Il Secolo XIX. Di Natale è a un gol da Roberto Baggio. De Biasi: “Roby era immenso e disponibile, Totò calcia al volo come pochi e sa ricevere la palla”. Trapattoni: “Baggio sciava con la palla”

Il pezzo per il Secolo xix di oggi, con un grazie a Paolo Giampieri per avere apprezzato l’idea, a Trapattoni e a De Biasi per essere invervenuti.

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Antonio Di Natale

Vanni Zagnoli

TOTO’ DI NATALE è lì, a un gol da Roberto Baggio, 204 reti in serie A contro 205. Se domenica segnerà a Verona, con il Chievo, raggiungerà l’ex divin codino come sesto marcatore di ogni tempo.

In fondo è da una vita che lo insegue, anche senza saperlo. Perchè Di Natale ha un qualcosa della classe di Baggio, per quel calcio arrotato e di prima intenzione. Li accomuna la partenza in provincia, Baggio debuttò in C1 nel Vicenza a 16 anni, e lì è rimasto sino ai 18, prima di passare alla Fiorentina. Totò dalla provincia non si è mai staccato: Empoli (49 gol in 8 stagioni), il prestito all’Iperzola (Zola Predosa, nel bolognese, in serie C2), tre mesi al Varese in C1, nel 97-98, e poi il Viareggio. Nel ’99 il ritorno a Empoli e dal 2004 è all’Udinese. Ha scelto di restare lontano dal grande calcio, l’ultima occasione per il salto fu nell’agosto del 2010, l’ad Marotta lo voleva alla Juve, lu tentennò un attimo ma alla festa di presentazione dell’Udinese il calore fu tale che non se la sentì di abbandonare il Friuli. Dal 2006 va sempre in doppia cifra e incastona record: con la maglia bianconera è il più prolifico in serie A (186 gol), in Europa (17) e vanta il maggior numero di presenze (356).

Se alla Juve Baggio ha vinto scudetto, coppa Uefa e coppa Italia (più uno scudetto al Milan), Di Natale ha conquistato solo una promozione in A con l’Empoli e traguardi intermedi, ovvero tre qualificazioni al preliminare di Champions league, con due eliminazioni. Si è rifatto con riconoscimenti individuali, aggiudicandosi 2 volte la classifica dei cannonieri (con 29 gol nel 2009-10, da Angelillo nel ’59 nessuno segnava tanto) e il titolo di miglior giocatore italiano nel 2010. Entrambi meritavano di vincere molto di più. Anche in nazionale, con cui hanno avuto un rapporto molto contrastato.

Baggio è stato Pallone d’oro nel ’93 e ha sbagliato il rigore decisivo nella finale americana nel ’94. Totò fece la stessa cosa nell’Europeo 2008, nel quarto con la Spagna, con Donadoni in panchina.

“E’ capitato anche ad altri grandi di sbagliare – spiega Trapattoni, che ha guidato Baggio alla Juve e Di Natale nelle prime 4 amichevole azzurre -: a Pelè, a Eusebio. Non è una lacuna, ogni campione ha un campione d’Achille, ma non vanno giudicati per un errore dal dischetto”.

 

Roberto arrivò sul podio mondiale nel ’90, sfiorò il golden gol nei quarti del ’98, contro la Francia poi campione, mai però è stato convocato per un Europeo. Di Natale debuttò in azzurro nel 2002, è uscito al primo turno mondiale del 2010 e ha raggiunto la finale continentale due anni più tardi. Tutti e due, insomma, sono arrivati a un passo dal trionfo con la nazionale. “Totò è più uomo d’area – aggiunge il Trap -, un opportunista alla Paolo Rossi, con l’età rientra, anche per costruire l’azione e rilanciarla. Baggio giocava mezzapunta e partiva da lontano, a centrocampo, con una creatività diversa, non diciamo superiore: con quelle serpentine, sembrava che sciasse sulla palla. Sono due campioni, Roberto più trequartista, con estetica e armonia eccezionali”.

Baggio smise a 37 anni, nel 2004, Di Natale per andare oltre dovrebbe proseguire anche la prossima stagione. “Ha già manifestato l’idea di smettere. In fondo l’appetito vien mangiando e allora chi glielo fa fare di lasciare? Si diverte, è lucido, sopporta le tensioni magari più di un tempo: non credo sia stufo per davvero. Nella carriera capita di arrivare a passaggio a livello, dire “chiudiamo” dipende anche da moglie e figli, magari società e compagni lo convincono che può ancora essere Di Natale”.

Guidò entrambi anche Gianni De Biasi, Baggio nell’ultima stagione di serie A a Brescia e Di Natale per 2 mesi, nell’inverno del 2010. “Roberto è stato immenso – sottolinea il ct dell’Albania -, gli infortuni ne hanno limitato le presenze e di conseguenza i gol in più che avrebbe segnato. Aveva grandissima disponibilità con i compagni e anche con me, mentre in nazionale è stato sacrificato per questioni tattiche (anche da Trapattoni, ndr), ma si è preso belle rivincite. Totò ha grandi qualità tecniche e innato senso della rete, calcia al volo come pochi. La longevità è frutto della sua capacità di anticipazione percettiva. E’ molto bravo nel ricevere palla, va incontro e pure in profondità”. E domenica proverà a raggiungere Baggio, il suo ispiratore.

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