https://www.enordest.it/2024/07/07/spalletti-ripartiamo-da-lui-obiettivo-mondiali/
Vanni Zagnoli
Il problema non è far dimettere il presidente federale Gabriele Gravina, l’importante è che non si ricandidi e questo ancora non è certo.
L’Italia si divide fra giustizialisti, che vogliono la testa anche del ct Spalletti, e invece persone più razionali, che concederebbero un’altra possibilità all’allenatore dello scudetto del Napoli.
Il 2-0 subito dalla Svizzera non ha provocato terremoti, Gravina si sarebbe dimesso solo se l’avesse costretto il presidente del Coni Giovanni Malagò. Sette anni fa, Carlo Tavecchio si fece da parte solo perchè obbligato dallo stesso Malagò, con la mancata qualificazione al mondiale del 2018 firmata da Giampiero Ventura, ribattezzato Sventura, diversamente non avrebbe mai lasciato. Domenica, Gravina ha detto che la politica non dovrebbe immischiarsi, in realtà la federcalcio è di tutti, non solo dei dirigenti, e storicamente i nostri sono attaccati alla poltrona.
Dieci anni fa, Giancarlo Abete si dimise dalla presidente federale, assieme a Cesare Prandelli dopo l’uscita al primo turno al mondiale del Brasile e fra l’altro il ct era reduce dall’argento a Euro 2012, fu irremovibile e non perchè, come scrisse Libero, fosse già certo di allenare in Turchia.
Ora Abete è presidente della Lega dilettanti, che vanta la maggiore quota elettiva in assemblea federale e potrebbe persino essere un candidato.
Malagò ha suggerito a Gravina di anticipare le elezioni, si voterà il 4 novembre e in queste settimane anche la Lega calcio cercherà il candidato ideale. Sono contro la sua defenestrazione il presidente della Lazio Lotito, parlamentare di centrodestra, e De Laurentiis, presidente del Napoli, chissà se stavolta vinceranno.
Gravina si ricandiderà soltanto se avrà la sicurezza di essere rieletto, al terzo turno basterà la maggioranza più uno, sennò uscirà di scena, a 71 anni, e magari avrà un incarico di contorno.
Quando prese la presidenza federale, l’accordo era che poi sarebbe toccato a Cosimo Sibilia, 4 anni più tardi invece Gravina non mantenne quel patto, al punto che lo sfidante disse: “Io non comprerei mai un’auto usata da lui”.
La presidenza Gravina ha portato l’Europeo del 2021, la mancata qualificazione al mondiale e adesso i mancati quarti di finale, in cui l’Italia è stata l’unica grande squadra a non arrivare, offrendo una delle immagini peggiori da mezzo secolo.
Luciano Spalletti merita una seconda chance, ha capito di avere messo troppa pressione sui giocatori, ai rigori con la Spagna vincemmo anche perchè Chiellini scherzò con il capitano delle Furie Rosse, al momento del sorteggio fra chi calciasse per primo. Per stemperare le tensioni, fu determinante Gianluca Vialli che, consapevole di avere vita breve (sarebbe scomparso un anno e mezzo più tardi), al gruppo azzurro raccontò la sua gioia, le emozioni, facendo capire realmente i valori della vita rispetto a una semplice partita di calcio.
Il risultato, peraltro, è una cosa molto seria, anche se Spalletti dice: “Il 2-0 non è stato poi così scandaloso”.
La prestazione è stata negativa, è mancata la reazione. Non si capisce perchè il ct abbia impiegato El Shaarawy, spesso riserva nella Roma, e non Zaccagni, l’uomo del ritorno del Verona in serie A e poi risolutivo in alcuni derby romani. Considerato che Jorginho all’Arsenal non aveva giocato molto, serviva Verratti, anche se è l’unico azzurro finito in Arabia. A destra, il cambio di passo di Orsolini sarebbe stato utile, veniva dalla super stagione al Bologna, e avrebbe consentito di spostare a sinistra Chiesa, posizione dalla quale va al tiro con maggiore efficacia. Tre sottolineature che avevamo già proposto alla vigilia.
Non avevamo considerato, invece, Locatelli, che il meglio l’ha dato nel Sassuolo ma sarebbe stato più utile di Fagioli, fermo da 7 mesi e angustiato dalla squalifica per le scommesse. E’ ancora fuori per lo stesso motivo Tonali, regista designato dell’Italia.
Dietro, la scelta di Mancini non è stata la migliore, alla Roma era già incappato in vari errori individuali, Buongiorno avrebbe offerto maggiori garanzie di tenuta, certo hanno inciso gli infortuni ad Acerbi e a Scalvini.
