Il Giornale, volley. Italia-Polonia 3-2, quanta sofferenza inutile. Oggi la semifinale contro l’Olanda, l’altra è Russia-Turchia. Ecco, le turche sono battibili…

La 17enne azzurra, Paola Egonu, impegnata in una schiacciata
La 17enne padovana Paola Egonu in schiacciata

http://www.ilgiornale.it/news/sport/litalia-soffre-batte-polonia-e-spera-ancora-1211148.html

Vanni Zagnoli

Per certi sport, come il volley femminile, non andare alle olimpiadi sarebbe una jattura. Se ne andrebbero milioni di euro di investimenti, di sponsor che cambiano strategia commerciale e magari disciplina. In questo millennio sottorete ci hanno abituato troppo bene, con il mondiale vinto in Germania nel 2002, due Europei, le coppa del mondo ’07 e ’11 e la Grand Champions cup ’09. Ecco, vedere Antonella Del Core e compagne soffrire così tanto contro una Polonia già eliminata fa veramente male al cuore. Lo stesso che aveva costretto la schiacciatrice napoletana a saltare Pechino ’08, al top della carriera.

Dunque, al pomeriggio la Russia fa il proprio dovere con il Belgio, 3-0 e via. Avessero vinto le fiamminghe, la nazionale di Bonitta avrebbe dovuto imporsi senza concedere set. La psicologia della sfida serale (andavano però calendariate alla stessa ora) era perciò tutta dalla parte azzurra, tantopiù sul 2-0. La Polonia a quel punto è fuori, mostra però il potenziale evidenziato nel tiebreak perso con la Russia e pareggia.

Al quinto parziale l’Italia aveva superato il Belgio, in rimonta, ieri fatica appena meno, sempre con quelle due 17enni in sestetto: la regista sarda Alessia Orro e la schiacciatrice veneta Paola Egonu, dai genitori nigeriani, che fanno aggiornare il borsino delle bellezze agli appassionati italiani. La lunghissima Diouf passa raramente, al pari di Del Core, eppure mura. Come Guiggi. Sansonna difende quel tanto che basta per raggiungere la semifinale. Battendo l’Olanda del modenese Guidetti (oggi alle 15,30, Raisport1), si arriva almeno al preolimpico di maggio, in Giappone. Aggiudicandosi anche la finale di sabato, invece, sarebbe subito Rio. Difficillimo.

A cura di Alessandro Mazzarino

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