Ilmessaggero.it, atletica. Il vivissimo argento di Fabrizio Donato, nel triplo. Chesani salta 2,27, quanto il bronzo, ma è sesto per due errori. Il quarto posto della 4×400. Sesto Razine, settimi Crippa e Giulia Viola. Negli ultimi 40 anni, solo una volta l’Italia aveva fatto peggio, come medaglie

Fabrizio Donato argento nel triplo (Reuters): è a destra, al centro l’oro Evora, a sinistra il bronzo Hess

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di Vanni Zagnoli
L’argento di Fabrizio Donato vale oro, non solo perchè arriva a 7 centimetri da Nelson Evora, portoghese di Capo Verde.
Il 7,13 al secondo tentativo è aureo perchè il ragazzo di Latina ha 40 anni e mezzo, vive a Roma e lotta con muscoli fiaccati da 21 stagioni di professionismo. Rinuncia al terzo, al quarto e al quinto tentativo. “Perchè in riscaldamento avevo avvertito un problema al bicipite femorale e avevo paura di farmi male per davvero”.
Donato è l’unica punta affidabile dell’Italia, era stato oro agli Europei indoor del 2009, a Torino, argento due anni dopo, a Parigi. L’anno migliore è stato il 2012, con il bronzo olimpico a Londra e il titolo continentale assoluto a Helsinki. Al coperto la concorrenza è inferiore, non tutti i big sono presenti e lo stesso laziale, tifosissimo di Totti, in questa stagione non aveva ancora gareggiato. Si allena con Andrew Howe, da settembre, e lo allena. Così gli passa meglio, tutta la vita a fare “hop, step e jump”.
“Il fastidio muscolare mi ha penalizzato la rincorsa – spiega -, ho espresso solo il 70%”.
Sufficiente a tenere alle spalle il tedesco Max Hess, che in qualifica aveva sciorinato un 7,52 notevole.
La gara è un’altra cosa, come sempre, e lì il capitano azzurro resta un formidabile agonista, in grado di sparare il massimo. Daniele Greco a Londra arrivò quarto, vinse gli Europei indoor del 2013, si perse per due gravi infortuni nel riscaldamento delle qualificazioni, ai mondiali di Mosca ’13 e agli Europei di Zurigo ’14. E’ rientrato da un anno, la longevità di Donato gli farà da guida.
Intanto Fabrizio ha cambiato allenatore. “Dopo 21 anni con Roberto Pericoli, che era un mio secondo padre. Adesso sperimento nuove metodologie, vengo seguito da 3-4 specialisti e da mia moglie Patrizia”.
E’ la Spuri, 44enne ex 400centista, che gli ha dato le figlie Greta, 11 anni, e Viola, 2. Gli esperti di training rientrano in quel rinnovamento voluto dal dt Elio Locatelli, che si affida ai migliori, per far progredire l’Italia dell’atletica, scesa al 18° posto continentale.
LA 4X400 FEMMINILE QUARTA. La staffetta donne è in sintonia con le attese come risultato, si sperava fosse però più vicina al podio. Lucia Pasquale, pugliese di 22 anni, è ultima, sulle 6 finaliste. Neanche l’aquilana Maria Enrica Spacca recupera, è Mariabenedicta Chigbolu (padre nigeriano e mamma romana) a lasciare il testimone da 5^, superando la Germania. Lo cede ad Ayomide Folorunso, nigeriana trapiantata a Parma, che aveva corso ai mondiali del ’15 e a Rio. La frazione è spettacolare ma la distanza dall’Ucraina impossibile da rimarginare, in 3’32”87 è a 77 centesimi dal bronzo. Oro alla Polonia in 3’29”94, con oltre un secondo sulla Gran Bretagna.
IL PODIO VIRTUALE. Silvano Chesani era argento in carica, nell’alto commette un errore a 2,23 e un altro a 2,27, gli costano il podio perchè gli altri tre che si fermeranno pure sui 2,30 hanno sbagliato di meno o ad altezze inferiori e così il 2,27 che al bielorosso Seliverstau dà il bronzo al trentino vale solo il sesto posto. Merita un bel 6,5. L’oro va al polacco Bednarek (2,32), l’argento al britannico Grabarz con 2,30.
