La morte di Antonio Valentin Angelillo, il racconto per gli 80 anni, su Assocalciatori.it: “L’Arezzo e l’Argentina, l’Italia e il direttore amico. I record di una stagione all’Inter e la ballerina di night. Lucano di nonno. L’intervista del 2004, a giudicare i bomber di quella stagione, con giudizio su Dino Fava Passaro: “E io portai Zanetti all’Inter”

Sormani, Angelillo e Schnellinger dalla Roma al Milan (maglirossonera.it)

E’ morto Antonio Valentin Angelillo, l’angelo dalla faccia sporca. Venerdì, ma la famiglia l’ha comunicato solo stasera. Era arrivato al pronto soccorso del policlinico ‘Le Scotte’ di Siena mercoledì ed era rimasto ricoverato nella struttura. Questo era il ricordo che abbiamo pubblicato per i suoi 80 anni, pochi mesi fa, su

http://www.assocalciatori.it/news/il-pallone-racconta-angelillo. Lo ritocchiamo appena.

I furti di tre computer e di un telefono stavolta non c’entrano. Antonio Valentin Angelillo ha cambiato numero e noi siamo a piedi. Non riusciamo a rerintracciarlo, non vogliamo chiedere favori alla Gazzetta dello sport e neanche troviamo una nostra vecchia intervista per Libero.
“Mi saluti il direttore, lo conosco, è un amico”, ci disse in chiusura di telefonata. Forse 5 anni fa, per i record di Totò Di Natale, andiamo a memoria.
Antonio Valentin ha compiuto 80 anni, celebrati, crediamo, solo dalla rosea. Rifiutiamo di googleare, è troppo facile, andiamo a memoria e sappiamo che il miglior cannoniere del dopoguerra, vinse la classifica dei marcatori 60 anni fa, circa, con la cifra da primato: 37?
Argentino, nome e cognome singolare, Valentin, cognome indimenticabile e una bella carriera anche da allenatore. Arezzo, ecco, lo ricordiamo in B.
Da bomber fu devastante nell’Inter. Altro non ricordiamo, è un bel problema. Certo, era un altro calcio, che abbiamo ricordato di recente con l’addio a Eugenio Bersellini. Ma il calcio di Valentin era precedente, anni ’50. Lui era grande, non perdonava, in area antesignano di Gigi Riva, per precisione e prolificità e potenza. Rammentiamo la figurina, poc’altro. Certo che era un tombeur de femme, come GiggiRiva.
Antonio Valentin Angelillo. Valentin è parte vocale di Valentinsig, ex giocatore di basket, goriziano. Angelillo era un gaucho, un Batistuta antelitteram, probabilmente più forte. Un Abel Balbo più cannoniere, magari meno manovriero. All’epoca faceva reparto da solo, eppure non giocava da solo.
Siamo a corti di argomenti e allora andiamo almeno su wikipedia, per verificare che il compleanno è caduto il 5 settembre, anche la Gazzetta era in ritardo e noi ancora di più.
La sequenza di squadre: Racing club e Boca Juniors, Inter e anche parecchia Roma, 4 stagioni con 27 reti, contro le 68 del quadriennio nerazzurro. Il passaggio in giallorosso fu per 270 milioni, nonostante i richiami del Boca, pronto a riportarlo in Argentina. Poi Milan e Lecco. Lecco! I blucelesti, mamma mia. Qui scatta la divagazione, tutti in piedi. Per il Lecco che da un po’ è provincia, era stato preso da Evaristo Beccalossi che poi si è defilato. Senza dire: “Sono Evaristo, scusate se insisto”.
Angelillo a Lecco, che storia. Ancora Milan, solo tre presenze e un gol, come nel primo Milan e a Lecco. Genoa con 5 reti e la chiosa all’Angelana. Chi è l’Angelana? Sovviene Gabriele Cirilli, il comico di Zelig: “Chi è Tatiana?”.
Angelana è di Assisi, mai ci saremmo arrivati. Umbria, stadio Migaghelli, 500 posti. A 32 anni, Valentin Angelillo era là, a Santa Maria degli Angeli, splendida frazione.
In nazionale, 11 gol in 11 gare con l’Argentina, dal ’56 al ’60, chissà perchè non lo chiamarono tanto. Poi una rete in due partite con l’Italia. Venne naturalizzato nel ’62, ma senza essere convocato per i mondiali in Cile.
E vai con le panchine: Angelana e Aquila Montevarchi (squadra storica di C), Chieti (neroverde) e il Campobasso, Rimini e Brescia, Reggina e Pescara. L’ottimo triennio all’Arezzo, con la coppa Italia di serie C. Portò gli amaranto in B e l’anno successivo a lungo in lotta per la A. Dove allenò l’Avellino, poi il Palermo in B. Mantova e di nuovo Arezzo, Far Rabat. Ancora Marocco, insomma, e pure la nazionale. Sino alla Torres, nel ’91. A 54 anni, dunque, Angelillo si ferma con il calcio. E lì diventa osservatore, portando Javier Zanetti all’Inter.
Ah, con l’Argentina vinse la copa America del ’57, in Perù. Ancora non c’era Sky, neanche Rabiosa, bella fidanzata di Piquè. Non si parlava di secessioni nè di referendum.
Angelillo era di origine lucana, da parte di nonno, di Rapone.
Quasi basta. Dalla biografia vediamo solo una curiosità. La dolce vita, la storia con Attilia Tironi, in arte Ilya Lopez, ballerina di nightclub. Il mago Helenio Herrera lo accusò di scarsa professionalità, per questo lo cedette alla Roma.
Il resto è storia, emozioni. Quel signore alto uno e 78, dunque molto normale, che ci rispose con cordialità. Diverso per esempio da Luisito Suarez, che ama la tv e per il resto centellina.
Oggi i night sono in ribasso, brutta gente, brutta atmosfera, vanno molto i lapdances. Antonio, grande. Ti sei divertito e ci hai fatto divertire. La biografia è infinita, per una volta ci fermiamo presto.
Ah, i gol di quella stagione eroica: 38 in tutto, 33 in campionato, primato per un campionato a 18 squadre (5 segnati in una sola partita, alla Spal).
Super. Ora lo piangono ad Arezzo e in Argentina. Chissà se da lassù dirà: “Don’t cry for me… Argentina”.

