La Repubblica. Atletica, marcia: Schwazer super in un test. E La Fidal gli apre le porte per Rio. Enrico Sisti: “Stonatura del presidente Giomi”.

schwazerhttp://www.repubblica.it/sport/vari/2015/09/24/news/atletica_marcia_schwazer_a_10_dal_record_del_mondo_in_un_test_sui_10_chilometri-123611467/

(v.zagn.) Da Repubblica il pezzo sul piccolo record di Schwazer, poi il commento di Enrico Sisti. Personalmente, sto con Franco Bragagna, che ha perplessità sull’operazione, su chi la gestisce.

 

ROMA – L’operazione ritorno di Alex Schwazer all’attività agonistica procede nel migliore dei modi. E non sono delle sensazioni a dirlo, ma i numeri, quelli che nello sport parlano in maniera più chiara di qualsiasi altra cosa. Il marciatore altoatesino, squalificato per doping (uso di epo) per 3 anni e 6 mesi, fino al 29 aprile 2016, ha infatti effettuato un allenamento/test sulla distanza dei 10 chilometri sulla pista di atletica del Centro sportivo comunale di Tagliacozzo “Luca Poggi” in località S. Onofrio, impressionando per la sua competitività.

TEST SUI 10 KM IN PISTA, SCHWAZER A 10″ DAL RECORD DEL MONDO – E’ doveroso ricordare che quello in provincia dell’Aquila è un impianto non riconducibile al Coni e alle Federazioni sportive e, peraltro, non omologato, per cui è stato possibile chiedere ed ottenere il nulla osta dalla Procura antidoping. Proprio in considerazione del suo status di atleta squalificato, così come indicato dalla Procura, è stato chiesto al Comune l’uso dell’impianto in una giornata e in un orario nei quali non sono previsti gli allenamenti di squadre sportive locali. Ed è stato davvero di livello assoluto il tempo ottenuto dall’olimpionico di Pechino 2008, che proprio per dimostrare la sua volontà di tornare allo sport nel modo più pulito possibile si sta allenando assieme a Sandro Donati, consulente della Wada noto soprattutto per le sue battaglie contro il doping nell’atletica leggera, nel calcio e nel ciclismo. Secondo il sito Queen Atletica, l’azzurro ha fermato il cronometro sul 38’02″52, a soli dieci secondi  dal record del mondo dello spagnolo Francisco Javier Fernandez (37’53″09).

IL 5 OTTOBRE UDIENZA AL TRIBUNALE NAZIONALE ANTIDOPING – Sempre nel pomeriggio odierno, in una sala del Comune di Tagliacozzo, i professori Domenico Ronci e Dario D’Ottavio hanno comunicato i risultati della prima fase, a circa sei mesi dalla presentazione del progetto per il ritorno all’agonismo, a squalifica conclusa, di Alex Schwazer, con il monitoraggio ematico a cui è stato sottoposto da aprile 2015 fino ad oggi. Contestualmente, tali risultati sono stati messi a disposizione dell’Ufficio di Procura Antidoping del Coni, che qualche mese fa ha respinto la richiesta dei difensori dell’atleta confermando la squalifica fino al 29 aprile 2016. Il prossimo 5 ottobre è fissata l’udienza di Alex Schwazer presso il Tribunale Nazionale Antidoping. La seconda sezione del Tna – ha fatto sapere il Coni in una nota – vista l’istanza presentata dal marciatore azzurro finalizzata alla sospensione della squalifica inflittagli dalla prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping il 23 aprile 2013, ha programmato l’udienza alle 17 nella propria sede allo Stadio Olimpico di Roma.

GIOMI: “PER LUI SI APRE LA PORTA PER RIO” – Per Alex Schwazer “si è apre una strada” per Rio 2016 “ma deve dimostrare di essere forte e pronto”. Lo ha detto il presidente della Federatletica, Alfio Giomi, annunciando che la federazione fino a maggio lascerà “nell’ipotetica squadra 5 posti vuoti nella marcia, perché tranne uno nessun atleta ha dimostrato di essere all’altezza ai mondiali di Pechino, dove l’atletica italiana non è andata così bene”. “Ma deve dimostrare di essere forte e pronto – ha aggiunto il n.1 Fidal parlando al convegno “L’impatto della riforma della giustizia sportiva sulle federazioni”, svoltosi a Roma presso il Circolo Magistrati della Corte dei Conti – perché appena sei giorni dopo il termine della squalifica l’ultima data utile per qualificarsi è quella del 7-8 maggio quando si terrà la Coppa del mondo di Marcia”. Sull’exploit nel test: “Ha ottenuto uno dei tempi migliori al mondo – ha riconosciuto Giomi – in una sorta di sfida in cui voleva dimostrare che si può vincere anche senza doping. Per noi questo è essenziale”.

