Ilmessaggero.it. Moriero scende a Martina Franca: «A Frosinone comandai la B per metà campionato, lanciai Gucher”. Come Giannini e Statuto, è stato protagonista alla Roma ma da allenatore non emerge più.

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Francesco Moriero

Francesco Moriero, 46 anni, è stata una delle ali destre più talentuose del calcio moderno. Cross, tiri da fuori e riccioli al vento, per tre anni anche alla Roma, da titolare. Subentra in Lega Pro al Martina Franca.
«Siamo a 80 chilometri dalla mia Lecce – racconta prima di andare a dormire -, per 12 anni avevo vissuto a Roma».

Ebbe tre chances in serie B, una l’aveva meritata sul campo, vincendo il campionato di C1 con il Crotone. Ora perchè accetta una società ai margini del grande calcio? «E’ la passione per questo sport, amo mettermi sempre in discussione, il calcio è fatto e bassi. Arrivo un club in difficoltà, però amo il lavoro. Come vice ho Dario Levanto, ex centrocampista pure del Lecce, già compagno di Antonio Conte, quando si rivelarono»​.

I pugliesi sono ultimo con 5 punti. In tre retrocedono, ce la farete? «La squadra non è affatto male, con Bogliacino, ex Napoli, e Baclet, ex Vicenza e Lecce. Senza dimenticare gli esterni Antonazzo e Rullo, già protagonisti in B, a Modena»​.

Non basta essere stati primattori nella Roma per affermarsi anche da allenatore. Vedi Giannini, finito in Libano, e magari Statuto, pupillo di Liedholm subentrato a Grosseto. «E’ un mestiere particolare, serve anche molta fortuna, nelle chiamate. Avrei potuto aspettare, ma lavoro sempre con piacere»​.

Chi rileva? «Beppe Incocciati, altro bel piede, compagno di Maradona al Napoli, anche in coppa dei campioni, con Silenzi. La gavetta non ci fa difetto»​.

Si ispira a Gigi Simoni o a Carlo Mazzone? «A entrambi, pur nella diversità profonda dell’interpretazione del calcio. Il primo anno alla Roma ebbi Carlos Bianchi, lo ritrovai a Parigi, per la finale di coppa Uefa vinta con l’Inter sulla Lazio. Al ritorno in Argentina riprese a vincere, in Italia meritava maggiore attenzione»​.

Moriero, ha ancora quella chioma fluente? «Sì, ma bianca»​.

Giocò titolare il mondiale del ’98, in Francia. “La prima restai in panchina, con il Cile, poi iniziai le gare con Norvegia e Austria, gli ottavi con Paraguay e i quarti con la Francia, con il ct Cesare Maldini»​.

Per cosa viene ricordato? «Per un’esultanza particolare, il gesto dello sciuscià all’Inter. Lo inventai per una prodezza di Recoba, replicandolo per le magie di Ronaldo»​.

Il Frosinone si può salvare, al debutto in serie A, con lei accarezzò la promozione. «Era il 2009, restammo in testa per quasi metà campionato e per il finale avevo voluto io Stellone. C’era gente arrivata dalla Lega Pro, come Caetano Cahil, dal Crotone. Nella primavera rifulgeva Gucher, austriaco classe ’93, lo feci esordire»​.

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