Il Messaggero. Lucarelli: “Giocheremo gratis fino al fallimento”. Donadoni: “La nostra vicenda deve portare benefici al calcio italiano”.

La versione integrale, zeppa di colore, della vigilia di Parma-Atalanta, a Collecchio

 

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Alessandro Lucarelli

Vanni Zagnoli

Collecchio (Parma). La flemma di Donadoni non piace al popolo del web, agli esaltati dello stadio. Volete mettere Conte e Mourinho, ovvero chi in conferenza stampa va in trance agonostica? Ecco, l’allenatore del Parma raramente alza la voce, come Prandelli e una buona metà dei colleghi. “Però mi arrabbio, glielo assicuro”. Dunque, Parma-Atalanta si gioca e la sua squadra tenterà di renderla il meno surreale possibile. Mica è scontato che finisca 3-0 per i bergamaschi. Con questa Dea, poi. Chiedere alla Roma (0-0 all’Olimpico), a Mazzarri (avviato all’esonero dopo la sconfitta del Tardini), alla super Fiorentina di questi mesi, caduta qui e basta.

Il Dona chiude la porta della palestra di riscaldamento, mentre noi vorremmo agganciare calciatori per intervistarli, poi guarda su, verso la tribunetta di Collecchio, perchè aveva chiesto la seduta a porte chiuse e allora usciamo, assieme a 4 tifosi affezionati. Qui un anno fa si conquistava il sesto posto, adesso la cornice è da serie D. Indifferenza. Più operatori che giornalisti, pochi infiltrati in conferenza e poi aspettando la chiusura del centro sportivo. Si attende il fallimento a casa. L’isola felice di un quarto di secolo di pallone pane, amore e fantasia adesso è un po’ l’isola non trovata, di Guccini. “I sòld”, si dice in dialetto. Reggiano, per la verità. “Non hai neanche un bòr”, l’espressione parmigiana. Bamboli non c’è una lira. I macchinoni però ci sono, li abbiamo ammirati, nel parcheggio. Donadoni replica al qualunquista Macalli, uomo di lega Pro: “Chi ha le Ferrari, comunque dev’essere pagato. Si possono possedere anche 7 grandi macchine, lavorando è normale guadagnare. Ai calciatori non le regala nessuno, ho avvertito molto qualunquismo. I soldi non sono l’argomento chiave”.

Lucarelli sottolinea che il Parma continua a giocare gratis. “Anche la prossima domenica, almeno sino al fallimento. Non è un’elemosina da accettare. Ancora non si è capito che non sono i 5, 10 e 15 milioni: ci alleniamo una settimana non per raccogliere le margherite. Avevo chiesto soluzioni definitive, non toppe, ma non si può stravolgere tutto in fretta, la nostra vicenda deve portare benefici al calcio italiano: almeno tre quarti delle società di serie A sono indebitate per parecchi milioni, il tema va affrontato e in 3-5 anni sistemiamo paletti non aggirabili”.

Già, come facevano il gatto e la volpe, il Ghiro e il Leo, ex presidente e ad, gonfiando i diritti di immagine e gli incentivi all’esodo. Ma volete mettere quei bei contratti di un tempo, fatti da Boniperti ai campioni della Juve, prendere o lasciare? All’epoca Donadoni sbocciava all’ala destra…

“Adesso il problema non è che il Parma sopravviva o meno, non si devono ripetere più questi casi. La nostra situazione è drammatica, non beneficiamo di niente. Le stesse penalizzazioni sono frustranti: penso alla Nocerina, talvolta si ha la sensazione di essere sotto ricatto, nelle categorie inferiori”.

E’ inutile tentare di fargli accusare esplicitamente Ghirardi e Leonardi, indagati per bancarotta fraudolenta. Il giudizio sportivo è scritto su internet, coglibile nei bar parmensi, in curva. “Però ancora non sono stati avvisati dell’indagine. Leggerlo sui media mi fa pensare di vivere in un altro mondo. Ciascuno non deve dare la colpa all’altro: il presidente (federale, Tavecchio, ndr) non obietti che un anno fa c’era un altro, non funziona così. Comunque abbiamo mosso più in due settimane che negli ultimi anni”.

Passa Sandro Melli, se a Ghirardi prestò 100 milioni di lire, per tre anni, potrebbe aiutare anche noi, in futuro. “Per simpatia, in fondo ci conosciamo da 20 anni…”. Non è stato simpatico il presidente del Cesena Lugaresi, una settimana fa contro Donadoni e venerdì in Lega, a votare contro il salvataggio del Parma. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra – riflette Donadoni -. Magari lo cerco al telefono”. Non lo farà perchè è troppo signorile. Ora poi è come fosse un supermanager, con un presidente che punta a rilevare il titolo sportivo per la serie B o la D e con il solo dt, il romano Preiti, ancora in carica. “Mi tengo il solito ruolo di allenatore, perchè qui è uno stillicidio. In grandi club magari sarà piacevole”.

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