Vanni Puzzolo. Il flop del Milan: dall’epopea di una grande squadra e società all’umiliazione con il Napoli. Manca Braida, l’unico vero esperto di calcio. Galliani si fa ammaliare da Raiola. Memorabile l’acquisto di Salamon, neanche sempre titolare in B.

Vanni Puzzolo con il tablet impegnato a scrivere
Vanni Puzzolo con il tablet impegnato a scrivere e a leggere

(v.zagn.) Uno dei pezzi migliori di Vanni. In attesa di pubblicare su spreaker un suo racconto, qui gli faccio i complimenti. E non perchè Braida è mio amico. A me rilasciato due interviste lunghe per Libero e alcune più brevi per altre testate.

Di Vanni Puzzolo

C’era una volta una grande società, era fatta da 3 lettere B come Berlusconi, G come Galliani, B come Braida. Era snella, rapida e terribilmente efficace.

Berlusconi era impegnatissimo in politica, pagava volentieri e non faceva danni, Galliani aveva pieni poteri si impegnava in politica federale, diritti tv, e soprattutto era il massimo referente in Lega, al punto di essere per diversi anni prima vice presidente e poi presidente, e soprattutto ascoltava Ariedo Braida, ds, dg, unico responsabile dell’area tecnica.

Braida lo aveva voluto Galliani portandolo dal Monza dove il geometra, che si fa chiamare dottore, aveva iniziato a fare il dirigente e Ariedo aveva smesso di dare gli ultimi calci al pallone.

In quei tempi il Milan vinceva tutto, mentre Barbara ancora giocava con le bambole.

Per portare un giocatore al Milan lo proponevi a Braida che lo analizzava in lungo e largo. Ariedo aveva un amico-osservatore in tutte le città, voleva sapere tutto sul ragazzo, se andava a scuola, chi frequentava, se aveva vizi, insomma valutava anche le doti morali, e poi la decisione finale spettava a lui, dopo essersi consultato con i suoi amici: Ruben Buriani,  Giorgio Vitali e Riccardo Sogliano, di cui si fidava ciecamente, a volte interpellava anche il duo Arrigo Sacchi-Natale Bianchedi.

Ovvio sbagliava pure lui, ovviamente, ma non posso stare qui a farvi l’elenco dei colpi che ha fatto Braida per il Milan, ci vorrebbe un libro, oppure basta vedere i campioni che sono arrivati in quegli anni, e anche i gregari silenziosi, ma non certo meno preziosi, per farvi capire quanto utile e prezioso sia stato Braida negli anni dei successi rossoneri.

Braida aveva solo un onere, essere silente, quasi invisibile, a lui non pesava e diceva: “A me piace lavorare nell’ombra”. Alzi la mano chi ricorda un’intervista di Braida o una sua presenza in studi televisivi, lui sapeva che la scena era del capo, e nessuno doveva rubargliela, stava al suo posto, ma vi garantisco che in più di 20 anni al Milan , Braida, con le sue scelte, le sue intuizioni, ha fatto la fortuna del Milan.

Vi garantisco anche un’altra cosa, Berlusconi, checchè giornalisti e opinionisti genuflessi si sforzino a farlo credere, di calcio non capisce nulla, nè tantomeno ha mai fatto l’allenatore. Cosa che invece ha Marcello dell’Utri nella Bacigalupo.

Galliani ne capisce appena un pò di più, anche se condivido il pensiero di Ancelotti quando dice che rimane il miglior dirigente sportivo italiano, ma questo non vuol dire capire di calcio e di giocatori, l’unico della triade esperto era Braida.

Un esempio. Sapete quale è stata, anzi sarebbe stata, l’ultima operazione di Braida?  Aveva venduto Pato in Brasile per 20 milioni di euro e comprato Tevez per meno di 10,  aveva intuito che il “papero” causa infortuni non ne aveva più, ma la cessione di Pato fu bloccata da Barbara, che nel frattempo aveva smesso di giocare con le bambole e, dopo un matrimonio fallito alle spalle, si era fidanzata con il brasiliano e non voleva che lasciasse Milano.

A lasciare il Milan fu costretto invece Braida poichè Barbara gliela aveva giurata ed essendo indissolubile il rapporto Berlusconi-Galliani, Braida anello debole della catena fu costretto ad andarsene.

Ariedo, gran signore, se ne andò, senza mai una polemica, senza mai raccontare questa storia e mai una parola contro il suo caro Milan gli è più uscita di bocca, ma dopo di lui al Milan è rimasta solo la lotta di potere fra Barbara e Galliani, risolta salomonicamente dal Berlusca, con i due incarichi di amministratori delegati, ma in realtà da quel momento a livello tecnico è rimasto il vuoto assoluto.

Oggi se guardate l’organigramma del Milan non esiste un d.s, un d,g, un responsabile area tecnica.

Galliani lavora a 360 gradi, fa tutto lui il mercato, ogni tanto si innamora di qualche procuratore, vedi Raiola, e lo segue, si fa consigliare, spesso ammaliare ma non ha le capacità di scegliere giocatori.

Racconto un aneddoto: quando il  Milan prese Balotelli, la prima volta, prese subito dopo anche Salomon, un giovane difensore del Brescia, molto alto ma anche molto lento, e i media esaltarono l’acquisto dicendo che avevano preso un giovane di grandi prospettive, io chiamai Braida e gli dissi: “Ma come fate a prendere Salomon che in A non può giocare?”. Lui mi rispose, Galliani doveva fare un favore a Raiola, ma Salamon non farà nemmeno una partita amichevole con il Milan, infatti è da tre anni che gioca in B.

Ecco forse ora avrete più chiaro come una grande società possa fare le figure che sta facendo il Milan, del mercato isterico di quest’anno ho già parlato un mese fa.

 

 

 

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