Il Messaggero. Oggi la Fifa abolisce l’albo degli agenti, deregulation totale, chiunque si può inventare questo mestiere. Canovi: “Entrerà la malavita”. Andrea D’Amico: “Ci sarà comunque un albo nazionale, ma contano le persone”

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Non è un pesce d’aprile. L’albo degli agenti Fifa viene cancellato e da oggi chiunque può inventarsi un mestiere danoroso e in piena deregulation, ovvero trattare calciatori: per conto di società, farsi pagare come intermediatore o procuratore. Se n’è parlato in consiglio federale, lo scorso giovedì, i professionisti italiani aspettano la pubblicazione della nuova normativa, ma di fatto qualsiasi persona può emulare la carriera di Mino Raiola, ex pizzaiolo e ora agente dei personaggi europei più in voga. “La mancanza di regole può far entrare la malavita nel calcio”, accusa osserva Dario Canovi, tra i primi procuratori italiani, assieme ad Antonio Caliendo, oggi presidente del Modena. “Non sono d’accordo – obietta Andrea D’Amico, 50enne veronese, procuratore da 25 -, perchè il malaffare si può crea ovunque girino molti soldi. Si pensi per esempio alle scommesse clandestine”.

D’Amico è laureato in giurisprudenza e dall’avvocato Pasqualin ha ereditato i campioni Del Piero, Gattuso, Lentini, Vialli e adesso Giovinco. “Era già facile affacciarsi nel nostro mondo, bastava studiarsi pochi regolamenti per passare un esame facile, con 30 domande a test. Il titolo di agente Fifa garantiva solo l’abilitazione, in Italia l’hanno in 1500, di fatto però esercitano davvero solo in 100. Sono determinanti il rapporto fiduciario con il calciatore, la qualità della persona, l’esperienza e i crediti formativi, chiunque poteva già ottenere il mandato operativo, bastava appoggiarsi a un avvocato o a un agente appunto abilitato”.

Ora basterà iscriversi all’albo generale dei procuratori italiani, con poche decine di euro, e così si dedicheranno alla professione sempre più dopolavoristi e donne, già ospiti rituali in tv. “Ma serve onorabilità e  dunque la fedina penale pulita”.

Magari conterà di più l’Aiacs (associazione italiana agenti di sport), presieduta da Bruno Carpeggiani (fra i procuratori che hanno ottenuto il fallimento del Parma), con D’Amico vice. In questo decennio è già emersa la figura dell’intermediatore. “Non ha giocatori propri, li contatta magari tramite gli agenti e li offre alle società. Del resto si può ricevere l’incarico dal club e contemporaneamente dallo stesso calciatore, con reciproco interesse, persino nel favorire la cessione di uno che faccia spazio al nuovo acquisto”.

Le percentuali degli agenti arrivano al massimo al 5% del contratto, mentre un minimo non esiste. Assieme a Tullio Tinti e a Giovanni Branchini, D’Amico è il procuratore più in vista del nostro calcio e ha uno staff di dieci persone. “Già eravamo liberi professionisti, la nuova norma ci affranca dall’inutile potestà federale e della Fifa”.

Vanni Zagnoli

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