Puzzolo. I casi Diawara, Keita e Icardi mettono i giocatori in cattiva luce, passano per poco professionali ma sono eccezioni. Perchè sto con i calciatori. Quando la Roma non mantenne la promessa con Brighi, il migliore per rendimento

Detto che io faccio di professione l’agente, quindi è normale , non fosse altro per deontologia professionale, che difenda i calciatori, devo anche dire però, per esperienze personali vissute in 25 anni di professione che, spesso, viene  raccontata una sola verità, e il giocatore dato in pasto a media e tifosi, ma le colpe delle società vengono taciute o omesse.

Una cosa accade quasi sempre, all’origine di comportamenti clamorosi, non professionali, come quelli di Diawara e Keita, vi è sempre, fidatevi, una serie di promesse non mantenute dalla Società.

Promesse che vengono fatte dalle società alla stipula del contratto, “ora accetta questi, con promessa che se fai bene, se giochi, se fai goal, a Natale il contratto lo rivediamo”, questa la classica promessa che viene fatta e spesso viene disattesa.

Il giocatore va bene, il valore di mercato aumenta, ma non si trova mai il tempo per ratificare la promessa, non è mai il momento giusto, e cresce l’insofferenza del calciatore che poi se la prende con il suo procuratore accusato di non essere capace di far mantenere le promesse.

Fateci caso al MIlan e alla Juve queste cose non accadono mai, forse perché le promesse le mantengono?

Io posso dire di sì.

Avevo Comandini, giocava titolare nel Milan, ma guadagnava non da Milan, mi fu detto, appena fa qualcosa di importante rivedremo il contratto.

Mise a segno una doppietta nel derby, ma io al lunedì non feci in tempo a richiedere il dovuto, fui anticipato da una telefonata di Braida che mi invitata in sede per migliorare Il contratto.

Con Brighi alla Roma le cose andarono diversamente.

Alla stipula discorsi chiari: “oggi prendi questi ma se nel corso della stagione dimostrerai di essere da Roma, non esiteremo ad adeguarti il contratto, dissero” .

In quella stagione Brighi fece 32 presenze, vince la classifica di rendimento davanti a Totti e De Rossi ( cosa a quei tempi quasi impossibilile) fece 3 goal in Champions, 5 in campionato, ma la società  non mantenne mai tale promessa.

Arrivammo alle polemiche sui media, ovviamente il giocatore fu fatto passare per mercenario e montato, l’agente fu impallinato su tutte le radio romane senza che nessuno venne a chiederci a noi la nostra versione.

Pensammo anche di non presentarci in ritiro, azione questa da evitare perché si perde in professionalità, ma a volte diventa dannatamente efficace.

Ci volle a metà stagione l’intervento di Spalletti pubblico, dove disse semplicemente : ” Brighi ha ragione”, e di un grande dirigente come Montali,  appena arrivato, che si impunto’ e disse:”se una società vuole diventare grande, deve iniziare a mantenere le promesse che fa!”, per riuscire ad avere il contratto che si era guadagnato.

Sarà un caso ma Montali pur provando per varie volte a lavorare nel calcio, ha cambiato sport.

Ho fatto due esempi per far capire che spesso ai giocatori vengono addossate tutte le colpe , ma la verità non è sempre quella che vogliono fare credere.

Sono certo che ora in tanti insorgerete dicendo un contratto una volta firmato va rispettato, e comunque se un giocatore va male non ci rimette mai nulla.

Obietto, non è vero!

Le prime che non vogliono rispettare i contratti sono le società, sapeste quante volte vengono firmati triennali o quinquennali con giocatori che,  dopo aver deluso, il primo anno vogliono assolutamente cacciare, e, soprattutto, nelle categorie inferiori, anche con metodi molto discutibili e provocatori.

Inoltre ora i contratti hanno tutti una parte fissa e una variabile, con obiettivi ed incentivi, e se un giocatore non  li centra perde circa il 30/40% del concordato.

La realtà è  che quasi sempre , seppur non lo si scriva sul contratto, ci si mette d’accordo che se il valore di mercato aumenta , anche il contratto ci si impegna ad adeguarlo, cosa però che troppe volte viene non rispettata dalle società.

Se oggi Icardi vale più di 60 milioni , e se  vi sono società che gli offrono 7 milioni all’anno e’ normale che non gli stia più bene guadagnarne la metà.

Se poi le società volessero mettere un freno perché non firmano un gentleman-agreement fra i presidenti dove si impegnano fra di loro a non andare ad ingolosire i giocatori altrui sotto contratto senza avere un preventiva autorizzazione?

Non lo faranno mai.

I campioni di cui abbiamo parlato sono solo la punta dell’iceberg, dove i media ci sguazzano e i perbenisti imperversano , ma il movimento racchiude pure la serie B e la lega pro, dove gli stipendi arrivano tre mesi dopo, quando arrivano, e dove i giocatori con il contratto che non servono più vengono fatti spesso oggetto di violenza, di mobbing, ma  di questo non interessa nulla a nessuno.

Un ultima cosa: i contratti non sono il Vangelo che nessuno può cambiare: quando si stipula un contratto pluriennale si va a stabilire una cosa ora per allora, mutabile nel tempo, con tante variabili, non a caso la legge prevede che i contratti si risolvano , si integrino, si allunghino, quindi smettiamo di ripetere questo sofismo, i contratti sono fatti anche per essere cambiati di comune accordo, sono le parole date che non andrebbero cambiate, ma bisognerebbe tenerne fede.

vanni puzzolo

 

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