Assocalciatori.it. Il pallone racconta: CESARE MALDINI scompare a 84 anni. Esemplare da difensore del Milan, vincente e umano da ct. I ricordi di ex allievi e società

Cesare Maldini era stato promosso in serie B con il Parma di Ernesto Ceresini, nel '79
Cesare Maldini era stato promosso in serie B con il Parma di Ernesto Ceresini, nel ’79

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Non si poteva non voler bene a Cesare Maldini, al suo calcio pane e salame, non ci viene in termine migliore. Facciamo pane e coppa, via, inteso come coppe conquistate con il Milan, da giocatore, e trofei con l’under 21. Dava spettacolo con giudizio, da allenatore, mentre da difensore centrale era noto per la pulizia di gioco ma pure per gli errori, le famose maldinate. Da allenatore ha allenato club, conquistando anche una promozione del Parma in serie B, e pure la nazionale, partendo da vice di Enzo Bearzot, con gli azzurri campioni del mondo e spettacolari già in Argentina, nel 1978.

IL FUNERALE. E’ stato celebrato in mattinata, nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano. La famiglia ringrazia “tutti per l’enorme testimonianza di affetto ricevuta”.

Con tre brevi applausi che hanno rotto un composto silenzio, un migliaio di persone ha accolto il feretro. Tanti tifosi e appassionati fuori dalla chiesa, dentro molte persone che hanno condiviso momenti di vita e di calcio con Maldini e con suo figlio Paolo, arrivato assieme alla famiglia, visibilmente commosso.

Fra gli altri, il presidente di Mediaset Confalonieri, il presidente di Lega Serie A Beretta, l’allenatore Mihajlovic, Montolivo, Abbiati, gli ex rossoneri Ambrosini, Seedorf, Shevchenko, Brocchi, Filippo Galli e Serginho, il vicepresidente dell’Inter Zanetti, gli ex nerazzurri Suarez, Pagliuca e Toldo, l’ex arbitro Casarin. Diverse le corone di fiori all’ingresso della basilica: ghirlande di Juventus, Figc, Assocalciatori e dell’ad del Milan Barbara Berlusconi. Presenti anche il presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi, l’assessore allo sport del comune di Milano Claudia Bisconti, Marco Tardelli e Paolo Rossi. E poi anche alcuni rappresentati della curva Sud rossonera.

Monsignor Erminio De Scalzi sottolinea nell’omelia l’umanità di Cesare Maldini, preponderante rispetto alla dimensione di sportivo popolare, e l’unità della sua famiglia: ”Una grande, bella squadra, vincente e orgogliosa del suo capitano, che ha accompagnato ricambiando la sua tenerezza anche negli ultimi tratti della lunga malattia. Dietro il personaggio pubblico, lo sportivo, il volto noto della tv, c’era un uomo con la sua profondità di affetti, l’attaccamento alla famiglia e le sue fragilità.

C’era soprattutto un uomo, nel senso più bello. Un marito, un papà, un nonno. Un volto che tutti collegano ad autentiche e sincere gioie dello sport. Era un esempio di signorilità, uno scopritore di talenti fra cui quello del figlio Paolo”.

De Scalzi cita un ricordo scritto da Angelo Casati, il parroco che ha battezzato alcuni dei sei figli di Cesare Maldini e della moglie Marisa: “Mai il ruolo pubblico aveva soffocato la sua umanità, mai i traguardi sportivi l’avevano incrinata oppure oscurata”.

CALCIATORE. Cesare Maldini è stato una storica bandiera del Milan, come poi il figlio Paolo. Nato a Trieste nel 1932, esordì a 21 anni nella Triestina, passò al Milan e ci restò sino al ’66. Nel ’63 sollevò la coppa dei Campioni, con Nereo Rocco (altro giuliano) in panchina. Vinse 4 scudetti.

ALLENATORE. Dal 1986 al ’96 ha allenato l’under 21, con cui si aggiudicò tre campionati europei, di cui uno ai rigori. Vent’anni fa passl sulla panchina della nazionale maggiore, al posto di Arrigo Sacchi, che tornò al Milan, e raggiunse i quarti nel mondiale di Francia, uscendo ai rigori per l’errore di Gigi Di Biagio. Aveva utilizzato Baggio in staffetta con Del Piero, uscì “per tanto così”, ovvero per quel gol sfiorato da Roberto Baggio nei tempi supplementari e allora vigeva il golden goal. Aveva gli occhi lucidi, 18 anni fa, restano una delle immagini forti di quella sfida, come pure la sua signorilità nell’accettare la sconfitta e un esonero immeritato.

