Il videoblogger non piace. Piace solo la grande testata o il grande amico o l’adulatore

Gabriele Majo è direttore di Stadiotardini.it
Gabriele Majo è direttore di Stadiotardini.it

In mixed zone, in serie A, le regole sono ferree, per fortuna nel resto dello sport è tutto possibile o quasi. Ma il videoblogger, come sto facendo da alcuni mesi, dà fastidio.

“Basta, basta domande, andiamo a casa, vai a casa. Dove vai? Niente personalizzata, vieni al campo”.

Indimenticabile quando Pierpaolo Marino disse a un figlio di Percassi. “Non parlare con lui, perchè il giorno dopo ti trovi su tutti i giornali… E’ un freelance”.

Ma qual è il problema? Devono lavorare solo i redattori o le firme in esclusiva?

Di recente un albergatore mi ha interrotto l’intervista, autorizzata dal viceallenatore a un giovane della squadra di Pesaro. Tutti molto zelanti. Giornalisti, alla larga, tifosi, infiltrati, ruffiani, sedicenti procuratori, donzelle a caccia di notorietà e avventure possono andare e fare ovunque.

Quand’anche io pubblicassi solo su youtube, neanche su questo sito, qual è il problema? Esiste il diritto di cronaca, esistono le idee. Tantopiù gratis. O no?

A Parma c’era Gabriele Majo, zanzara impazzita, talmente pazza che fece saltare i nervi a Tommaso Ghirardi. Che era sommerso dai debiti, non solo dai chili.

Anche raccontare una storia in positivo, filmare un’attività commerciale porta scompiglio, diffidenza.

Ovviamente perchè sono un esterno, perchè non si sa per chi lavoro.

Di recente l’ha detto anche un anchorman, in tv.

Lavoro per me stesso, gratis, e per chi mi pubblica.

E’ un problema?

E mando tutte le mail e i messaggi che voglio a chi voglio.

Ma i leccapiedi, i lacchè, li lascio volentieri a chi se ne vuole circondare.

 

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