A destra, Di Lorenzo è stato una sciagura, annunciata perchè anche nel Napoli aveva fatto parecchio male, nel dopo scudetto. Il ct lo considera come un figlio, ha fatto male a esporlo a ripetute brutte figure. A sinistra, Darmian ha faticato ma è stato adattato, del resto i mancini veri non erano a disposizione, Dimarco con problemi muscolari e Calafiori squalificato, senza tutte queste assenze qualcosa sarebbe cambiato.
A 4’ dalla fine, fra l’altro, c’era un rigore per l’Italia, notato subito da noi e anche dall’ex arbitro Bergonzi, su Rai1, un tocchetto di mano in area su cross da destra che generalmente nel calcio di oggi viene punito, anche se noi non siamo d’accordo. Se trasformato, magari avrebbe poi portato a una palla gol per raggiungere i tempi supplementari.
Un’Italia a pieno organico e con i migliori avrebbe avuto un altro peso, contro una Svizzera comunque al suo top, dopo quasi 70 anni.
Berardi si è infortunato a primavera, sennò sarebbe stato titolare, a destra. Verratti era stato il migliore nello sfortunato playoff contro la Macedonia, non importa se poi aveva rifiutato due convocazioni, difficilmente peraltro sarà richiamato da Spalletti.
Il ct anticipa che ringiovanirà il gruppo ancora di più, il punto è che spesso i risultati si ottengono anche con l’esperienza. Tutti a dire che tre anni fa c’erano Chiellini e Bonucci, ma avevano già rispettivamente 37 e 34 anni. Bastoni è un difensore centrale eccellente, con Calafiori accanto, altro mancino, ha perso qualcosa in automatismi e anche sul piano difensivo.
Poi c’è la questione Scamacca, sensazionale nel girone di ritorno con l’Atalanta e anche in Europa league ma fermo a un gol in 20 gare nell’Italia. Ha 25 anni e mezzo ma solo da due stagioni disputa le coppe europee e prima di Bergamo era stato infortunato, al West Ham.
Gasperini fa rendere al meglio tutti, come Spalletti in campionato, Gianluca Scamacca è stato schiacciato dal peso della responsabilità, ha ricevuto poche palle giocabili e neanche fatto pressing. Retegui ha combinato qualcosa in più ma nulla di veramente determinante, si ripartirà comunque anche da loro, considerato che l’Italia non ha grandi centravanti. Anzi, prime punte veri campioni sono rare, nel calcio odierno. E nonostante una delle stagioni peggiori della carriera, Immobile sarebbe stato utile.
L’unico campione dell’Italia è Gianluigi Donnarumma, ha 25 anni e tutto per battere il record di presenze in nazionale di Buffon. Magari non quello di longevità, dal momento che l’altro Gianluigi ha lasciato a 43 anni e mezzo.
L’ex capitano ha rinnovato il contratto con il presidente Gravina, diventerà una sorta di direttore sportivo dell’Italia.
A settembre si riparte con la Nations league, in cui l’Italia ha sempre fatto bene, con Roberto Mancini, raggiungendo due semifinali.
Il girone sarà molto complicato, con Francia, Belgio e Israele, che aveva perso uno degli spareggi per la qualificazione agli Europei. Vincerlo significa aumentare il punteggio nel ranking Fifa, fondamentale per stabilire le teste di serie dei 12 gironi di qualificazione ai Mondiali del 2026.
I gironi saranno a 3 o a 4 e le prime classificate saranno qualificate direttamente ai Mondiali mentre ai playoff prenderanno parte le dodici seconde classificate e le quattro migliori squadre della Nations League che non abbiano già acquisito il passaggio del turno nel girone di qualificazione ai Mondiali da prime o siano arrivate seconde. Le quattro vincitrici degli spareggi si qualificheranno ai Mondiali 2026, in Usa, Canada e Messico. Con soli 3 posti in più, per l’Europa, rispetto a Qatar 2022, la qualificazione non è scontata.
Se Spalletti dovesse riprendere bene, in Nations league, il nuovo presidente federale gli rinnoverà la fiducia, diversamente potrebbe cambiare ct e il primo candidato a furor di popolo sarebbe Claudio Ranieri, nonostante i 73 anni. Un’alternativa Massimiliano Allegri, proposto dal suo amico Flavio Briatore, optando per un allenatore che punti solo a vincere e non al bel gioco, al fare la partita. “Io so far giocare solo in un modo”, diceva Luciano Spalletti. E per i più avrebbe dovuto capire i limiti della rosa e accettare in primis di avere una buona fase difensiva, che agli Europei hanno mostrato in tante. Storicamente, i successi dell’Italia sono sempre partiti dalla solidità. Mancata in Germania.
La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”