20 anni di Gianluigi Buffon, in serie A. Quella domenica c’ero, come sempre, a Parma-Milan. Capii, capimmo che era nato un fuoriclasse

Gianluigi Buffon 20 anni fa, o giù di lì

Parma-Milan, per chi l’ha vista e per chi non c’era, direbbe Ivano Fossati ne La mia banda suona il rock.

Quella domenica pomeriggio di 20 anni fa, addì 19 novembre 1995, allo stadio Ennio Tardini c’ero io, imbaccuccato come al solito, perchè alle partite ho sempre un grande freddo e allora avevo molti servizi da sbrigare, altrochè d’acchito, molto di più. Poco prima o poco dopo, con il Cagliari, finii in ospedale. Avevo preso il Prozac, la pillola della felicità. a stomaco vuoto, mi ritrovai con la pressione minima a 120, tachicardia. Avvisai la collega Laura La Posta, oggi a Il Sole 24 ore, di scrivere per conto mio per Il Tempo, per Il Gazzettino, forse anche per Il Giornale di Sicilia, non ricordo. Laggiù, nell’infermeria del Tardini, non si stava male, il cuore era uscito dalla gola, era tornato al suo posto e il bulgaro Stoickhov lassù a me piaceva. Ricordo quando gli chiesi della curiosità per quella sua macchina targata San Marino e lui con quel suo viso da gomiti alti mi rispondeva male, in presenza del ds Giovanni Battista Pastorello, barba bianca e padre oggi di procuratori di vaglia.

Ma torno a Buffon, a Parma-Milan, 0-0 e miracoli in sequenza. Nevio Scala fece giocare Buffon, non il 12° dichiarato, Alessandro Nista, ex Pisa. Bucci era infortunato e quel ragazzo convinse subito.

Vent’anni fa o giù di lì. Con l’incoscienza dentro al basso ventre. Canterebbe Francesco Guccini, nell’Eskimo. Buffon l’aveva davvero, si fece fotografare nudo e in sede tutte pazze per lui, Seredova era bimba mentre Ilaria d’Amico probabilmente si specchiava e pettinava le bambole.

Noi c’eravamo, con Darwin Pastorin e l’altro inviato di Tuttosport Alberto Pastorella, quasi uno scioglilingua. Pas (o past, non ricordo e non ho voglia di andare in cantina a controllare) e a.pa.

Pastorin e Pastorella era una bella coppia, capitava di scrivere per Tuttosport anche da Parma, non solo da Reggio. Una volta Darwin mi chiese di fare un piacere al collega del Corriere dello Sport, Antonio Maglie. Non lo facevo volentieri, ma lo feci.

Darwin, invece, seppe raccontare di quel portiere alto e spavaldo, partendo dal racconto del cielo e dall’abbigliamento, come gli aveva consigliato il re degli inviati, Vladimiro Caminiti.

Ecco, chiudo gli occhi, li riapro. Che bello esserci stato, lassù, in tribuna stampa, al Tardini, di fronte a quel fenomeno di un portiere, che avrebbe parato anche la luna, spaccone come Stefano Tacconi.

Spaccone come pochi. Ma poi nel tempo si è acquietato. Le buffonate fuori dal campo non lo ricordiamo, perchè gli vogliano troppo bene.

Buffon lo intervistai da solo, direi al telefono, quando compì 20 anni, per Avvenire. Fu un gran colpo, ci ho riprovato per i 30 anni, a vuoto. Ci riproverò per i 40 ma sarà impossibile, perchè sarà ancora alla Juve e magari da titolare. A 50, ecco. Forse a 50 anni ce la potrei fare. Ma io ne avrò 57. Ci arriverò?

Buffon magari sarà la tv, in tv, con Ilaria d’Amico e i figli da quei nomi improbabili che rifiuto di cercare.

In questi casi tiro fuori la figlia di David Bowie, Peaches. Piacere, Pesche. Ecco, va beh, sono andato a controllare. Thomas (come N’Kono, mito del Camerun) Louis e David Lee. Neanche fossero stranieri… Va bene l’esterofilia del calcio, però. Alena, dai.

Quel giorno, al Tardini, dovevano esserci proprio tutti, per Parma-Milan, a occhio e memoria. Emilio Marrese per Repubblica, con Licia Granello, Giancarlo Padovan e Alberto Costa per il Corriere della Sera e possibile Monica Colombo, Roberto Beccantini e Fabio Badolato per La Stampa. Franco Ordine per Il Giornale.

Era partita da doppio inviato. Oggi, 20 anni dopo, ricordiamo. Darwin era già brizzolato, io avevo 24 anni, Buffon 17.

 

 

 

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