Giornalisti. L’indipendenza di giudizio e la sacralità della redazione. Il ruolo del collaboratore, che non può essere di opposizione al lavoro di colleghi, mai faziosi. Tantomeno dove firma con orgoglio. O dove chiede spazio o dove l’aveva in passato.

vanni zagnoli con mircea lucescu

A Vanni Puzzolo e ai tanti amici che pensano a un’informazione parziale, posso dire di non avere mai subito pressioni dalle tante redazioni per cui collaboro.

E’ capitato, sì, che mi cambiassero qualche voto, ma raramente. Da Il Gazzettino, dove c’erano fior di professionisti, fior di specialisti, del calcio. Nella fattispecie, Adriano Degrandis, ex arbitro, mi chiamava per avvisarmi che a suo il voto dell’arbitro non era congruo e mi spiegava perchè.

E’ capitato che Claudio De Min, dal 1980 alla redazione sportiva de Il Gazzettino, mi cambiasse qualche voto della Juve. Perchè la segue da sempre con grande attenzione e perchè magari ero allo stadio senza replay, di corsa, al freddo, al buio per avere conferme.

Da altre redazioni, Libero, Giornale, Messaggero, Giornale di Sicilia, Secolo xix, non ricordo ritocchi ai voti. Ai pezzi, ovviamente sì. Si tratta di tagli particolari, di licenze che ogni tanto mi prendo o di troppa cronaca o di dimenticare un episodio chiave per raccontare colore.

Da Tuttosport, per esempio, sulla Reggiana, mai cambi di voti, di recente ritocco al pezzo, perchè vanno bene i ricordi, le curiosità, ma intanto c’è l’attualità.

E potrei andare avanti.

E’ capitato, invece, il contrario, che io, per mille motivi, chieda conforto ad amici, a colleghi, per dare i voti in maniera più onesta possibile, ovvero che l’indomani rispecchino la media nazionale.

Anni fa l’amico Claudio Gregori, de La Gazzetta, aveva una forbice amplissima. Con lui fioccavano i 4, centrocampisti anonimi, da 5,5-6, in casa, dignitosi, erano bocciati con un bel 4 o 4,5. Ricordo Picasso, in particolare, con la Reggiana salva poi in serie A.

Per carità, tutto è lecito, ma io mai cerco di fare il protagonista. Anche perchè spesso invio gli articoli a calciatori amici o conosciuti per caso. Li mando tutti, anche i negativi, ma il troppo stroppia.

Quindi, a Puzzolo dico. Vanni, io da collaboratore ho subito molte correzioni, ho fatto arrabbiare capiredattori e capiservizio, ma non per i voti o per avere visto una partita con occhi miei. No, costruzioni azzardate, poco chiare, complicate, colore inutile, dimenticanze significative, ritardi. Non avevo centrato la notizia, la notizia troppo lontana dall’inizio del pezzo. Voglia di strafare, dimenticando di concludere il racconto. Non si capisce se la palla sia entrata, se il gol sia stato convalidato, eccetera eccetera.

Ma la parzialità, no. E ho dato i miei 4. Uno anche a Paramatti che, appena entrato, in Bologna-Atalanta, nel finale, concedette un gol a Pinardi, decisivo. Chiamò vari colleghi per arrivare a me, gli spiegai e quasi mi scusai.

Ho dato molti 4,5, quando una squadra subisce dai 3 gol in su, ne do regolarmente almeno uno. I 7,5 li do malvolentieri. Ciascuno ha i propri pallini, ma non c’è tutta quella malafede che dice Vanni.

Nei testi, almeno.

Carpi-Bologna, Corriere dello sport, Furio Zara e Alberto Polverosi mi dicono entrambi che il Carpi è una squadra, il Bologna no. Per me strameritò il Bologna, ma non era stato attento alla partita quanto loro, che proprio hanno 2 pagine da redigere e seguono sempre il Bologna.

Mille cose, Vanni, ma adesso non possiamo gettare la croce addosso a Tuttosport e al Corriere dello Sport, a Mediaset per la Champions league.

Io getto la croce addosso a Fabio Caressa perchè ha usato una parolaccia gratuita, questo sì.

E poi chi sono io, chi siamo noi, per dare lezioni di giornalismo e di etica a tanti? Io, almeno.

Tu sei un liberissimo pensatore, che può fare quello che vuole.

