Il Messaggero. La lezione di calcio di Eusebio Di Francesco ad Allegri, al di là del gol di Sansone-gol. La Juve raramente si fa pericolosa, tantomeno in 10

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La punizione di Sansone da tre punti

Reggio Emilia

Un giorno, magari, vedremo Eusebio Di Francesco al posto di Massimiliano Allegri. Non alla Juve, ma in società analoga, perchè l’ex esterno che non si fermava mai, nel Piacenza tutto italiano e nella Roma campione d’Italia è diventato fra i migliori tecnici italiani. Se Conte in 7 anni è arrivato alla nazionale, il pescarese in 8 stagioni è passato dalla parentesi di albergatore nell’hotel di famiglia, dopo il biennio da team manager giallorosso. ad allenatore ammiratissimo per quel suo modo di interpretare il calcio. E’ così che il suo Sassuolo imbriglia la Juve, come un anno fa, di questi tempi. All’epoca segnò Zaza e finì 1-1, ieri ha impiegato il 34enne Floccari e Sansone, accanto all’azzurrabile Berardi, e così ha vinto la partita, con quella punizione al bacio.

La partita non decolla, ci si distrae volentieri perchè non c’è furore nella Juve dei due Mario, Lemina francese inatteso e Mandzukic, croato anonimo, chiuso fra Acerbi e Cannavaro. Cuadrado è tenuto lì da Peluso, Dybala galleggia fra i centrali, Lemina sta accanto a Pogba, lo ricorda anche visivamente. E’ significativo che due ammonizioni capitino ai 4 volte (di fila) campioni d’Italia, Chiellini per proteste e Lemina (che poi allontana la palla e rischia il rosso) su Sansone. E lì arriva l’emozione, il vantaggio del Sassuolo sulla Juve. La punizione di Nicola Sansone è da Dybala, aggira la barriera e spiazza Buffon, in ritardo. Il salernitano nato in Germania a Parma era specialista in gol a Inter, Milan e Roma, qui fa capire perchè oggi i neroverdi valgano la Juve. A parte il pubblico, a prevalenza bianconera. Il Mapei presenta finalmente un colpo d’occhio convincente anche per il patron Squinzi, in tribuna con l’ad Carnevali.

La Juve reagisce per un attimo da Juve, con Dybala trascinatore e imprendibile e Pogba comprimario, come Alex Sandro. Sturaro si danna però non è Vidal, nessuno fa il Pirlo è questa è la vera differenza rispetto al passato. Anche il Tevez, ecco, manca, perchè qui aveva dato spettacolo, per due volte. Arriva Pegolo, anche, il bassanese che ha perso il posto per l’operazione, leva dal sette il destro da fuori di Pogba. La storia del calcio cambia in un fischio, in un cartellino. Prima dell’intervallo arriva il secondo per Chiellini. In genere gli arbitri sono severissimi contro le provinciali, Gervasoni qui non può chiudere gli occhi perchè il fallo su Berardi c’è e la punizione non basta, neanche considerata la distanza dalla porta. Ecco, ora ci sono tutti gli ingredienti per una partita vera. E in fondo l’espulsione di Consigli, domenica, a Milano, era dubbia: in questo ha ragione il proverbio di Giorgio Cagnotto, ct dei tuffi: “Un po’ per uno in braccio al nonno”. Cioè, piacciono a tutti i favori (o mezzi) pesanti.

La Juve continua a giocare da Juve di quest’anno in Italia, cioè al piccolo trotto, dal 3-5-2 al 3-4-2 la superiorità numerica favorisce le accelerazioni in fascia dell’ex Peluso e compagni. Alla ripresa un’azione tambureggiante, Mandzukic non aggancia e Pogba calcia fuori. Cannavaro salva al limite, entra Alvaro Morata ma non la gira, sotto una pioggia memorabile. Bello un destro di Cuadrado deviato da Pegolo. La Juve sale e mette gli emiliani all’angolo, in tutti i sensi. Però sono uno contro uno e basta, senza Pirlo e senza continuità. Si continua così, con la Juve che si trascina e il Sassuolo che arretra riparte. Per una sera non è stato zemaniano eppure è 5°, 6 posizioni sopra la Juve. Che torna a 11 punti dalla Roma. Ci stanno.

Vanni Zagnoli

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