Il Giornale, la 1^ edizione. Lazio-Atalanta è il match tra le rivelazioni. Il pragmatismo di Simone Inzaghi, molto più efficace di Pippo, in panchina, contro lo spettacolo di Gasperini. Che ha sbagliato solo al Palermo. Gli intrecci con Bollini, Sannino e Reja. Immobile contro i giovani nerazzurri

Simone Inzaghi attualmente alla guida della Lazio è il più giovane allenatore della serie A

Vanni Zagnoli
Punti alla mano, Lazio-Atalanta è la partitissima della giornata. Il computo fa 72, gli stessi di Fiorentina-Juve, ma meglio distribuiti.
All’Olimpico sono di fronte le squadre più sorprendenti del girone di andata, quarta contro sesta, Immobile contro il grande collettivo dell’Atalanta. Ciro è il secondo miglior cannoniere italiano (10 gol), il marcatore bergamasco è Kessie, 6 reti, il meno atteso del campionato. I biancocelesti hanno il pragmatismo di Reja, doppio ex, i bergamaschi la spettacolosità di Giampiero Gasperini, il più grande sottovalutato del calcio italiano, assieme a Guidolin. Dal 2003, quando venne promosso in B con il Crotone, fa giocare come nessuno, nel rapporto budget/occasioni da gol. Ha sbagliato solo all’Inter (ma non si poteva giudicare solo per 5 partite) e al Palermo, dove Zamparini era stato fin troppo paziente, in assoluto.
Con Massimo Oddo (Pescara), Simone Inzaghi è l’allenatore più giovane della serie A, 40 anni e 26 panchine da professionista, con 15 vittorie. Era stato promosso al posto di Pioli, semplice traghettatore aspettando Bielsa. Il Loco arrivò, dettò le sue condizioni di mercato e si dimise, così Inzaghino venne richiamato. Sarebbe dovuto andare alla Lazio-B, cioè alla Salernitana, che firmò Sannino. Il quale al Palermo fu sostituito da Gasperini e poi subentrò. In amaranto, in serie B, da dicembre c’è Alberto Bollini, già vice di Reja, anche a Bergamo, e spesso sul punto di essere lanciato. Inzaghino l’ha superato nelle gerarchie interne del presidente Lotito e del ds Tare, che l’ha sempre considerato un predestinato.
Come tecnico è assolutamente il maggiore dei fratelli Inzaghi, non c’è paragone tra la sua resa e quel poco offerto da Pippo al Milan. Al Venezia va meglio, è primo, ma con un solo punto sul Pordenone, in Lega Pro. Simone racconta questo confronto diretto per l’Europa: “E’ uno scontro al vertice, il difficile però viene adesso, perchè neanche l’Atalanta sarà più la sorpresa”. A Bergamo Berisha si è aggiudicato il ballottaggio con Sportiello, ceduto alla Fiorentina, mentre la Lazio giustamente insiste con Marchetti, che resta più forte. L’albanese è sicuro di vincere. “Ma anch’io”, chiosa Inzaghi. Che spiega la cessione dell’azzurrino Cataldi: ”Al Genoa giocherà con più continuità, qui ne ha disputate 5 da titolare e 6 da subentrato. Forse gli era stato promesso di più: è solo un arrivederci, tornerà più forte”.
Inzaghi era così anche da attaccante, allo sbocciare nel Brescello, leggeva tutto e guardava le statistiche.
All’andata finì 3-4, l’Atalanta iniziò male e Gasperini nel primo mese venne discusso, si è rifatto con un parziale di 8 vittorie e un pari, in 9 partite. Recupera Spinazzola e (in panchina) D’Alessandro, senza Kessie in coppa d’Africa punta sull’elvetico Freuler. Dice tutto Gasp: “Gagliardini è passato dalla prospettiva di cercarsi un’altra squadra, in estate, all’esplosione conclamata. E’ il bello del calcio”.
Meno affascinante è il testacoda fra Napoli e Pescara. Gli abruzzesi aveva compiuto l’unica impresa stagionale all’Adriatico, 2-2, al ritorno in A, oggi si presentano senza 9 titolari. E’ convocato anche Filippo Delli Carri, 17 anni, figlio dell’ex ds Daniele, squalificato per 4 anni per le partite vendute, quand’era a Catania. Debutta Gilardino. Sarri spera di vedere Maradona al San Paolo e accusa Infantino: “Il mondiale a 48 squadre non ha senso. E’ solo un modo per raccogliere voti nelle elezioni Fifa, Uefa e in tutto il mondo”.

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