Il calcio di Puzzolo. Ma la prova tv vale per tutti? Perché viene applicata per una frase blasfema e non per una parola razzista? Basta ipocrisia

Pierluigi Collina, la prova TV fu applicata per primo su sua richiesta.
Pierluigi Collina, la prova tv fu applicata per prima su sua richiesta.

La prima richiesta di applicazione della prova tv fu proposta da Collina nel lontano 1999, 17 anni fa, gli era sfuggita una testata di Ba, del Milan, a Macellari , difensore interista.

Si cominciò a punire le condotte violente sfuggite all’operato del giudice di gara.

Fu il compianto Cornieti, altro ex grande arbitro, che chiese di estenderla alle simulazioni , a suo avviso era una condotta gravemente scorretta anche simulare e tentare di trarre in inganno l’arbitro, così si arrivò ad ammonire e squalificare ogni tentativo maldestro di simulazione.

Poco tempo fa, valutando che questo business si era trasformato in un trattenimento così globale, spiato a 360 gradi da telecamere stile grande fratello, si pensò di punire anche l’espressione blasfema, sia in campo che in panchina, cosa che i tesserati hanno sicuramente poco gradito, al punto che tutti hanno seguito l’esempio di Cassano parlando spesso con la mano sulla bocca.

I tesserati vorrebbero, dopo un torto subito in campo, la completa applicazione della moviola, ma preferirebbero l’impunita’ più totale per il loro poco rigoroso ed ortodosso comportamento nei confronti di avversari.

Certo che gli ultimi accadimenti, frase omofoba di Sarri a Mancini, frase razzista di De Rossi a Mandzukic, hanno creato ancora tanta confusione negli sportivi al punto che non si capisce bene con che coerenza, e con che omogeneità il giudice sportivo e la procura federale applichino, o non apllichino , le relative prove TV.

Il giudice sportivo Tosel, per non applicare il tariffario della frase omofoba di Sarri (avrebbe dovuto sanzionare non meno di 4 mesi o di 10 giornate di squalifica) si è inventato una sua teoria particolare: se la frase omofoba la dice ad una persona che, notoriamente (chi lo potrà dire poi?) non lo è, questa va derubricata ad insulto volgare con tariffario diverso . Cioè dire frocio ad uno che non lo è, oppure dire negro ad un bianco, non vale come frase razzista.

Nel caso di De Rossi l’escamotage per non punire la sua turpe frase razzista e’ stata trovata dalla procura federale, sostiene di non avere giuridiszione nel casi di offese verbali in campo, ma solo per condotte violente.

L’ipocrisia è evidente : una bestemmia se captata dal labiale viene sanzionata comunque, una frase vergognosamente razzista, no.

Indipendentemente dalla squalifica, bene ha fatto Buffon a suggerire al suo compagno di nazionale di chiedere scusa.

Il labiale catturato dalle telecamere e’ inequivocabile: “Stai muto zingaro di merda”, la squalifica a De Rossi gli sarebbe stata bene come un vestito nuovo, fra l’altro recidivo in simili esternazioni, e  del consiglio che Spalletti gli ha dato (la prossima volta gli insegnerò a mettersi la mano nella bocca) non ne sentivamo, sinceramente,  il bisogno.

Se l’allenatore svolge anche le funzioni di educatore, sarebbe stato meglio un: “Non ti azzardare a ripetere certe frasi”, ma forse chiediamo troppo noi.

Tornando al sunto del mio discorso concludo che non c’è dubbio che così come viene concepita la prova tv presenta inaccettabili incongruenze: punite le bestemmie, assolte frasi razziste ed omofobe.

La prova va riformata in toto, adeguata alle evoluzioni  tecnologiche e deve mandare un  segnale forte e chiaro ai naviganti: il campo di calcio non è più una zona franca: chi manca di rispetto agli altri, chi si comporta da incivile, da barbaro, da maleducato, sia verso  zingari veri o presunti, gay conclamati o meno, deve essere severamente punito.

Altrimenti sarà sempre solo ipocrisia.

di Vanni Puzzolo

 

 

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