GLI ALTRI FINALISTI. E’ sesto anche Marouan Razine sui 3000. Il marocchino trapiantato a Torino, 26 anni, chiude in 8’04”19, è squalificato per invasione di corsia e poi riammesso. Il bronzo è lontano 3”, alle sue spalle c’è Yeman Crippa, etiope di stanza a Milano, in 8’5”63. Razine resiste fra i primi anche negli ultimi 1000 metri, senza trovare lo spunto da podio, Crippa resta dietro e quasi lo raggiunge. Il titolo va allo spagnolo Adel Mechal (8’00”93), argento al norvegese Ingebrigtsen, a 33 centesimi, bronzo al tedesco Ringer (8’01”18).
Sempre sui 3mila, Giulia Viola è 7^ con il personale, 8’56”19, si migliora di 4 centesimi. La trevigiana veniva da infortuni, prima degli ultimi due giri era 5^.
I PIAZZAMENTI. Anche il varesotto Simone Cairoli ottiene il personale, nell’eptathlon, versione indoor del decathlon, lui che lavora proprio al Decathlon, catena di negozi di articoli sportivi. Raggiunge 5841 punti e il 13° posto, con l’unico neo del getto del peso. Fa 8,31 negli ostacoli, 4,60 nell’asta e corre i 1000 metri in 2’40”14.
Le azzurre dei 60 metri escono in semifinale, Gloria Hooper sbaglia la partenza e finisce 10^, in 7”34, per il ripescaggio serviva un 7”26, della polacca Swoboda. Anna Bongiorni è 7^ nella terza semifinale, 7”43, 19^.
IL BILANCIO. L’Italia si ferma a una medaglia, solo 4 volte, ma negli anni ’70, aveva fatto peggio. I finalisti sono appena 8, il bilancio è da 5,5 per essere magnanimi, con il nuovo ct Elio Locatelli. Sì, la Rai si sarà pentita di non avere dato in diretta le emozioni di ieri, ma servivano più azzurri tra i primi 8, se non in lotta per il podio.
I TITOLI. La scozzese Laura Muir fa doppietta, si aggiudica i 3mila in 8’35”67, dopo i 1500. L’ultimo 400 è in 60”41, gran crono, al coperto. Abbatte il primato continentale della portoghese Fernanda Ribeiro, del marzo ’96, in 8’39”49.
La turca Can fa il ritmo, è argento ma a 8”, terza la britannica Eilish McColgan (8:47.43).
Nel lungo il personaggio è la serba Ivana Spanovic, per la quale la Kombank Arena è esaurita. Si presenta con un nullo, poi 7,16, 7,24 e 7,17. Il secondo salto è la terza misura mondiale di ogni tempo, da 27 anni una donna non salta tanto lontano, al coperto. Argento alla britannica Ugen, bronzo a Salman-Rath.
Nell’eptathlon, il francese Kevin Mayer fa il primato europeo, con 6479 punti, dietro solo all’americano Ashton Eaton. Argento allo spagnolo Urena, bronzo al ceco Helcelet.
Gli 800 sono appannaggio di Adam Kszczot, al 3° oro indoor, più due all’aperto. Chiude in 1’48”87, con mezzo secondo sul danese Bube e 80 centensimi sullo spagnolo De Arriba.
I 60 anni femminili vanno alla britannica Asha Philip in 7”06, con 4 centesimi sull’ucraina Povh e sulla polacco Swoboda.
La 4×400 maschile è della Polonia, che bissa il titolo femminile, in 3’6”99, davanti al Belgio e alla Cechia.
MEDAGLIERE. Proprio la Polonia domina il medagliere con 7 ori, un argento e 4 bronzi. Dodici podi, solo la Gran Bretagna arriva in doppia cifra, con 10. La Germania è terza con 2 ori 2 argenti e 5 bronzi. L’Italia è nel gruppo delle 18esime, con un argento. Sono 26 le nazioni a medaglia, dietro ha solo Islanda e Olanda.
Due anni fa chiuse con 2 argenti e un bronzo. Nel 2013 le medaglie furono 5, compreso un oro.
Negli ultimi 40 anni, aveva fatto peggio solo nell’88, a Budapest, con il bronzo di Evangelisti nel lungo. Siamo sempre lì, vicini alle 0 medaglie dell’atletica a Rio, un digiuno che alle olimpiadi non capitava da 60 anni. Agli 0 podi degli ultimi mondiali. Il ct dello scorso quadriennio, Massimo Magnani, avrebbe voluto dimettersi dopo il mondiale di Pechino, adesso è in Eritrea, a preparare per la maratona il pisano Meucci. L’Elio Locatelli bis per ora porta poco.

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