25 anni di professione, in questo mese, è il momento più delicato. Chiedo una dedica, una frase, un incitamento.

Vanni Zagnoli in sala stampa.

Vanni Zagnoli in sala stampa.

Vanni Zagnoli: nel tempo libero rimugina...
Vanni Zagnoli: nel tempo libero rimugina…
vanni zagnoli
vanni zagnoli
Vanni Zagnoli a Tv Parma
Vanni Zagnoli a Tv Parma
Vanni Zagnoli durante la presentazione del libro di Roberto Beccantini
Vanni Zagnoli durante la presentazione del libro di Roberto Beccantini

 

Vengo da giorni in Albania, non ho staccato per nulla, dormito pochissimo, sembro Fabio Fognini, in questi casi, vedo nero come il grande tennista.

Lavorare da freelance oggi è sempre più difficile per tutti. Questo mese fanno 25 anni dal primo articolo pubblicato.

Mi farebbe piacere ricevere qua sotto, far entrare nel forum, che si registrassero, un pensiero, un qualcosa da parte di colleghi, amici. Perchè alle volte il terreno sprofonda sotto i piedi e l’ansia, la paura di spazi sempre più ridimensionati prende il sopravvento.

Spazi qualificati, ovviamente, perchè qui c’è tutto lo spazio che vogliamo, lo sapete. E avrei grandi progetti, se solo trovassi gente che mi voglia seguire, pubblicando pezzi di qualità di colleghi che stimo tanto e che studio da anni.

C’è un dato singolare, in realtà, 42mila e passa visualizzazioni dei miei video – ce n’è uno di Occhiuto, altri ha fatto da cameraman -, realizzati alcuni da Silvia, su youtube.

E’ un dato confortante, significa che le interviste hanno appeal anche in video. Alcune, troppe scelte sono affettive, del resto questi siamo.

Il mio binomio preferito è giornalismo e sentimento e poi ci può essere anche tanto altro.

C’è la vita che scivola via, inseguendo un contratto che a 44 anni non arriverà più e che invece avrà magari chi nasce con la tv o con il web. Non ho più l’età.

Volete mettere chi lavora in una redazione nazionale?

Ma poi chissà se reggerei?

E’ sempre così. Chi è fuori, come me, sogna di essere dentro. Se fossi dentro, sarei forse felice fuori. Ma non credo. Dentro si hanno tutele economiche, sindacali, fuori si è alla mercè di tutto.

E poi ciascuno ha il proprio carattere, mi chiedo come farei a fare l’inviato. Inviato intendo lontano, non certo in zona, dove vado da anni con Silvia.

Via, mi fermo qua. Invece di lasciare note whatsapp e mail a chiunque e telefonate e messaggi vocali su facebook chiedo interventi qua. Anche di uffici stampa, amici e non.

Sulle prospettive di professione da fuori delle redazioni. Blogger di tutto un po’ non è il massimo, onestamente, per nessuno.

Saluti da Reggio Emilia, redazione di Coviolo.

Vanni con Silvia e friends.

 

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3 comments

Ciao Vanni,
so di cosa parli ma non so se quello che sto per scrivere ti farà piacere.
Da quello che dici appare evidente che, per te, la libera professione è un ripiego, un male minore, una sorta di limbo o di disagevole anticamera in attesa di un’assunzione che – dici tu, probabilmente a ragione e non foss’altro per ragioni anagrafiche – potrebbe non arrivare più.
La tua aspirazione è legittima. E’ la stessa di altre migliaia di colleghi a cui auguro di raggiungere l’obbiettivo.
Ma è il mezzo che è sbagliato.
La libera professione – te lo dico da freelance da sempre, per scelta radicale, condita da rifiuti di assunzione in giornali importanti e da dimissioni da posti “al caldo” – non è, non è mai stata e non può essere una scorciatoia, o una via alternativa, o una sala d’attesa per l’assunzione.
E’ esattamente il contrario e per essere praticata richiede qualità diverse, a volte opposte a quelle di chi agogna la poltrona da redattore.
So benissimo che alternative non ce ne sono e che se rifiuti i panni di “autonomo” (cosa ben diversa dal libero professionista però, attenzione!) rischi concretamente di essere espulso dalla professione, visto che per prendere il tuo pur scomodo posto c’è certamente la fila.
Ma non è che accettando il precariato a vita si ottiene qualcosa. Anzi, spesso succede il contrario.
Mi chiederai a questo punto cosa ti suggerisco o che soluzioni propongo.
Ammetto che non ne ho, tranne una certezza maturata in quasi trent’anni di mestiere: o il freelance lo fai perchè sei convinto di volerlo fare o altrimenti è tempo sprecato, fonte infinita di amarezze, delusioni, aspettative tradite, arabbiature.
Sul mio blog ne ho parlato spesso, se ti va dai un’occhiata.
In ogni caso in bocca al lupo, caro collega!
Ciao, S.

No, Stefano, il ragionamento è semplice. Sono passato dal troppo al sempre meno, sempre meno e sempre più sofferto. Esclusive particolari, da realizzare in fretta e pagate poco e irripetibili. Per questo mi sono fatto un sito per il quale spreco ore e ore. Così butto lì temi e personaggi e curiosità e tutto che preferisco non buttare.
Non sono d’accordo, Stefano. Oggi il redattore è più sotto pressione, ma anche molto ricercato, ovunque. Chi è di qualità. Io vivo da sempre di insicurezze, di paure, di fobie, di somatizzazioni, di confronti con me stesso. Da cui esco perdente. Mi è mancata una regia. Niente contratto, figurati, freelance a vita e poco convinto. Perchè freelance dà fastidio, ovunque, in particolare nello sport di alto livello.
Abbraccio e scusa, ciao

Ho, spero, concluso dopo 15 anni e spiccioli dal mio esame di Stato, il periodo del precariato e della ricerca. Sono dentro nel sistema, e ne sono felice. Sono sotto pressione. Ma attenzione sul discorso della qualità… I redattori, specie nel mondo online, sono spesso solo numeri…

Forza e coraggio per la tua situazione, forza e coraggio anche per quella della professione…

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