Lo scorso 18 dicembre sono passati 150 anni dalla nascita di Luigi Masetti che è stato il Marco Polo della bicicletta, l’Indiana Jones delle due ruote, uno studente poliglotta e avventuroso che alla fine dell’Ottocento ha attraversato il mondo in bicicletta, praticamente il primo cicloturista italiano della Storia. Rifece in bicicletta la Campagna d’Egitto di Napoleone, da Milano alla Piramide di Cheope, attraversò il Medio Oriente; arrivò in Marocco per poi girare la bicicletta e dirigersi in Norvegia, fino a Capo Nord; proseguì per la Russia dove fece amicizia con Leone Tolstoj e puntò dritto verso Costantinopoli. L’impresa però che gli diede fama internazionale fu la Milano-Chicago su due ruote: per realizzare il suo sogno scrisse una lettera al primo direttore del Corriere della Sera Eugenio Torelli Viollier chiedendo 500 lire per pagarsi il viaggio in nave. In cambio raccontò l’America che incontrava pedalando, la cronistoria del “viaggiassimo”, come lo ribattezzò la stampa dell’epoca, pubblicata ogni settimana dal Corriere lo resero una celebrità. Si fece persino ricevere dal presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland, scrivendogli un bigliettino davanti alla porta della Casa Bianca, incontro che raccontò in una delle sue corrispondenze. Al suo ritorno a Milano una folla lo aspettava per strada per celebrarlo come un eroe.
Aveva persino studiato una dieta personalissima per le lunghe distanze e un gallo che gli faceva da sveglia
Masetti era un polesano trapiantato a Milano dove ha vissuto per sempre. Per questo, il Consorzio per lo Sviluppo del Polesine aveva organizzato a Milano un party compleanno con video, musiche d’epoca e interventi per celebrarlo, al Bianchi Cafè e Cycles di piazza San Babila. Anche perché la pista ciclabile più lunga d’Italia che parte dalle Alpi per trovare capolinea sul Delta del Po verrà intitolata a lui. E anche perché due temerari hanno intenzione l’anno prossimo di percorrere la distanza che da Rovigo va a Milano in sella alla riproduzione della stessa bicicletta di allora.