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Vanni Zagnoli
Addio a Nenè. L’ex centrocampista del Cagliari è scomparso sabato a 74 anni, era stato un primattore del dello scudetto, nel 1970, amatissimo dai tifosi per le scorribande sulla destra e i cross per Gigi Riva. Fu nel ’69, con l’acquisto di Angelo Domenghini, che passò a centrocampo.
Il brasiliano viveva in Sardegna, la sua seconda patria, era malato da tempo: è morto in una struttura sanitaria a Capoterra, in provincia di Cagliari, stroncato da una crisi respiratoria. Aveva già rischiato la vita nel 2011, quando venne ricoverato al policlinico universitario di Monserrato, sempre per problemi respiratori.
Claudio Olinto de Carvalho aveva iniziato a giocare nel Santos di Pelè, nel ’63-’64 approdò alla Juve e segnò 11 gol in 28 partite, il suo record in serie A. Danzava con la palla, era il tipico brasiliano bello da vedere, nato come centravanti di manovra.
Passò al Cagliari e vi restò per 12 stagioni, conquistando anche il secondo posto del ’69. Era sempre titolare e con i rossoblù chiuse con 311 presenze e 23 gol. I suoi allenatori furono Arturo Silvestri e Manlio Scopigno (che lo trasformò in centrocampista), Ettore Puricelli ed Edmondo Fabbri. Poi Beppe Chiappella, Gigi Radice, Luisito Suarez e Mario Taddia. Lasciò a 34 anni, ma con i sardi aveva vissuto anche un’esperienza in America, nel ’67, con i Chicago Mustangs.
Finita la carriera, aiutò Riva, che aveva appena aperto una scuola calcio. Insieme a Martiradonna, faceva da istruttore al centro addestramento, nel campo sterrato delle Saline.
Da allenatore inizia nella Primavera della Fiorentina, vincendo il Viareggio del ’79, scudetto e coppa Italia nell’80. Tra i primattori della doppietta ci furono i difensori Armando Ferroni, Giovanni Guerrini e Luciano Venturini, i centrocampisti Luigi Sacchetti e Luciano Bruni, gli attaccanti Sauro Fattori e Walter Mazzarri. Visse due esperienze in C, nell’82-’83 alla Paganese, la stagione successiva al Sant’Elena Quartu, oggi nella Promozione cagliaritana.
Preferiva però allenare i ragazzini, con loro si illuminava, facendo emergere simpatia e gentilezza. A distanza di anni riconosceva e salutava per strada i bambini che aveva guidato, fra Primavera e Giovanissimi del Cagliari, Berretti e Allievi della Juve.
Il Cagliari lo ricorda con una nota pubblicata sul sito. “Addio a una delle nostre leggende, uno degli eroi dello scudetto. La società lo piange con grande dolore, ricorda il valore di un eccezionale calciatore e di un uomo buono, dal comportamento esemplare, dentro e fuori dal campo”. Solo Daniele Conti ha battuto il suo record di presenze. “Nenè era un maestro di vita e, quando si ammalò, i compagni si presero cura di lui, con affetto e dedizione”.
Erano rimasti una squadra, anche se non prendevano più a calci un pallone. “E’ stato un simbolo di un’epoca. Adesso che non c’è più, ci sentiamo tutti un po’ più soli. Ciao, Claudio”.
Il fantasioso sudamericano è il quarto scomparso, nella squadra scudettata del Cagliari, dopo i difensori Mario Martiradonna, morto nel 2011, Giulio Zignoli (2010) e Moriano (Moreno) Tampucci, il portiere di riserva spentosi tre anni fa.
Nel ’70, lo scudetto scese a sud di Roma per la prima volta e allora la formazione sarda si recitava a memoria: Albertosi; Martiradonna, Zignoli; Cera, Niccolai, Tomasini; Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, Riva. Il brasiliano era l’unico straniero, giocò 4 partite nell’olimpica della seleçao quando giocava nel Santos.
I tifosi sardi rossoblù sono scossi, molti sui social network postano ricordi personali e fanno circolare il video di una grande partita giocata all’Olimpico con la Roma. Era il dicembre del ’67 e Nenè volò palla al piede per 80 metri, crossò perfettamente per Riva che la mise dentro con un tocco sporco.