Vanni Zagnoli

Assocalciatori.it

E questa era la nostra intervista uscita su Libero, nel 2004. E’ l’occasione per riscoprire bomber dimenticati, come Dino Fava Passaro, dell’Udinese.

AREZZO – Antonio Valentin Angelillo, argentino, 66 anni, detiene il record di gol in serie A: 33 in altrettante partite, stagione ’58-’59. Shevchenko sta procedendo a una media importante, con 14 gol in 13 gare giocate sulle 15 in programma.

Angelillo, lei cosa fa, adesso?

“L’osservatore, per l’Inter, come da 9 anni a questa parte. L’ultima esperienza da allenatore fu in Cile, a Osorno, vicino al confine con l’Argentina, nel ’95. In questi anni ho segnalato i vari Aimar, Samuel, Xavier Zanetti, Cordova, Almeyda, naturalmente prima che diventassero famosi. Ultimamente ho proposto Pinilla, l’84 in comproprietà fra Inter e Chievo”.

E in Italia, da quanto non allena più?

“Una dozzina d’anni ormai. Ultima panchina con la Torres, a Sassari. Retrocedemmo in serie C2 per un punto”.

Veniamo al suo record, come arrivò?

“In realtà avrei segnato 34 gol, ma uno non è stato conteggiato. Segnai alla Juve, ma poi la partita venne sospesa per nebbia e nel recupero non riuscii a ripetermi. Saltai in quel campionato una sola gara, a Torino, perchè squalificato”.

Sheva riuscirà a battere il suo primato?

“Ero convinto che Van Basten prima o poi ce l’avrebbe fatta. In quel periodo era il più vicino, come potenziale, poi è stato fermato dagl’infortuni. Ora Sheva viene da un anno magari non esaltante. Fisicamente sta bene, è in forma splendida, ha fatto due gol bellissimi, soprattutto il primo, all’Olimpico”.

E Vieri, che due anni fa sembrava destinato a raggiungerla e poi si è fermato a soli 24 gol?

“Anche lui ci può arrivare, il gol ce l’ha nel sangue. Il fatto che è basta andare un po’ giù di forma che tutto diventa complicato, adesso si gioca davvero troppo spesso e non è facile”.

Totti è secondo in classifica marcatori, con ben 9 gol.

“Gioca in una posizione che lo favorisce. Se parte da dietro ha più libertà, ci sono molte possibilità d’inserimento. Lo stesso Cruz non è più il centravanti di punta vero e proprio, si può inserire e segna”.

Trezeguet, invece, ha perso brillantezza.

“Questa del contratto è una telenovela, ci vuole un chiarimento. Non si riesce mai a capire come sia davvero la storia. Ha il contratto sino al 2005, la società dice che gli ha parlato, lui dice che non è vero niente. Qualsiasi cosa sia, non si sa la verità”.

Lassù, a quota 8 gol, c’è anche Dino Fava Passaro.

“La rivelazione. Pensare che non lo voleva nessuno, nonostante abbia vinto il titolo di capocannoniere in serie B. Sono contento per lui: quando non si ha il nome o pubblicità giusto non si è riconosciuti per i propri meriti”.

E questo Flachi che va sempre di rovesciata?

“Tecnicamente è molto valido, appunto non ha la popolarità di altri, eppure ha fatto bene”.

Riporterebbe Adriano subito a Milano?

“Sono d’accordo con Zaccheroni: ha preso un treno in corsa, deve andare avanti così, non serve cambiare tutta la squadra. Giusto andare avanti con quello che ha, per il momento”.

Secondo lei però diventa il numero uno al mondo, il brasiliano?

“Prima lo deve dimostrare. Al Parma è migliorato moltissimo, giocava solo per se stesso. Ora può diventare determinante”.

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1 comment

Non è vero che era sregolata! Era solo innamorato di Ylia Lopez ma il “mago”, che pretendeva di entrare nella vita privata dei suoi calciatori, lo prese di mira e lo boicotto` , perseguitandolo. Ma lo temeva ( forse ne era geloso) tanto che , nel mandarlo via dall’ Inter, pretese da Moratti che, nella cessione alla Roma, fosse posta una clausola per cui la società Roma non potesse cederlo a Juve e Milan.

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