Il corsivo di Enrico Sisti

http://www.repubblica.it/sport/vari/2015/09/25/news/schwazer_marcia_federazione_atletica-123671022/

Ecco l’atletica italiana, forse nel suo punto più basso: il circo di Alex, clown, leoni sdentati, giovani mal gestiti, ex imbroglioni con una nuova identità, ultra quarantenni o quasi quarantenni condannati a vivere in eterno, in una dimensione parallela (Vizzoni, Donato, Pertile). Mentre il Consiglio Federale aggiorna il settore tecnico limitandosi a parziali cambiamenti, senza avere il coraggio di rifondare, ampliare, parcellizzare i compiti, dando quasi l’impressione che vada tutto bene perché in fondo è andato tutto bene (?), compresa la “vacanza” del settore medico, Alex Schwazer, dopato in via di riabilitazione (ma con un’ex-fidanzata senza colpe che lo stesso tribunale barcollante che non ha avuto abbastanza coraggio col marciatore ha condannato come fosse una strega e che adesso è costretta a volteggiare sul ghiaccio per mera esibizione), di colpo diventa il caposaldo della rinascita, le sue gambe rigenerate improvvisamente incarnano la più concreta speranza olimpica, simboleggiano il futuro dopo aver rappresentato per anni un presente-passato di cui vergognarsi.

Solo in un paese abituato alle menzogne di stato si può tollerare un ribaltamento della situazione così grossolano. Solo un paese votato all’autodistruzione sportiva (che segue la devastazione e la viltà del sistema che produce e sostiene lo sport) può consentire all’atletica leggera, la stessa atletica che a Londra scoprì di essere stata scoperta, in quel giorno atroce, con gli sguardi atterriti dei dirigenti, con l’allora presidente Arese che fissando il vuoto si reggeva sul corrimano della navetta del parco olimpico dimenticando di scendere alla sua fermata, con tutti che balbettavano parole senza senso su Schwazer (sino alla sua ammissione di colpa), il tutto in una commedia da quattro soldi di un paio d’ore o poco più andata in scena a Stratford, est di Londra: nessuno, dicevamo, può consentire all’atletica italiana, reduce da un mondiale infimo, zero tituli, zero dignità, con un settore velocità che soffoca al punto da felicitarsi della povera Hooper, caricandola indirettamente di assurde responsabilità, salti in estensione praticamente estinti, mezzofondo nullo, lanci nel vuoto, staffette trasformate in battute di spirito (però quanta perseveranza nel cercare di togliere il primato italiano alla staffetta degli Europei di Barcellona per colpa del Bentelan!), e con il solo salto in alto a sfidare il decoro internazionale (ma anche su Tamberi, quanta pressione!), di (s) vendere se stessa in modo tanto plateale, aggrappandosi a Schwazer a pochi mesi da una dichiarazione ufficiale diametralmente opposta: “Le regole devono essere rispettate, voglio dei paletti da mettere fino in fondo. Schwazer a Rio? Preferisco arrivare 20°, sarebbe la sua una medaglia che non darebbe lustro a nessuno”.

Ora la stessa Casa Italia apre le porte all’altoatesino con l’obiettivo (si presume) di rilanciare mediaticamente un prodotto scadente, anzi scaduto. “C’è una possibilità, dimostri di essere forte e pronto”. Ora quella medaglia, su cui nessuno mette peraltro la mano sul fuoco, darebbe lustro. Perché? E’ la prestazione di Tagliacozzo ad aver cambiato le carte in tavola? O è cambiato il gioco? E poi: cosa conta un “crono” senza controlli su una pista dismessa, senza un giudice che verifichi la corretta esecuzione del gesto della marcia da parte dell’atleta coinvolto? Ci sono foto che già circolano sul web in cui Schwazer sembrerebbe “maestro” nell’interpretazione di una marcia tutta sua, artefice di una “fase aerea” straordinaria. Ma con quella fase aerea, in cui un marciatore stacca l’appoggio da terra e sblocca il ginocchio, di solito la marcia diventa corsa e di fronte a certi fatti di solito dei giudici imparziali, un richiamo, due richiami, alla fine ti squalificano.

Sarebbe ingiusto non concedere a un ex-dopato, dopo la pena, il diritto al riscatto pulito (pensiamo a Gatlin), sarebbe forse sbagliato non apprezzare il lavoro del celebrato binomio Donati-Schwazer. Ma almeno che non si bari per altre vie regalando al sistema esiti poco chiari. In preparazione può succedere di tutto, è lecito anche l’autoinganno. E’ come dire: ehi, sono andato sulla ciclabile lungo il Tevere e, guarda un po’ tu, mi sono “preso” un 1000: 2’20! Come no. Marciare i 10 km a mo’ di test in famiglia col “mondiale stagionale” è un messaggio tendenzioso, talmente sbandierato da far dimenticare che il “crono” di un allenamento non vale un soldo bucato (38’02″59). Se non forse per chi cerca un posto (in piedi) in paradiso dopo aver scollinato all’inferno o per chi pretende una medaglia a tutti i costi, mentre il male nostrum intacca il corpo dello sport ma tutti se ne sentono miracolosamente fuori, come fossero degli incolpevoli estranei. Strano, il male riguarda sempre qualcuno altro.

 

Related Posts

Leave a reply