Da Repubblica, Jenner Meletti. L’eredità va anche a cani e gatti, così cambia il testamento

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Alla riunione c’erano anche loro, i cani. E alla fine — sia pure sotto la tavola — hanno partecipato all'”aperitivo con buffet”. Del resto, gli umani riuniti nel salone di un hotel bolognese parlavano di loro, gli amici a quattro zampe. “Fare testamento, perché e come lasciare un segno”, il tema del convegno. Traduzione: cosa posso fare per assicurare, dopo la dipartita, un tetto, il cibo e magari una carezza al mio cane, al mio gatto o a un altro animale di affezione? Assemblee di umani e quattro zampe si sono svolte in questi mesi a Torino, Firenze, Roma e Milano. La settimana scorsa a Bologna. Un altro incontro è annunciato fra pochi giorni a Verona. Ad organizzarli è la Lav, Lega anti vivisezione, in collaborazione con i Consigli notarili.

«Per fare le cose per bene — dice subito Fabrizio Sertori, presidente del Consiglio notarile di Bologna — è meglio consultare un esperto, ovvero il notaio. Nell’assemblea dove ho fatto il consulente in tanti — con cane al guinzaglio — sono venuti a farmi domande. “Posso lasciare tutto ai miei animali?”. “Ho parenti lontani che non sento da decenni. Sono obbligata a lasciare qualcosa anche a loro?”. Vede, oggi sono tante le famiglie frastagliate. Se non c’è qualcosa di scritto bene, si rischia di non veder rispettate le proprie disposizioni testamentarie. Io spiego alle persone, spesso angosciate per il futuro dei loro animali, che la legge prevede una quota di riserva (detta anche “legittima”, ma io non amo questa parola perché sembra che altri lasciti siano illegittimi) per coniuge, figli, discendenti… Faccio un esempio. Una vedova ha un solo figlio: gli deve lasciare il 50%. L’altro 50% lo può donare a chi vuole. Se gli aventi diritto sono numerosi, la percentuale di libera destinazione può scendere al 25%. Insomma, per i propri animali — o qualsiasi altra buona causa — si può impegnare dal 25 al 50% del patrimonio. Il 100% solo se non c’è nessun parente».

Il cane o il gatto non sono soggetti giuridici, ma beni di proprietà. Non possono dunque ricevere eredità. «Si possono però lasciare beni — dice il notaio — a persone o associazioni che si occupino dell’animale. E in qualche modo è prevista anche qui, come negli Stati Uniti, la figura del protector, il guardiano. Io lascio ad esempio i miei beni alla Lav perché assista l’animale, ma allo stesso tempo nomino “guardiana” una mia cugina, scrivendo che in caso di incuria la somma lasciata all’associazione passi a lei. Senz’altro sarà attenta al futuro dell’animale. O viceversa affido soldi e animale a un amico e a un’associazione il compito di controllare. Nelle successioni c’è spesso battaglia. Per questo un atto notarile è necessario. Spendi dai 1.000 ai 2.000 euro anche per un patrimonio di 300 — 400 mila euro, ma sei sicuro che le tue volontà saranno rispettate».

La Lav ha aperto il “programma lasciti” dieci anni fa, ma i primi testamenti erano arrivati già dal 1998. «Non posso dare numeri precisi — dice Roberto Bennati, vicepresidente nazionale — perché sono dati sensibili. Le donazioni sono però in forte crescita. Ci sono anche patrimoni importanti di cui siamo stati nominati eredi universali. Con centinaia di migliaia di euro donati dalla signora Maurizia Bongini di Roma, ad esempio, abbiamo aperto un centro vicino ad Arezzo per cani e altri animali presi dai circhi o sequestrati perché esotici. Ma sono importanti anche le piccole donazioni. Basta anche un testamento olografo, scritto di proprio pugno. Chi però fa tutto da solo e indica come erede il proprio Fido o Micio non vedrà mai realizzata la propria volontà. Donatori grandi o piccoli chiedono una cosa sola: che cani o gatti non finiscano in un canile o in un gattile, anche ben attrezzati. E noi riusciamo sempre a trovare la famiglia giusta».

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Jenner Meletti

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