Con il Paraguay passò il primo turno ai Mondiali di Corea del Sud e Giappone, nel 2002, si arrese alla Germania, poi finalista.

Da allenatore è diventato popolare nel mondo perchè le sue qualità umane erano superiori alle tecniche, pur ragguardevoli. Ha insegnato calcio, da italianista convinto, e all’epoca non si convertiva al gioco a zona prediletto da Arrigo Sacchi e da tanti altri.

Verso la qualificazione al mondiale del ’98, esultò per un pareggio con il Kazakhistan, ma aveva sbagliato i calcoli perchè ci rimandò allo spareggio contro l’Inghilterra, poi vinto grazie a Casiraghi e a Zola, e all’epoca certa stampa era stata impietosa.

Distribuì battute e raccolse simpatia, come in quei duetti a bordo campo, a caldo, con Enrico Varriale, l’inviato della Rai. “Bassottino”, replicò una volta con ironia. Ma in fondo il giornalista napoletano aveva contrariato anche Zoff e altri.

A 70 anni lo volevano come ct anche negli Emirati Arabi, ma lui preferì fare il commentatore televisivo, ingaggiato da Al Jazeera, assieme al suo ex giocatore in azzurro, Spillo Altobelli.

NON AMAVA INFIERIRE. Con il Milan, da allenatore, vinse un derby per 6-0 contro l’Inter dell’amico Marco Tardelli, suo ex vice all’under 21 e poi erede, con titolo europeo conquistato nel 2000. Quella sera ricordò un momento analogo umiliante, vissuto con la u.21 in Norvegia, pure 6-0, nel 1991. “Ma il calcio è fatto di vittorie e sconfitte, un piatto semplice”.

LE TESTIMONIANZE. Qui raccogliamo la galleria di ricordi messi in rete dall’agenzia Ansa, con la regia di Piercarlo Presutti, responsabile della redazione sportiva.

TAVECCHIO, presidente federale. “Ci ha lasciati un grande uomo e un protagonista assoluto del nostro calcio. Da giocatore prima e da allenatore poi ha legato in maniera indissolubile il suo nome alla storia del calcio italiano. Dopo aver alzato al cielo la Coppa dei Campioni, primo italiano a farlo, ha contribuito in panchina, con stile e professionalità esemplari, a crescere numerosi talenti azzurri, incarnando alla perfezione lo spirito e il ruolo del tecnico federale”.

MALAGO’, presidente del Coni. “Il mondo dello sport gli è grato per i valori che lascia a tutti noi, è stato un modello, deve essere uno stimolo. L’Italia sportiva, il Paese intero piange un uomo che non solo per la carriera sportiva, da allenatore, è stato un grande italiano: per lo stile, il comportamento, e quei valori che ha saputo trasferire in una famiglia modello. Tutto il mondo dello sport non può che essergli grato”.

GALLIANI, vicepresidente Milan. “Omaggeremo Cesare Maldini: dovrà essere qualcosa di molto importante, in linea con la storia e l’eleganza di quest’uomo, sia in campo, sia fuori Ringrazio tutti i tifosi che domenica hanno rivolto un tributo a Cesare. Soprattutto quelli dell’Inter, che pure hanno applaudito un rivale sportivo com’era stato Maldini: sono stati molto carini”.

Galliani va oltre: “E’ stato un uomo di sport esemplare e un’autentica bandiera del nostro calcio. Tutti coloro che lo hanno conosciuto profondamente ne elogiano l’umanità, la semplicità e la franchezza. Siamo molto toccati dalla scomparsa. Paolo, suo figlio, rispondendo a un mio sms mi ha ricordato quanto suo padre fosse rossonero. Ma era proprio il Milan. Lo incontravo spessissimo, ho un cumulo di ricordi”.

IL MILAN. “Il presidente Berlusconi e tutta la società ricordano il carisma, il garbo, il sorriso di Cesare Maldini. Scompare una parte fondamentale della storia rossonera”.

Era stato anche allenatore, assieme a Tassotti, al posto di Zaccheroni, nel 2001, e poi responsabile degli osservatori.

“E’ una figura di grandissimo livello, decisiva anche per la storia della nazionale, al fianco di Enzo Bearzot, ai Mondiali di Spagna del 1982. Era il capitano del primo Milan europeo del 1963 a Wembley, il papà di Paolo, le lettere del Milan anagrammate nel suo cognome. Tutto il Milan, tutte le persone e le figure del Milan sono emozionate e commosse nel sentire profondamente e nell’esprimere il proprio cordoglio alla signora Maldini, ai figli e ai nipoti”, si legge sul sito del Milan.

