Assocalciatori. Il Carpi in A con 7 liguri. E’ arrivato con Poli, Pasciuti e Di Gaudio che iniziarono cinque anni fa in D.

Vanni Zagnoli

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Kevin Lasagna

Ancora la rosa per la serie A è da definire, certamente il Carpi vuole aprirvi un ciclo modello Sassuolo e allora, per esempio, non è detto resti Kevin Lasagna, ex serie D veneta, mantovano idolo dei tifosi per quel cognome gastronomico, da piatto bolognese.

In rosa ci sono 7 liguri, più il dirigente Roberto Canepa, e per loro è normale l’emulazione del modello genovese, di austerity e risultati.

Le bandiere si chiamano Poli, Pasciuti (premiato come il gentleman della serie B) e Di Gaudio, qui dal 2010, quando il Carpi era in Seconda divisione: in fondo 6 anni fa era in D e nel 2000 addirittura in Eccellenza, categoria regionale.

Proprio Totò Di Gaudio è uno dei trascinatori carpigiani, l’unico siciliano del gruppo: “Mi sono sposato a giugno di un anno fa – racconta sul palco della festa in piazza -, dedico la promozione a mia moglie Maria, aspetta pure un bambino, si chiamerà Emanuel”.

Di Gaudio ha una simpatia per il Palermo, che si è salvato brillantemente soprattutto grazie agli argentini Dybala e Vasquez.

“Sono fenomeni, hanno mostrato quest’anno di valere altri palcoscenici. Il Palermo comunque è una grandissima squadra e ha disputato un campionato eccellente”.

Sul piano tecnico, Totò ha un beniamino. “Frank Ribery, il francese del Bayern Monaco. Ho il contratto sino al 2017, per cui non ho bisogno di rinnovarlo”.

E’ seguito da Manuel Montipò, procuratore anche di Luca Toni.

“Peraltro è stato il miglior campionato della mia carriera, con 8 gol e 3 assist, con poche panchine, a inizio stagione. Merito anche di Castori, che ci ha inculcato la mentalità vincente, sacrificio e umiltà. Di fatto abbiamo stracciato il campionato, significa che siamo anche ottimi calciatori”.

Antonio Di Gaudio ha un grande amico, in rosa: “Roberto Inglese. Vedrete, sarà il nuovo Cavani. Stando in tema di Palermo…”.

Di Gaudio chiude gli occhi e prova a pensare a Carpi-Juve. “E’ una cosa impressionante, neanche saprei immaginarla. E’ il sogno che avevo da bambino, arrivare in serie A e incontrare quei campioni”.

La stella della squadra è Jerry Mbakogu, arrivato dal fallimento del Padova. Era nel mirino del Borussia Dortmund, complice un infortunio si è fermato a 15 gol e potrebbe restare anche per la serie A.

Nella promozione ci sono le parate di Gabriel, il portiere in prestito dal Milan: “Ringrazio Dio per essere arrivato qua – racconta -, c’è l’accordo fra le società perchè io resti. E l’amico Kakà mi ha fatto i complimenti. Il mio obiettivo è giocare e adesso al Milan ci sono due portieri importanti, Diego Lopez e Abbiati. Per questo credo che non sia ancora arrivato il momento giusto di tornare a vestire il rossonero. Questa esperienza mi ha fatto crescere molto”.

Festeggia con gli ex compagni anche Fabio Concas, sospeso l’8 gennaio per cocaina. La società gli aveva subito rescisso il contratto. “Mi alleno da solo – confessa -, a Cornigliano, quartiere di Genova, d’accordo con il procuratore Filippo Cavadini”.

E’ stato squalificato per due anni. Era uno dei migliori biancorossi, la promozione è anche sua.

“Per come eravamo partiti – dice l’esterno – è un miracolo. Due giorni dopo la positività sono ritornato a casa, in Liguria. Sono rimasto legato particolarmente a Raffaele Bianco e a Totò Di Gaudio. I liguri del gruppo sono davvero da Carpi, per lo spirito. E’ gente che aveva voglia di emergere, che magari partiva dal nulla o rinascere”.

Fabio Concas ha una grande tifosa, la sorella Martina, e a propria volta è sostenitore della Sampdoria. “Sono cresciuto lì, sino ai 13 anni”.

