Il Gazzettino, canottaggio. I 3 controlli mancati da Vincenzo Abbagnale, papà Giuseppe è presidente federale: “Porta un cognome da sempre connotato alla correttezza, anche per questo ho fatto outing”. Durante la telefonata, arriva un test antidoping

Giuseppe Abbagnale, presidente federale, a sinistra, e il figlio Vincenzo, campione del mondo con l'8
Giuseppe Abbagnale, presidente federale, a sinistra, e il figlio Vincenzo, campione del mondo con l’8 e adesso a serio rischio di squalifica per un anno 

Vanni Zagnoli
Il canottaggio italiano è sotto choc. Il capovoga dell’otto Vincenzo Abbagnale dà probabilmente l’addio all’olimpiade (le qualificazioni sono a Lucerna, 20-22 maggio), per un controllo antidoping mancato di appena 16’. Ne aveva saltati altri due e l’irreperibilità prevede due anni di squalifica, con riduzione a un anno (minimo di pena) in base alla colpa dell’atleta.
Giuseppe Abbagnale, lei vinse due olimpiadi e 7 mondiali, con il fratello Carmine: è stato portabandiera a Barcellona ’92, adesso è presidente federale. Cos’è successo a suo figlio?
“Non so se ho fatto bene a divulgare la notizia, poichè Vincenzo non è stato trovato con sostanze dopanti, nè è sospettato di averle usate, ha solo mancato tre controlli. Il primo è stato per dimenticanza, a luglio non aveva aggiornato il database perchè in raduno con la nazionale, a Piediluco, e la federazione lo comunicò alla commissione antidoping. Il secondo perché il sistema gestionale, la piattaforma Adams, non gli aveva confermato la segnalazione del luogo dove si trovava: era a Sabaudia, il 28 novembre, anche quella volta in raduno”.
E il 1° febbraio era a Roma, aveva un’ora per presentarsi sempre a Sabaudia e mantenne il contatto telefonico con il medico controllore.
“L’auto sbanda e si blocca, ferma un carro attrezzi che sistema la ruota danneggiata per gli ultimi 30 km, i più lunghi della sua vita. Arriva in ritardo di un quarto d’ora, alle 12,46”.
Ma il dottore era andato via, lasciandolo nel panico.
“Vediamo se la commissione accetta le spiegazioni, potrebbe essere una bolla di sapone. Ogni volta qualcosa non ha funzionato, è stata superficialità, comunque inammissibile: meglio che non ripeta cosa gli ho detto, sarebbe imbarazzante; mamma Ermelinda invece è più comprensiva”.
C’è un’affinità con le decine di casi dell’atletica?
“Là mi pare che gli aggiustamenti siano successivi a mancati controlli. Stavolta è tutto trasparente, avrei potuto spiegare in caso di condanna, però è meglio non occultare, tantopiù con quel cognome da sempre connotato alla correttezza. Vincenzo manderà un memoriale per mail e in 2 settimane sarà giudicato. Spero vada a Rio e che questa storia serva da monito a tutti i ragazzi. Certo la reperibilità è una persecuzione e con l’iphone è complicato aggiornare i movimenti”.
Da quando è in nazionale (2013) ha superato 15 controlli.
“Per questo sono arcitranquillo. Mentre parliamo gli arriva proprio un test a sorpresa, qui a Sabaudia: fa la doccia e poi lascia le urine, assieme a un collega. Altri ragazzi hanno preso solo un avvertimento, Vincenzo è al terzo. Resta in ritiro augurandosi di essere scagionato”.

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