Il “grande Cesarone” è stato capostipite di una dinastia che ha visto il secondogenito Pier Cesare militare nelle giovanili rossonere e il primogenito Paolo (allenato dal padre ai Mondiali di Francia nel ’98 e nella parte finale della stagione 2000-2001) diventare una bandiera del Milan, mentre oggi i suoi figli Christian e Daniel giocano nella Primavera e nei Giovanissimi nazionali.

BERLUSCONI, presidente rossonero. “Ricordo Cesare da semplice tifoso, con quel Milan che nel ’63 vinse per la prima volta la Coppa dei Campioni. E’ un’immagine che ogni tifoso del Milan ha dentro la sua memoria, perché è stata una cosa grande. Da lì abbiamo imparato e ne abbiamo conquistate”.

 

BARESI, ex capitano del Milan e della nazionale. “Ci lascia una persona perbene, prima di tutto. E’ una leggenda e un grande capitano. E’ un allenatore che ha fatto molto, ho avuto la fortuna di conoscerlo molto bene, condividemmo l’esperienza del Mondiale del 1982. Da lui ho imparato molto, i valori che tante volte dimentichiamo: li ha trasmessi in maniera importante e seria”.

FILIPPO INZAGHI, ex azzurro. Su facebook il ricordo di Pippo Inzaghi. “Esordio in under 21, in nazionale. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Riposa in pace, Mister. Un grande abbraccio a Paolo Maldini e alla sua famiglia”.

RIVERA, ex capitano del Milan e poi vicepresidente.

“Cesare era tra i veterani che al Milan decisero di dividere i premi partita anche con i giocatori che andavano in tribuna, questo è indicativo della sua cultura di calciatore. Era un grande calciatore e un ottimo allenatore. Era uno degli anziani che indirizzava i giovani. I giornalisti all’epoca si lamentavano perché non succedeva mai nulla di sfizioso: il merito era di Maldini e degli altri veterani che facevano crescere i giovani nel modo giusto e li facevano rigare dritto. Era un triestino di razza, viveva con i piedi piantati per terra e con Nereo Rocco si parlava anche senza parole. Cesare aiutava Rocco nelle situazioni delicate e credo che ogni tanto gli parlasse anche della formazione, suggerendo qualche giovane da inserire. È stato il mio capitano, mi ha accolto, 17enne, nello spogliatoio del Milan”.

TORINO. Il presidente Urbano Cairo e tutto il Torino esprimono “profondo cordoglio” per la morte di Cesare Maldini e ricordano “un grande uomo e una prestigiosa figura del nostro sport”. Per una stagione “orgoglioso giocatore granata”.

Maldini chiuse la carriera da calciatore proprio con la maglia del Torino. Era il 1966-1967, disputò 39 partite (3 di coppa Italia e 3 in Europa), conquistando un settimo posto in serie A agli ordini di Nereo Rocco.

LA JUVENTUS. Si unisce al lutto del calcio italiano per la scomparsa di Cesare Maldini. “Condoglianze alla famiglia” dell’ex calciatore e ct dell’Italia e “a tutti i suoi cari”. E il tecnico Massimiliano Allegri lo ricorda ritwittando il tweet del Milan.

L’INTER. “Cesare Maldini è stato tra chi ha reso grande il calcio a Milano e in Italia. Grande avversario in grandi sfide”, il tweet nerazzurro.

CONTE, il ct. “E’ stata una delle più grandi figure del calcio italiano. Ho avuto modo di conoscere Cesare Maldini all’inizio della mia carriera, avevo 20 anni, ero nel Lecce e mi convocò per due amichevoli con l’under 21. Ne ho sempre apprezzato la profonda umanità nei rapporti personali e la grande professionalità in campo. E’ stata una delle più grandi figure del calcio italiano, sia da calciatore che da allenatore. Mi unisco al dolore di tutta la famiglia ed in particolare al figlio Paolo, con il quale ho condiviso tanti anni in Nazionale”.TEO TEOCOLI. Era il suo imitatore privilegiato, il comico milanese divenne noto con quel “Vai, vai, Paolino!!!!!”.

Impossibile dimenticare l’urlo di Teo Teocoli, parrucca in testa, che imita il grande Cesare Maldini, in una serie di sketch irresistibili, a lungo cavallo di battaglia del suo repertorio.

