Il Gazzettino, il convegno a Reggio su calcio e ordine pubblico. Il capo della polizia Gabrielli: “Sospendere le partite spetta sempre a chi è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Il sottosegretario Giorgetti: “Fra gli ultras c’è gente che impone regole paramilitari in curva”

Un momento del convegno organizzato dal Sassuolo (foto Vignoli/sassuolocalcio.it)

Reggio Emilia
Al Mapei stadium è sfilato lo stato maggiore d’Italia in materia di sicurezza negli impianti sportivi, partendo dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, con delega allo sport, per l’organizzazione del Sassuolo. Ancelotti ipotizzava di far uscire il Napoli dal campo, in caso di cori razzisti.
«Umanamente lo capisco – sottolinea l’onorevole leghista -. Dovrebbe chiedersi la responsabilità rispetto all’ordine pubblico: 50-60mila persone dovrebbero uscire ordinatamente dallo stadio. E’ uno dei temi di conflitto, siamo fra la dimensione sportiva e l’ordine pubblico, dev’essere valutata dagli operatori». 
Anche il capo della Polizia Franco Gabrielli è in sintonia. «La decisione di sospendere spetta sempre a chi è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica. Non sviliamo il ruolo dell’arbitro, ma sospendere può causare conseguenze di gestione, sul deflusso di migliaia di persone. Le norme ci sono e parlano chiaro. Ognuno è libero di assumere le iniziative che crede, ma ad ogni azione corrisponde una conseguenza».
Inter-Benevento si è appena giocata a porte chiuse. «La chiusura dello stadio è una sconfitta dello stato – riprende Giorgetti -, è un segnale di impotenza. La giustizia sportiva deve agire prima e in questo senso possiamo contribuire alla crescita civile del Paese”.
Il sottosegretario del governo vuole incentivare la presenza dei bambini negli stadi. «Il fairplay va insegnato nei campetti giovanili, allontaniamo gli allenatori che insegnano gioco violento. Vanno applicate le norme penali, servono pene esemplari. Alcuni frequentatori di stadi vivono di traffici illeciti, il giovane deve evitare di essere attratto dai delinquenti: fra gli ultras c’è gente che impone regole paramilitari nel proprio territorio, la curva. Nel rugby e nella pallavolo non si vedono episodi di violenza. Penso alla scuola: qualcuno fra chi faceva le manifestazioni, è diventato terrorista».
Diego Parente, capo della Digos di Roma, dà un numero significativo: «In Italia sono stati individuati 386 club di ultras. A Roma, di recente, in 2-300 travisati hanno proprio aggredito la polizia da stadio. Anni fa, sempre nella capitale, sembrava che alcuni ultras sorvegliassero una nostra macchina, invece sulla loro abbiamo trovato molotov e un armamentario incredibile».
Il capo della Polizia Franco Gabrielli sorprende, nella valutazione dei disordini che hanno portato alla morte di un tifoso dell’Inter. «Fa ben sperare che siano avvenuti lontano da San Siro, significa che stiamo marginalizzando il problema. Nel contenere i tifosi, incidono i rapporti di forza e i luoghi: il numero dei violenti è limitato, va evitata l’enfasi. Il crimine accompagnerà la storia dell’umanità, cerchiamo di essere un Paese più normale: se ciascuno farà il suo, diventeremo la prima nazione».
L’ex responsabile della protezione civile evidenzia l’inadeguatezza di molti stadi. «Li rendiamo efficaci solo a inizio stagione, come per magia. Sono contrario a che gli steward diventino poliziotti in sedicesimo, devono unicamente accogliere i tifosi e gestirli in maniera ordinata. Sono le società a doversi far carico delle tifoserie. Peraltro sull’ingresso di certi striscioni si può essere meno rigidi, a meno che non incitino all’odio».
E Giovanni Spitaleri (Figc) ricorda che l’Europeo under 21 sarà anche in Friuli. «A Trieste, con finale a Udine. Lascerà grandi eredità, un cambio di mentalità fra i tifosi».
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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