Addio a Ugo Mazzoni, 34enne amico del Tardini. Aveva coronato il suo sogno, di opinionista a Teleducato Parma

ugo mazzoniTorno a casa da Bologna, ho dormito pochissimo, devo finire il montaggio di Filippo Boniperti. Qualche riga sull’Europa league, lavori in arretrato, pizza, pensieri. Il dispiacere per il pari interno del Torino. Arriva un sms di Gabriele Majo, direttore di Stadiotardini.it: “E’ morto Ugo Mazzoni?”.

Non ci voglio credere, non ci posso credere. Chiamo in Gazzetta di Parma, non risulta. Arrivo a casa. Ugo mi disse che aveva problemi simili al compianto Pino Colombi, per anni mio compagno di stadio. Però, 34 anni. Com’è possibile?

Non mi è mai capitato di chiedere se è morto un amico, ma da scrivere, anche. Ugo al telefonino non risponde, ci sentivamo raramente.

Telefono a casa, mi consulto con Silvia. Come si fa? Il dovere di cronista si mischia all’amico in ansia. Risponde la madre: “Ugo è…”.

Forse l’ho vista una volta, avevo conosciuto il papà, era un mio spettatore nelle ospitate sulle tv parmigiane.

Era un immenso tifoso del Parma, un grande esperto di calcio, inteso come partita, come tutto. Molto più di chi scrive. Anni fa, non ricordo in quale stagione, esattamente, ma c’era ancora Fernando Couto, forse dunque quando il Parma retrocedette per diverse partite venne con me.

Sì, quell’annata disgraziata. Ugo in tribuna stampa si trasformava in quasi ultrà, mi distraeva, mi voleva dimostrare di sapere molto più di me. Non faceva fatica. Perchè io devo seguire mille cose.

Aveva collaborato con l’Informazione di Parma, l’avevo segnalato io all’amico Matteo Billi. Si era occupato di rugby, aveva coperto in precedenza 2-3 servizi per conto mio, di prova, ma ovviamente pubblicati a nome mio.

Voleva fare il giornalista, l’opinionista, non accettava che la strada fosse lunghissima. Lo presentai a Enrico Boni quando questi commentava per radio Bruno, apprezzò il suo intervento. Parlai di lui a Michele Angella, che nel tempo lo portò almeno 5 volte a Teleducato Parma.

Ci sentivamo 2-3 volte l’anno, al ritorno dalle mie vacanze, perchè tutti sanno che preferiscono farmi vivo io, per non finire sotto pressione eccessiva.

Ugo aveva coronato in qualche modo il suo sogno, opinionista sul Parma. Nove anni fa, a E’ tv Parma, aveva telefonato e vinto una maglia crociata.

Ugo era molto apprezzato da Michele Angella, il parziale di 5 ospitate stagionali era fermo al nostro ultimo contatto. Non so quante ne avesse inanellate. Ci teneva molto.

Andai al suo compleanno, appena ci eravamo conosciuti.

Ricordo quando mi raccontò che l’adorato padre Gian Carlo aveva conosciuto in vacanza Paolo Grossi, firma de La Gazzetta di Parma. Sperava, grazie a lui, di scrivere di Parma per la Gazzetta. Nel tempo aveva capito che serviva pazienza.

Mi fermo, il resto uscirà su La Gazzetta di Parma ma di dopodomani, perchè stasera la notizia è arrivata troppo tardi per smontare una pagina.

Sono senza parole. In avvio di settimana Erio Stecchezzini, potenzialmente nonno di Ugo Mazzoni, 74 contro 34 anni.

Ugo. Un polemista come pochi. In quell’anno della retrocessione gialloblù quando incrociava in giro i giocatori quasi li provocava, li rimproverava.

Andava in curva, è capitato di chiedergli i voti delle partite del Parma, alcune volte. Ugo. Non dico altro. Ugo, con quel nome così singolare per un giovane. Ugo, di una umanità pari alla vis polemica.

Related Posts

Leave a reply