Il Gazzettino, short track. Ad Arianna Fontana manca solo l’oro: “E pensare che per un anno avevo smesso. Quando smetto davvero vado in America con mio marito a insegnare a volare. La portabandiera e la carica”

(sondriotoday.it)

E’ il filo di Arianna, anche senza Teseo. Arianna è Fontana, la portabandiera azzurra in Corea, la risposta degli sport al freddo a Federica Pellegrini. C’è l’abisso di popolarità fra le due signore, ma anche rispetto a Carolina Kostner, alfiera a Torino 2006, praticamente da bambina. Arianna ha la stessa esperienza e due anni di meno, ne ha 27 e, chissà, potrebbe reggere per altre due olimpiadi. Dipenderà dalla sua costanza. Arianna fa short track, da non confondere con lo snowboard nè con il curling o altri barbarismi. E’ velocità in ovale, in gruppo, assieme a Martina Valcepina può incassare più medaglie, vanta già un argento e 4 bronzi, a cinque cerchi. Il palmares è infinito, come in tante discipline minori. Perchè tali sono, non solo in Italia. Onestamente lì è più facile emergere, non girano grandi guadagni eppure si è numeri uno al mondo anche una quindicina d’anni. E’ di Sondrio località da ghiaccio, Arianna è glaciale nella tecnica, nel temperamento che la porta a lanciarsi in circolo, a dare il cambio quando fa staffetta. Arianna è bassa, uno e 61, bionda, occhi azzurri, ha ottenuto molte copertine negli ultimi mesi più per il ruolo di capitana della spedizione che per l’avvenenza. Nello short track ha trovato anche l’amore, dal 2014 ha sposato Anthony Lobello, pattinatore italo-americano: aveva corso per gli Stati Uniti e per lei si è trasferito in Italia, l’hanno rappresentata insieme, a Sochi.
La sfilata non è stata così vista, le olimpiadi invernali sono meno seguite, dagli italiani e i selezionati sono assai meno numerosi. “Prima di entrare nello stadio – racconta – ho urlato ai ragazzi: ‘Siete carichi?’. Mi hanno risposto con un mega urlo. Abbiamo addosso un’adrenalina incredibile, siamo tutti belli pronti per questa grande avventura”.
In Corea del Sud non c’erano ancora tutti, giusto una settantina. “E’ stato emozionante, tantissimo. Ho solo avuto qualche problema con la bandiera perchè c’era un vento assurdo. La bandiera accresce la consapevolezza di quanto sto facendo, non ho paura di nulla”.
Le temperature sono rigidissime, si alza la pressione in tutti i sensi, meno per gli atleti. “Noi – spiegava – siamo forse l’unico collante del Paese, soprattutto in questo periodo difficile in cui molti fanno fatica a essere orgogliosi dell’Italia».
Vero, anche se la crisi dura da anni, in passato c’erano altri problemi (terremoti, terrorismo) e ogni volta le imprese sportive significano il riscatto del Paese. Quest’anno che l’Italia non va al mondiale, questi Giochi sono l’appuntamento clou.
Arianna li ha preparati a Courmayeur. “Grazie al pattinaggio ho girato il mondo ma non ho mai visto una nazione bella come la nostra, tantomeno come cultura”.
La Fontana a 16 anni era già medagliata olimpica, eppure il suo primo allenatore non credeva in lei. “Infilai i pattini a 4 anni, per imitare mio fratello. Scelsi la velocità perché mi fa sentire viva, mi sembra di volare, di non avere limiti. Cadevo sempre, per questo il tecnico mi diceva che non ero portata. Adesso mi manca solo l’oro”.
Per raggiungerlo potenzia i muscoli, è attenta all’alimentazione. “Mangio poco e spesso, ogni 2 ore, e uso integratori specifici”.
Il 2014 è stato il suo anno speciale. “Per le tre medaglie olimpiche, in Russia, e il matrimonio. Feci yoga e boxe, mi sarebbe piaciuto studiare storia dell’arte, ma senza ghiaccio non resisto. Mi fermai per un anno, a ottobre 2015 vidi una gara e si riaccese la passione”.
Arriva ai 50 orari, sull’ovale, si inclina sino a toccare terra. “Olandesi e inglesi sono forti”. Quando avrà smesso potrebbe andare in Florida e allenare, naturalmente con il marito.
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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