Quell’uomo dai capelli corti e neri era stato tecnico giovanile anche di Marchisio alla Juve e allora su twitter il centrocampista della nazionale, infortunato, lo ricorda così: “Ho avuto la fortuna di averti come allenatore. Mi hai insegnato a calciare con tutti e due i piedi”.
Nenè era rimasto a vivere in Sardegna, al pari di Reginato, Martiradonna, Tomasini, Greatti, Poli, Brugnera e Riva.
I funerali si sono svolti lunedì, nella basilica di Bonaria e al termine del rito Gigi Riva l’ha ricordato commosso, con voce tremante: ”Senza di lui, difficilmente il Cagliari avrebbe ottenuto quei risultati. E’ gran dolore, per un grande uomo e calciatore. Aveva grinta e sapeva fare tutto: attaccare, persino marcare l’uomo più pericoloso. Va ringraziato per quanto ha fatto per tutti noi”.
Quando la bara è entrata in chiesa è scoppiato un applauso. E tanti hanno gridato: “Forza Nenè”, come se stesse entrando in campo contro l’Inter o il Saint Etienne, battuto 3-0 al Sant’Elia, in coppa dei Campioni, con il secondo gol suo.
Davanti all’altare, Rombo di Tuono ha steso sopra la maglietta bianca, con i bordi rossoblù e il numero 8.
A salutarlo, fra gli scudettati c’erano anche Poli, Reginato, Tomasini, Greatti e Brugnera. E poi un sardo nobile, Antonello Cuccureddu, suo rivale in tante partite con la Juve. Presenti altri grandi ex rossoblù, il portiere Copparoni, il centrocampista Quagliozzi, l’ala destra Roccotelli, suo erede, e l’ala sinistra Piras. Inoltre il ds di oggi, Stefano Capozucca, con i brasiliani Joao Pedro e Farias.
“Viviamo di ricordi intensi – spiega l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio -, i sardi non dimenticano Nenè. Ringraziano chi in questi ultimi anni gli è stato vicino, ricambiando l’affetto che ha dato a questa terra”.
Aggiunge monsignor Pier Giuliano Tiddia: ”È la seconda volta in poche settimane che ci ritroviamo qui, dopo il saluto al presidente Mariano Delogu”. Scomparso a fine luglio, aveva pilotato il Cagliari dal ’76 all’81.
“Di Nenè si ricorda la capacità atletica. Io amo ricordarlo anche come credente. Era il maggio del 1966, c’era una partita rischiosa con il Foggia e la squadra era in ritiro al motel Agip. I giocatori andarono nel vicino seminario. Mi chiese di confessarsi, manifestando la fede che portava con sè da bambino”.
Domenghini lo ricorda così: “Era un grande uomo, amico dentro e fuori dal campo. Con lui sulla fascia destra facevamo la differenza”.
Ci sarebbe da scrivere un libro, con tanti episodi da raccontare. “Si metteva al servizio della squadra, dava tutto, era sempre un esempio per i giovani, da uomo semplice. Abbiamo condiviso 4 anni, andavamo molto d’accordo, sul campo e fuori. Era un brasiliano all’italiana”.
“Nenè è stato il più grande di tutti”, dice Luigi Piras, in lacrime.
Al funerale c’erano anche i figli, Ruben e Giada, arrivati da Torino, e l’amico di sempre, Sandro Camba, che ne ha curato gli interessi legali da quando la malattia si è fatta pesante.
Sostiene Beppe Tomasini: “Claudio aveva perso la sua saudade originaria e preso quella sarda. Ci dava consigli, era generoso. Non ho incontrato molte persone come lui. Era amato sino a Sassari”.
Fuori dalla chiesa, lo striscione degli Sconvolts: “Ciao Claudio, leggenda rossoblù”.
L’aveva ricordato anche il nuovo ct della nazionale, Giampiero Ventura: “Sono giornate tristi”. Rammenta il decennale della morte di Giacinto Facchetti e i 27 anni dalla scomparsa di Gaetano Scirea. Erano monumenti. Come Nenè per l’isola.
A cura di Valmore Fornaroli