Il Gazzettino, nuoto. Il primatista italiano dei 200 Matteo Restivo: bracciate, baffi e libri di medicina. Intelligente e volitivo, personaggio sulla strada dei campioni. “Ma da Udine me ne sono dovuto andare”

Matteo Restivo è primatista italiano nei 200 dorso (deepbluemedia.photoshelter.com)

La versione iniziale del racconto di Restivo.

Piccole stelle crescono, a Nordest. Non solo campioni in acqua, ma pure fuori. Il friulano Matteo Restivo insegue la popolarità, con addominali quasi ispidi e i baffi da seduttore, ma è acutissimo anche sul piano dialettico. Il suo record italiano dei 200 dorso (1’56”55, terzo tempo mondiale dell’anno) ai recenti Assoluti primaverili, diventa per lui anche lo spunto per raccontare i nuotatori 2.0, lontani da contratti pubblicitari, in una disciplina che offre guadagni a 5 zeri solo alle stelle.

Restivo, quali problemi ha il nuoto italiano?

«L’impiantistica è carente, anche perchè le società sportive sono spesso in difficoltà sul piano economico, per lo scarso interesse mediatico del nostro sport. L’agonismo è quasi un costo, per il team».

In che senso?

«Incidono sui bilanci le trasferte e il materiale tecnico, l’occupazione della piscina per due ore e mezza al giorno per svariate ore. Di sicuro siamo meno produttivi dei corsi e delle scuole nuoto, per quelli bastano 40’ a turno, permettendo un giro di soldi maggiore».

Nel suo Friuli come va?

«L’Udinese nuoto era tecnicamente molto accorta, proponeva lavoro tecnico eccellente, eppure non avevamo la vasca da 50 metri al coperto, per cui gare come i Primaverili si affrontavano con un allenamento non idoneo, nè all’altezza dei colleghi. Si doveva aspettare giugno e il caldo, per uscire, mentre a Roma cominciano a maggio».

Per questo lei è passato alla Florentia?

«Anche per questioni di studio, sono iscritto a medicina e in pari con gli esami. Dimostro che si può studiare e vincere. Qui ho grandi istruttori, Palchetti e Bo- si, ma ringrazio i maestri friula- ni, che mi hanno insegnato a sostenere i carichi di training».

Non è professionista?

«La nostra disciplina è fra le più ridicole, nel rapporto sforzo/benefici economici. Questo provoca trasferimenti di ragazzi molto giovani, anche per centinaia di chilometri, per gestire i risultati e il talento, in strutture di livello. In Toscana mi alleno 4 volte la settimana in vasca da 50 metri. Lo stesso tipo di piscina a Trieste viene utilizzata da 25 metri, perchè due vasche da 25 sono più redditizie rispetto a una vasca da 50. La piscina lunga di per sè non basta».

Che rapporto ha con i campioni?

«Non sono mai stato in nazionale e con i big come Federica Pellegrini mi limito ai saluti. Sono amico solo della friulana Alice Mizzau, seconda unicamente perchè davanti ha Federica…».

Che estate sarà per l’Italia ai mondiali di Budapest?

«Io avverto già l’ansia da patolo- gia generale. Perchè a giugno ho l’esame di patologia generale, uno dei più difficili, e poi la rassegna iridata, a fine luglio. Da matricola assoluta, a 22 anni».

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