raffreddato il rapporto con il presidente Massimo Di Salvo, inoltre ero stato operato a un’anca”.

Vengono in mente due ex del Parma, come grandi dirigenti: Ariedo Braida, già centravanti crociati, ora nello staff del Barcellona, e Andrea Berta, in causa con l’ex presidente Tommaso Ghirardi e per due volte vicecampione d’Europa con l’Atletico Madrid.

“Fra i parmigiani, salvo amnesie, rammento solo Michele Giampiccinini, nel Parma della rinascita, dopo il fallimento, e Luigi Delgrosso, di San Secondo, anche allenatore, in particolare della Reggiana”.

Con quanti crociati di oggi ha lavorato?

“Apolloni è stato mio giocatore, Minotti il capitano e poi il team manager, e Scala l’allenatore. Sono rimasto dall’86 al 2002, il primo decennio come responsabile del settore giovanile, ma sempre a stretto contatto con la prima squadra, grazie a Giambattista Pastorello. Anzi, inizialmente grazie a Riccardo Sogliano. All’epoca non c’era il dg, bastava una figura”.

Come sarebbe girata la storia del Parma se a fine 2003, con l’arresto dei Tanzi, fossero subentrati in società Guido Barilla e Paolo Pizzarotti?

“La società avrebbe evitato l’umiliazione del fallimento. Ma vanno considerati anche tutti gli altri imprenditori coinvolti nella nuova, bella avventura”.

A Reggio, il presidente Mike Piazza si porta come ds Maurizio Franzone e in consiglio Gibo Gerali…

“Conosco bene Gerali, da tanti anni manager del baseball, di cui sono grande appassionato”.

Per caso porterà la Ternana in ritiro nel Parmense?

“No, perché ci sono attrezzature, a parte a Collecchio, dove fa caldo. Si fatica a trovare centri specializzati, per il calcio professionistico”.

Torneranno i derby regionali, al Tardini?

“Lo spero proprio, con due Piacenza, la Reggiana, il Modena e il Rimini. Senza dimenticare il Mantova e la Cremonese, naturalmente. Mi auguro che vengano seguiti i criteri geografici, per salvaguardare lo spirito di campanile: sarebbe triste se venissero composti solo per il timore (remoto) di incidenti”.

Il punto è che ne sale una e un terzo, per così dire…

“Già, c’è un posto per la serie B per ciascuno dei tre gironi e poi solo un altro, al termine di una maratona infinita di playoff. E parecchie si attrezzano per il salto: il Parma ha budget un molto importante, si guarderà dal Venezia di Filippo Inzaghi e Joe Tacopina; a Reggio c’è Piazza, a Cremona il conte Arvedi rilancia, con il presidente Michelangelo Rampulla e Attilio Tesser in panchina”.

Tutti vogliosi di raggiungere la Ternana, alla 5^ stagione in sequenza in serie B.

“La mia collaborazione è iniziata a gennaio, per idea del presidente Simone Longarini, figlio del patron Edoardo”.

84enne ex presidente dell’Ancona e editore fallito nelle Marche.

“Ma poi si è ripreso, come imprenditore. Come ds c’era Vittorio Cozzella, ex attaccante del Catanzaro, poi Guglielmo Acri, congedato appunto a gennaio”.

Abita già in Umbria?

“No, a San Lazzaro di Parma, devo valutare la situazione logistica. Il mercato si fa a Milano, oltreché da casa. Ancora non sono mai stato a Terni, ma già davo una mano su alcune cose, a 400 e passa chilometri di distanza”.

Cristian Panucci era stato a Parma per 6 mesi, al ritorno in A con Guidolin, prima di smettere. Perché l’ha scelto?

“E’ un allenatore giovane, con entusiasmo e la giusta ambizione, per disputare il miglior campionato possibile, in una categoria molto equilibrata, in cui tante partono per la salvezza e una volta magari raggiunto l’obiettivo dei 50 punti puntano a qualcosa di meglio. Salvo eccezioni tipo Cagliari dell’ultima stagione”.

Chi debutta ai massimi livelli in genere è bocciato: al Milan, Seedorf, Brocchi e Filippo Inzaghi (non Simone, alla Lazio), Montella a Genova ha fatto male. Mentre veterani spettacolari come FoscariniGustinetti non trovano grandi occasioni…

“Un tecnico giovane non ha problemi a lavorare con i giovani. In genere l’esperto o il mestierante vuole garanzie diverse. Chi ha l’entusiasmo di affrontare la categoria è propenso a sfide. Non esiste regola fissa, per carità, perché esistono anche veterani che accettano di lavorare le promesse. Panucci ha determinazione, entusiasmo e umiltà: a Livorno finché il presidente non è entrato in attrito, era in zona playoff e già dalla fine del campionato precedente aveva fatto bene. Il resto ha portato alla retrocessione degli amaranto”.

A cura di Giangabriele Perre

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