Qui, però, io rischio del mio. Perchè rischia di passare il messaggio che io la penso come te, che critico i direttori e i capiredattori di dove collaboro. Non si è mai visto, mai. Mai. Anzi. Si può pensare che io sfrutti te, mandi avanti te, per dare degli incapaci ai direttori e capiredattori. Mai. Non lo penso mai.

Un giorno, Vanni, quando avrò tempo, andrò a Tuttosport, a salutare il direttore Vittorio Oreggia e il vice storico Gianni De Pace e dovrò anche dire. “Guardate che Puzzolo è indomabile, critica Tuttosport e non posso censurarlo, perchè altrimenti lo perdo”. Al contempo, non posso passare ora a disquisire così.

Anche perchè la gente si ricorda le critiche, gli attacchi personali, le insinuazioni.

Dare dei faziosi a molti giornalisti non è bello e non sono assolutamente d’accordo. Qualcuno c’è, ma i nomi e cognomi io non li posso fare, perchè altrimenti il sistema mi espelle automaticamente.

Non si è mai visto un collaboratore pubblicare il giudizio di amico di parzialità, di non professionalità, di faziosità, soprattutto sui grandi temi. Mai. Mai. Mai.

E’ come se Puzzolo raccontasse che vari colleghi procuratori lavorano male, fanno i furbi, sono in malafede, lo fanno apposta a esprimere certi giudizi.

Serve un contraddittorio. Non posso scrivere a Tuttosport, al Corriere dello Sport, a Medaiset in passato, ad altro per il futuro per combattere le accuse di Vanni. Per una testata piccola come la nostra.

Diverso è Luciano Moggi, che in quanto Moggi, su Libero, in quanto Libero, anche, può tirare bordate contro i singoli della Gazzetta dello Sport o di chi vuole. Sono eccezioni, rare.

Un anno fa Salvatore Occhiuto scrisse che un commentatore della Rai era inadeguato, quegli se ne accorse e mi chiamò: “Scusa, Vanni, ma mi hai inviato un tuo articolo, ti ho citato in onda e mi ritrovo questo giudizio? MI vorrebbe sostituire con una ex atleta?

E poi contro Berruto, la Pellegrini, ma altro che non ricordo. Attacchi gratuiti, di Marilena Facci ai consiglieri comunali di Reggio Emilia, rei di avere sulla coscienza i suicidi per la crisi e altre amenità.

Allora, ripeto. Io posso avere tutti i motivi del mondo, posso pubblicare, disquisire sui pezzi, ma non sull’operato direttamente di giornali e giornalisti, a meno che non ci sia cattivo gusto.

Perchè, viceversa, non ricordo nessun collega che, pubblicamente, abbia denigrato il mio lavoro. Privatamente, come ho esposto, volentieri, è giusto, è una dialettica.

Perchè, allora, con il metro di Puzzolo, ci sono testate e capiservizio che dovrebbero scrivere che Zagnoli sulle partite fatica, che racconta particolari inutili, che magari le interviste vanno meglio ma sono imperfette, eccetera, eccetera.

Privatamente è un diritto-dovere della redazione, pubblicamente è meglio di no, per tutti.

Perchè altrimenti io attacco, chessò, Biasin di Libero, ma pubblicamente lo faccio solo in sua presenza o assenza ma dov’è ospite, per un discorso, una dialettica, non per criticarlo gratuitamente.

Perchè se critico lui allora indirettamente critico il direttore di Sportitalia Criscitiello che lo valorizza, in tv, eccetera, eccetera.

Immagina, Vanni Puzzolo, se del mio lavoro venisse stigmatizzato pubblicamente il peggio. La faziosità non è il massimo, da collaboratore a redattore, a direttore. Da sportivo, lettore, addetto ai lavori chiunque può fare qualsiasi cosa.

Perchè, allora, Vanni, tu dovresti criticare presidenti e allenatori che non valorizzano i tuoi assistiti, ma in maniera reiterata. Spiegando che di fatto sono in malafede.

Ah, caro Vanni. Io ho gettato ore in questa vicenda e non avrei dovuto.

Perchè smentire, spiegare, articolare, non fa altro che dare la notizia due volte, che alimentare il dubbio.

Se critichi me va bene, se critichi le scelte delle testate per cui collaboro non ci posso stare, a prescindere.

Non posso entrare nel merito.

Addirittura, ma lo dicevo anche con Occhiuto, se sul tuo facebook prendi posizioni singolari, per esempio contro Marchegiani, io con che faccia poi gli chiedo la mail, ipotizzo un’intervista?

La gente sennò si sente presa in giro, se per caso se ne accorge. E io non voglio far finta di nulla.

 

 

Leave a reply