Tra i liguri del Carpi c’è Fabrizio Poli, nato a Bordighera e abitante a Sanremo, che passa in rassegna i corregionali.

“Sino a gennaio è stato con noi Concas, lo definirei imprevedibile. Poi Sabbione, il “pazzo” del gruppo. Lollo è un mastino, Pasciuti rappresenta la classe, entrambi sono della provincia di Spezia, al confine con la Toscana”.

Poli arrivò in C2, a Carpi, dal fallimento dell’Arezzo. “Resto perchè davvero voglio giocarmi questa serie A. La immagino difficile, contro campioni che sino a ieri vedevamo solamente in tv. Vincendo a Vicenza e poi aggiudicandoci il derby avevamo capito di poter vincere il campionato. Un’altra tappa fondamentale è stato il pareggio di Brescia, da 3-1 a 3-3, in 9 uomini”.

E’ certamente anche la promozione di Raffaele Bianco, fra i migliori 3-4 centrocampisti del campionato.

“E’ una grande soddisfazione, per com’è stata costruita la promozione. Ho raggiunto una continuità di prestazioni notevole, tutti peraltro abbiamo giocato al di sopra delle nostre potenzialità e cercheremo di farlo anche nella categoria superiore: proveremo a stupire per avere il nostro posticino anche in A”.

Il ds Giuntoli aveva sensazioni positive già ad agosto.

“Il direttore è sempre stato ottimista – sottolinea il leader  biancorosso, già capitano -, personalmente all’epoca non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. Abbiamo costruito una linea tra noi che ci ha portato a massacrare tutte le squadre già a fine girone d’andata. Nel ritorno abbiamo mostrato maturità, per mantenere il primato di fronte a formazioni più blasonate e di alta caratura tecnica”.

Bianco è casertano, di Aversa. “Calcisticamente parlando, sono partito da Afragola, in provincia di Napoli, a 14 anni. Contro il volere di mamma Maria sono partito per andare a Torino, alla Juve, per le giovanili. Dopo tanto girovagare, sono arrivato qua e ho vissuto emozioni fantastiche”.

Papà Antonio non c’è più da 9 anni, da giovane guidava gli autobus di linea. “Mio fratello Giovanni ha 35 anni e lavora in aeronautica, mia sorella Angela (36) gestisce un negozio con il marito. La promozione è anche per loro”.

Bianco raggiungerà in serie A un altro casertano, Francesco Tavano. “C’era anche Pasquale Luiso, del mio paese, una decina di anni fa”.

Quest’anno la fascia di capitano è andata a Filippo Porcari, dispiaciuto per la retrocessione del Parma quanto felice per il Carpi.

“Questa soddisfazione è stata unica, per me, superiore alla doppia promozione con il Novara perchè la seconda arrivò ai playoff. Qui abbiamo stravinto la serie B, dominandola, proprio, dalla partita di Avellino. Questo gruppo merita la A”.

Porcari era il capitano anche a Novara, solo però in A. Ai biancorossi ha portato geometrie e rottura.

“Sapevamo di avere un buon potenziale, certamente non pensavamo di arrivare tanto in alto. Dedico la promozione a mia moglie Alessia, 28 anni, e a mio figlio Mathias, di un anno e mezzo. le persone più importanti della mia vita. Il mio idolo è l’ex centrocampista Mathias Almeyda, già protagonista nel Parma, all’Inter e alla Lazio, e per questo ho chiamato mio figlio come lui”.

In due anni con il Carpi, Porcari ha segnato una sola volta, nella sua prima stagione nel Modenese.

“A 31 anni, penso soprattutto alla squadra. Ho rinnovato il contratto di recente, sino al 2017. Qui abbiamo una società forte, un direttore sportivo importante, che sa di calcio e sa rapportarsi con il gruppo, Giuntoli, e un grande allenatore, Castori. E l’ossatura della squadra è fondamentale”.

Porcari è parmense, di Salsomaggiore Terme, abita in centro a Carpi. “Salso per me è il paese più bello del mondo, ci andrò a vivere in futuro, con mia moglie e mio figlio, non lo lascerei mai”.

E’ anche solo per storie così che il Carpi merita la serie A.

 

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