Oggi anche lo showman piange l’amico di una vita: “Ci volevamo bene”, racconta, mentre manda un abbraccio alla famiglia e “soprattutto a suo figlio Paolino. Non vorrei parlare della mia imitazione, sempre affettuosa: mi piace ricordare la nostra amicizia, nonostante la nostra differenza di età. Mi voleva bene, ci conoscevamo da oltre 50 anni, una di quelle amicizie forti che non avevano bisogno di tante parole. Ci somigliavamo anche”.

Giovanissimo Teocoli andava allo stadio di San Siro con lui, per convenienza. “Mi avrà passato più di 300 biglietti per entrare e mi ripeteva sempre “La prossima volta te lo compri il biglietto”, e mi sorrideva”. D’estate, andavamo all’idroscalo, il mare di Milano, insieme a prendere il sole e ci ritrovavamo al bar da soli per l’aperitivo. Mi invitava spesso. Affettuosamente, quando parlava gli rispondevo imitando il suo accento triestino, mi diceva ‘queste cose vai a farle al teatrino, non fare il mona’, ‘vai vai vai’, e rideva anche lui…”.

DI BIAGIO, ct dell’under 21.

Poche parole e ricordi commossi per alcuni dei tanti ex giocatori e campioni che hanno voluto abbracciare per l’ultima volta Cesare, ai funerali nella basilica di Sant’Ambrogio.

Luigi Di Biagio. “Maldini era una grande persona non solo dal punto di vista calcistico ma anche umano, ha dato molto al calcio italiano. Ogni volta che ci vedevano mi scusavo perché non gli avevo dato la possibilità di diventare campione del Mondo, con quel rigore sulla traversa. Ma lui mi abbracciava sempre con un sorriso. Dovevo sposarmi durante i Mondiali e lui mi fa: che problema c’è? Giochi ti sposi e torni”.

SCALA, presidente del Parma. “Mi voleva un bene dell’anima, abbiamo giocato tante volte contro. Lo ricordo come una persona elegante nell’anima. Era una persona straordinaria, altre parole sarebbero superflue”.

MASSARO, ex rossonero ed ex azzurro.

“Ero molto giovane quando l’ho conosciuto ai mondiali dell’82. Da quel momento più che un allenatore è stato un secondo padre”.

FRANCE FOOTBALL, settimanale francese. Cesare Maldini “monumento d’umanità. Non ha mai sparato a zero sul suo club, gli era troppo legato per rischiare di fargli del male. E tuttavia qualche argomento l’avrebbe avuto. Ad esempio perché non facessero tesoro del suo amore per il Milan e della sua immensa conoscenza del calcio, e soprattutto perché si ostinassero a ignorare il figlio, Paolo, mai coinvolto nella società dopo il suo ritiro. Come voltare le spalle a questa dinastia dal sangue rossonero, a questi due monumenti della storia del Milan e del calcio italiano… Sul campo, Cesare e Paolo Maldini erano due mostri di intelligenza, due difensori di enorme talento al servizio del collettivo, di una maglia, di un ideale. Si pensa certo a Christian, oggi giocatore della ‘primavera’, anticamera della prima squadra. Cesare non ha vissuto abbastanza per poter assistere a questo momento. Ma nessuno dubita che avrà un sorriso così grande quando lo vedrà dal paradiso dei calciatori. In buona posizione vicino a Juan Alberto Schiaffino, Nereo Rocco, Nils Liedholm, Gunnar Gren, Gunnar Nordhal, Renzo De Vecchi e Aldo Boffi, altri miti rossoneri. E’ stato un onore e un piacere averla conosciuta, Signor Cesare Maldini!”.

MARONI, presidente della Lombardia. “Addio Cesare Maldini, bandiera straordinaria del Milan e dell’Italia onesta”, è il tweet di Roberto Maroni, con allegato il link all’articolo de ‘La Gazzetta dello Sport’.

DEDICARE UN IMPIANTO SPORTIVO A TRIESTE. Lo chiede l senatore Francesco Russo, giuliano del Pd.

“Era un pilastro della cultura sportiva del nostro Paese e della nostra città. Con i suoi valori, la sua passione e professionalità ha contribuito a rendere Trieste grande sia in Italia sia nel mondo. L’intitolazione sarebbe un omaggio doveroso a chi si è dimostrato un campione dentro e fuori dal campo: ha passato gran parte della sua vita a formare i giovani e, in un mondo dominato troppo spesso dalle polemiche, ha saputo essere un elemento positivo, capace di aggregare e mai di polarizzare”.

 

A cura di Vanni Zagnoli

 

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