La morte di Gino Corioni, per Libero una delle tre interviste, del 2010. “Nessun italiano ha i movimenti di Diamanti. Sino al 2008 giocava solo per divertimento”

Era il settembre 2001, quando Gino Corioni portò a Brescia Pep Guardiola. Credit: Grazia Neri/ALLSPORT
Era il settembre 2001, quando Gino Corioni portò a Brescia Pep Guardiola.
Credit: Grazia Neri/ALLSPORT

(v.zagn.) In questo mese è scomparso Gino Corioni, uno dei presidenti più veri del calcio italiano, sul piano giornalistico. Ripesco dall’archivio le inteviste pubblicate. Questa era per Libero, sul Brescia di Iachini neopromosso, nel 2010, e inizialmente fra le prime

 

Gino Corioni, oggi il Brescia potrebbe essere primo in classifica. Impensabile.
“Intanto bisogna vincere a Bari e Ventura ha una buona squadra”.
Lei è presidente di società di calcio dal ’67, ininterrottamente: Ospitaletto, Bologna prima delle rondinelle. Era già stato così in alto?
“Secondo in A mai, dopo 4 partite però non è significativo. Comunque mi piacciono molto squadra e allenatore”.
Da matricola, l’obiettivo non è più la salvezza?
“Non abbandono l’idea di arrivare in fretta ai 40 punti”.
E tutto quel rumore per il 2-1 sulla Roma?
“Uscendo dallo stadio ero convinto che l’arbitro avesse trattato male noi, almeno un rigore per la Roma mi era sfuggito. Tutti i giornali hanno mostrato il fallo di Mexes un metro fuori area, per me si è concretizzato dentro. Se a lamentarsi fosse stato il Brescia, l’arbitro avrebbe preso 6,5, anziché 3 o 4. Sono i pericoli della moviola”.
Non la vorrebbe in campo?
“Non su tutte le azioni. La vorrei intelligente, che faccia capire quando la palla ha oltrepassato la riga di porta. Sul gioco è uno strumento pericoloso”.
Cioè?
“Sui rigori il padrone delle tv la gira come vuole, in base alle inquadrature un contatto si può punire o meno, sarebbe determinante la scelta delle immagini. E poi il calcio è anche discussioni, eviterei l’abuso”.
Mazzone sostiene che il suo Brescia era più esperto.
“Nei punti di forza. Baggio non si può paragonare a nessuno, come Guardiola, Toni era arrivato da poco in A. Arrivammo settimi e alla finale di Intertoto, magari ripetessimo quel piazzamento, oggi la sorpresa sarebbe superiore”.
Questo Brescia quanto le è costato?
“Ero abituato all’attivo, siccome in B non ho incassato per quanto speso, in estate ho sborsato 8 milioni”.
In questi 43 anni nel pallone, quanto ha messo fuori?
“Fra i 50 e i 100 milioni. Con quelli sarei un industriale di maggiore successo, comunque ho un’azienda rispettabile. Le risorse che avevo le ho buttate nel calcio, dà emozioni, è il sale della vita: anche quando sono negative, basta essere preparati”.
Iachini dove arriverà?
“E’ un grande professionista, impegnatissimo. Mazzone era solo psicologia, un vecchio papà, non faticava così, sul campo”.
Il dt Maifredi cos’ha portato?
“Vicino a lui il mister è migliorato. Si potessero fondere, uscirebbe un grandissimo tecnico. Gigi è nato allenatore, non ha la cultura del lavoro per fare successo. Beppe ha bisogno della sua fantasia, di quel rischio che in Maifredi era esagerato”.
A parte Buffon, Sereni è il miglior portiere d’Italia?
“E’ sempre stato il numero due, dal carattere particolare. Con i problemi di una volta non l’avrei ripreso, adesso è un altro uomo. Era libero, ho pagato caro solo l’ingaggio”.
A Parma la sconfitta per 2-0 ha indotto Iachini a cambiare tutto il centrocampo.
“E’ il settore meno forte. Siamo ancora messi male in difesa: oggi debuttano Zambelli e l’italo-svizzero Daprela, classe ’91, il più bravo fra i giovani europei. Mancano Zebina e Mareco, più titolari di Martinez e Bega”.
E Diamanti?
“Un fenomeno. A Bari manca per un indolenzimento, tre partite in otto giorni pesano. Si è dedicato seriamente al football solo a 25 anni, dopo il matrimonio del 2008, prima giocava per divertimento. Ha una classe incredibile, come movimenti in campo nessun italiano è al suo pari, basta progredisca in potenza”.
Brescia come ha risposto alle vostre 3 vittorie in 4 gare?
“Con 5mila abbonati, la gente qui non si lancia tanto. Nei miei 20 anni, siamo stati in A per 10, altrettanti in B. Ce ne sono voluti 5 per riemergere, l’auspicio è di resistere qui per 50, anche se io ne ho già 73”.

Vanni Zagnoli

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