L’integralità del pezzo di ieri, per Il Giornale
Vanni Zagnoli
Quando Zamparini scrive, la situazione è seria. L’aveva fatto a metà febbraio, una lettera di scuse a Iachini, per convincerlo a tornare sulla panchina del Palermo. Salvo definirlo in settimana “deficiente, perchè rifiuta di dialogare con la società e di essere meno difensivo”.
Ieri il presidente ha scritto ai tifosi rosanero, per evitare degenerazioni, dopo i fumogeni al centro d’allenamento Boccadifalco. “E’ un’annata paradossale, non è il momento della contestazione ma della collaborazione. In caso di retrocessione, non andrebbero certo in B gli allenatori, che possono andare in altri club”.
Già, gli allenatori. Sono la sua ossessione, questo è l’8° cambio stagionale, record di ogni tempo per il calcio professionistico italiano e solo su un passaggio può aver ragione. “Schelotto adesso è al Boca, in Argentina, vuol dire che non mi ero sbagliato”. Tutta colpa dei regolamenti, dell’assoallenatori che ha impedito il tesseramento. In realtà servirebbe una norma che gli vieti di far danni e di licenziare. Perchè li ha esonerati quasi tutti, compresi Prandelli e Spalletti, escluso Novellino. Che a Venezia aveva fatto promozione e salvezza in A, nel ’99, e dal 1962 è stata l’unica permanenza dei lagunari nel massimo campionato. Era scontato che prima o poi Zamparini sarebbe ritornato da Alfredo Walter Amato Lenin Novellino, così recita l’anagrafe per l’ala dello scudetto della stella del Milan, nel ’79, cresciuta in Brasile sino ai 13 anni.
Novellino veniva dall’esonero di Modena dello scorso campionato, mancava dalla A dal 2009, quando venne sollevato da Cairo al Torino e sino all’ultimo anno di Sampdoria avrebbe meritato una grande squadra. “Ma adesso non chiedo garanzie, l’importante è lavorare. Serve entusiasmo, io ce l’ho”. Anche a 63 anni. In fondo Ventura e Reja sono più vecchi di lui e Castori è solo un anno più giovane.
