Il Gazzettino, gli Europei di atletica a Belgrado. Paolo Camossi allenatore di Jacobs: “I 3 azzurri oltre gli 8 metri, nel lungo, sono un mix fra talento e generazioni. I salti hanno sempre dato molto all’Italia”

Lamont Marcell Jacobs è nato a El Paso nel 1994 (corriere.it)

Vanni Zagnoli
C’è abbastanza nordest, agli Europei indoor di atletica, al via oggi a Belgrado, con le dirette dalle 9,30 su Raisport ed Eurosport, anche nel pomeriggio. Mancano la capitana Chiara Rosa, pesista padovana, e le friulane Desirèe Rossit e Alessia Trost, finaliste olimpiche nell’alto. Alle 12,15 la batteria dei 3mila, con Giulia Alessandra Viola, 25enne di Montebelluna. Domani, sempre in eliminatoria, alle 9,45 la veronese Gloria Hooper sui 60, alle 10,20 il padovano Michael Tumi (sino a 16 anni attaccante nelle giovanili del Vicenza e del Montecchio Maggiore); da mezzogiorno la 27enne vicentina Laura Strati, di Cassola, debuttante nel lungo.
Fra i 26 convocati (15 uomini), molti sono delle Fiamme Oro, di stanza a Padova. Spicca Lamont Marcell Jacobs, 22 anni: figlio di Viviana e di un texano, è allenato a Gorizia da Paolo Camossi.
“E’ cresciuto a Desenzano del Garda – spiega l’ex triplista, bronzo europeo nel 2000 e oro mondiale 2001, sempre indoor -. Due settimane fa è stato fra i tre oltre gli 8 metri, agli assoluti di Ancona”.
Il siciliano Randazzo è meno veloce eppure è arrivato a un centimetro dal fisicatissimo italotexano. “E con Filippo sono grandi amici, si messaggiano ogni giorno. Lamont punta alla coppa Europa e ai mondiali estivi a Londra, ma nei meeting rifarà i 100. L’ingresso in polizia gli ha permesso la nazionale, senza l’aiuto dello stato l’atletica avrebbe difficoltà a coltivare talenti”.
A Praga 2015 l’Italia portò a casa due argenti nell’alto (Chesani, presente anche in Serbia, e Trost) e il bronzo della vicentina Federica Del Buono sui 1500. L’ultimo oro è di Goteborg 13, di Daniele Greco, poi penalizzato da infortuni.
“Anche Jacobs è stato fermo: 6 mesi, nel 2015, per lo strappo al bicipite femorale, con distacco del tendine. Era la gamba sinistra, di stacco, perse un anno intero”.
Senza l’atletica, avrebbe fatto motocross. A 20 anni è diventato padre, di Jeremy. “La paternità fa crescere, è una delle cose più belle che possano capitare a un uomo”.
Il terzo azzurro è Andrew Howe, nel 2014 e nel ’15 era pronto a smettere, se ne andò in Svezia.
“Rientra in nazionale dopo 7 anni. A settembre ha azzeccato la scelta di farsi seguire da Fabrizio Donato. A 40 anni anche lui è in gara qui Belgrado: lo rimette in ordine tecnicamente, riaccende un campione che si stava perdendo”.
Qual è il segreto di un lungo improvvisamente riesploso?
“I salti sono sempre stati trainanti. Da Sara Simeoni al padovano Evangelisti nel lungo, da Magdelin Martinez nel triplo a Fiona May, senza dimenticare l’astista Gibilisco, ultimo campione del mondo. Ora è una concomitanza fra talento e generazioni, perchè lo stesso Randazzo ha solo 20 anni”.
Il dt Elio Locatelli ne ha 73, cosa può dare?
“Esperienza. Da adattare però ai tempi moderni, perchè è diverso rispetto agli anni ’80 in cui era ct”.

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