Ilmessaggero.it, Ilgazzettino.it, Leggo.it, Corriereadriatico.it. Cinque palle gol per Neymar, ma segna il Bayern Monaco. Cadono i campioni, è la notte del Psg, di Paredes

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di Vanni Zagnoli

Al parco dei Principi forse gira la storia. La Francia dei due mondiali e dei due Europei ha vinto solo una Champions con il Marsiglia, sul Milan, e perso 6 finali, l’ultima con il Psg, contro il Bayern. Zero a uno, lo stesso risultato di stasera, stavolta basta per passare in semifinale e confermarsi favorita.

Con Lewandowski, chissà quanto sarebbe cambiato. Il polacco è il Pallone d’oro virtuale del 2020, non assegnato, si è infortunato in nazionale, contro Andorra, l’ha impiegato Paulo Sousa, finendo con il favorire indirettamente il Psg del possibile prossimo Pallone d’oro, Mbappè, se i francesi arriveranno almeno in finale.

La vera notizia è che i parigini non tradiscono paura di vincere, come in tante gare di ritorno, compreso l’ottavo con il Barcellona: dopo l’1-4, se Messi non avesse sbagliato il rigore, si andava sull’1-2 e, con il secondo tempo da giocare, magari sarebbe finita come nel 6-2 che ha fatto epoca. 

Epoca fa questo 0-1, invece, il 2-3 conquistato a Monaco di Baviera è attutito dal fattore campo senza pubblico. E’ un bel duello, fra Neuer e Neymar e Mbappè. Il primo duetto porta al diagonale del francese, fuori di poco. Poi Mbappè sfugge a Pavard e il brasiliano in scivolata centra il portiere. Ancora, Mbappè per Neymar che, solo davanti alla porta, centra Neuer. Al 34’ penetra in area da destra, il sinistro sul primo palo fa volare uno dei rari guardiani sul podio del Pallone d’oro. Seguono due legni, di Neymar: dribbling su Coman e destro contro la traversa, palo rasoterra su assist di Mbappè, questo è un gol divorato.

In mezzo, anche Bayern, certo, ma con occasioni inferiori, due in sequenza, da metà tempo, fuori di poco, Choupo-Motig per Sanè e Kimmich. Quando il Psg meriterebbe il vantaggio, come i tedeschi nella neve d’andata, segnano i tedeschi, Muller trova Alaba, sinistro rasoterra, Navas alza il pallone e l’ex Choupo-Moting anticipa Kimpembé e segna. Era già del Lecce, nell’estate del 2019, stava per svincolarsi dal Psg, che gli rinnovò il contratto solo per l’infortunio a Cavani. Lì i rossi folleggiano, sinistro di Alaba da 25 metri, Navas si issa a destra e devia. Poi blocca su Sanè. Ecco, dal vantaggio, datato 41’, non è braccino del tennista ma forza bavarese, di chi viene da 6 trofei in sequenza, come solo il Barcellona di Guardiola, e rifiuta di abdicare. 

In gare a eliminazione diretta, Mauricio Pochettino non esce da 4 anni, da Tottenham-Juventus, di Allegri, in Champions, ha perso solo la finale con il Liverpool, nel 2019, rispetto a Tuchel ha portato più controllo nelle situazioni scabrose. In parallelo, l’ex tecnico del Psg passa con il Chelsea, ma il Porto è l’avversario più comodo. Negli occhi resta il super primo tempo, con Danilo re dei gregari. Di Italia c’è solo la terna arbitrale, Orsato da Schio, come nella finale di Lisbona, non Verratti nè Florenzi, in panchina. 

Quattro anni fa, il qatariota Nasser Al-Khelaifi prese Neymar per un totale di 500 milioni di euro, fra i 222 milioni per il cartellino e i 30 netti di ingaggio per il quinquennale, pagò la clausola rescissoria esattamente per avere il talento migliore, che peraltro non è andato oltre due terzi posti, nel Pallone d’oro.

Si riprende e i blues tornano ordinati, sul campo, anzi, si sono solo un po’ smarriti, Alaba da fuori non va lontano dal palo. Serve un altro gol, alla squadra di Flick, non crea troppe occasioni vere. Il Psg caracolla, porta palla, la fa girare, anche con i meno noti, Dagba, Diallo e Kimpembe. Riprende la rumba transalpina, con un’uscita di Neuer sulla trequarti, con il controllo a seguire di Angel Di Maria. Piacciono Jerome Boateng ed Hernandez, per l’applicazione. Il turbinio di conclusioni deve scendere. Keylor intanto deve opporsi a Thomas Muller, capocannoniere in Sudafrica 2010, a 20 anni, e adesso più defilato, meno bomber. Al punto che si becca l’ammonizione per l’entrataccia su Paredes. Che poi salva su Coman. Il regista debuttò nel Chievo, in Italia, poi alla Roma, il meglio lo diede nell’Empoli di Giampaolo, benino anche alla Roma bis.

Il Paris congela il ritmo, non gli viene congeniale, al di là di un colpo di classe di Neymar. Sorprende l’uscita di Draxler, anni fa vicino alla Juve di Marotta, per Moise Kean, meno difensivo, Pochettino è convinto di prevalere sui campioni in carica spaventandoli. 

Il pari arriva, ma in fuorigioco, di Mbappè, quasi da metà campo, era rimasto freddo nella chiuura. Ci riprova, è fermato da Lucas Hernàndez, tra i 4 francesi a lasciare il trono d’Europa. Il finale del Saint Germain è da squadra maturata da 4 uscite ai quarti e da due agli ottavi, dal 2011. Trema sui destri di Sanè, sballato (ma non è il suo piede) e di Muller, ma c’era fuorigioco, di Javi Martinez. Paredes giganteggia, Neymar cala. Neuer interviene in scivolata, da difensore centrale. Manca il guizzo di Coman, come quando debuttò nella Juve di Allegri, a Bologna, o quando decise la finale in Portogallo, stavolta tocca lateralmente, non era facile. Sanè crossa, Navas non ha problemi. 

E’ stata la notte di Neymar, di quei suoi movimenti non più fini a se stessi. Domani saprà se fronteggia il Manchester City o il Borussia Dortmund. Se passa Guardiola, sarà una semifinale tra ricchissimi. Sceicchi. Mai vincenti in Champions. Entrambi ci provano da un decennio.

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