L’intervista di un anno fa, uscita su Basket Magazine
Silvia Gilioli e Vanni Zagnoli
Cremona. Semplicemente Cesare. O meglio, il basket. Come Recalcati, Pancotto meriterebbe la notorietà di un Giovanni Trapattoni, invece è ignoto anche all’appassionato della strada di pallacanestro. Perchè non se ne ricorda una polemica, un’uscita a vuoto. Vive una carriera da 7,5 ma senza squilli e allora la gente ricorda più Peterson e Bianchini, al top quando lui si rivelava.
Coach, come si è imposto nella palla a spicchi?
“Con la forza delle parole, non degli strilli”.
Come Ettore Messina e Massimiliano Menetti, non è stato cestista di alto livello…
“Ho giocato sino alla serie B negli anni 70, come playmaker. Volevo però fare l’allenatore e allora a 26 anni ho lasciato, anche perchè volevo fare l’università: a Pescara, mi manca un esame alla laurea in architettura”.
Insomma ricorda Fabrizio Frates, l’architetto del nostro basket. Apriamo una parentesi sulla famiglia Pancotto?
“Volentieri. Ho una figlia di 39 anni, Micaela, mamma di Iacopo (9) e Nicolò, 5. Abitiamo tutti a Porto San Giorgio. Anche mio figlio Emanuele, 27 anni: allena a Civitanova, gli under 17. Mia moglie Roberta vive con me, adesso a Cremona, mi ha sempre seguito”.
Partiamo con la carriera in panchina, con due promozioni di seguito alla Sangiorgese.
“Dalla serie C all’A2. Rammento De Angelis e Quercia, tra i giocatori cardini del quintetto fermano”.
A 31 anni debutta in serie A1, a Reggio Emilia parte con 5 vittorie e 1 sconfitta…
“Avevo Montecchi e Giumbini, Grattoni e il povero Pino Brumatti, Dal Seno e Rustichelli, Solomon, Bouie e Spaggiari. Venni esonerato a 3 partite dalla fine della regular season, subentrò il vice Leo Ergelini, tuttora in società. Arrivò la retrocessione ai playout”.
Due anni in A2, a Sassari e Pistoia, promossa.
“Promozione anche a Siena e a Trieste. Poi Roma, lì venni esonerato che ero terzo in classifica, con la percentuale più alta di vittorie nella storia dei licenziamenti: il presidente era Giorgio Corbelli, poi al Napoli calcio. Quindi ancora Trieste, Teramo, Udine, la Fortitudo Bolognae Avellino”.
Infine Barcellona Pozzo di Gotto, Avellino e Cremona.
“Senza mai scendere in serie B. Per 5 volte ho raggiunto le final eight di coppa Italia, l’ultima adesso con Cremona, in 2 occasioni le semifinali in Europa. Nel 2005 ebbi il premio Pietro Reverberi come coach dell’anno, a Udine. E con la nazionale vinsi i giochi del Mediterraneo nel 2005, ad Almeria”.
Ci compila il quintetto della sua carriera?
“Quando smetterò di allenare, volentieri. Ripassarò la storia, ancora va sedimentata, non amo parlare emotivamente”.
Carlo Recalcati ha 69 anni, è nel basket da 52 stagioni di fila, alcune con il doppio incarico…
“Io ho compiuto 60 anni giovedì 8 gennaio. Continuo finchè la passione e l’amore per questo sport proseguiranno. Sono cresciuto attraverso questa disciplina, aiuto a migliorarla e ad amarla”.
Con quanti giocatori ha litigato?
“Un attimo, magari. Ho urlato tante volte, mai mi sono portato il lavoro a casa. Tutto resta sul parquet”.
Lei risponde al telefonino alle 22,30 di un sabato sera, a 79 anni Dan Peterson replica così alla chiamata di un freelance: “Cosa vuole lei da me? Non faccio interviste con nessuno…”.
“Però aveva aperto il file dell’allenatore che comunicava all’esterno della palestra. Ottenne risultati in Italia ed Europa, è stato un innovatore e non solo sul piano verbale”.
Cercava il fallo tecnico per condizionare gli arbitri nelle fasi decisive. Lei lo imita?
“Nei primi anni ero più esuberante e qualche volta venivo sanzionato, adesso sempre meno”.
A parte Recalcati, è il più vecchio della serie A?
“Fra noi c’è Meo Sacchetti (Sassari), classe ’53”.
Con quali colleghi è più amico?
“Scariolo, Frates, ho grande rispetto per Ettore Messina”.
Il bresciano è in Spagna, Messina è assistente ai San Antonio…
“Una volta ero stato vicino a emigrare, non se n’è più fatto niente, mi piacerebbe un’esperienza all’estero. Tantopiù che in coppa ho il 57%, con la semifinale di Uleb cup raggiunta con Roma”.
A quali presidenti è più affezionato?
“A Dario Ciamarra (Porto San Giorgio), Edi Snaidero (Udine), all’attuale Aldo Vanoli. Mi ero peraltro trovato bene con tanti”.
Alla voce nemici?
“Ci sono colleghi con cui non andrei a cena”.
Solo la sua Vanoli ha espugnato Reggio Emilia, quest’anno.
“Siamo passati anche a Pistoia, Caserta e Bologna. Merito della squadra, di cui l’azzurro Luca Vitali è il faro, dentro e fuori dal campo. Il PalaRadi tiene 3800 spettatori, è sempre pieno, quasi come il PalaBigi di Reggio, esaurito in abbonamento”.
Quali finaliste prevede?
“Milano sicuramente e Sassari. In semifinale possono arrivare Venezia e Reggio Emilia, a ridosso per qualità”.
Perchè in coppa sopravvivvono solo Milano in Eurolega, Brindisi in Eurochallenge, Roma e Cantù in Eurocup?
“Lì riparte anche Sassari. Di fatto abbiamo perso solo i sardi in Eurolega, Reggio Emilia in Eurocup e biella in Challenge. Però dall’88 ci siamo aggiudicati solo 2 volte l’Eurolega, con Bologna, e due Eurochallenge: 6 anni fa la Virtus Bologna con Boniciolli e la scorsa stagione la Grissin Bon. E’ questione di debolezza del basket italiano e di investimenti, dovremmo essere più competitivi sul piano economico per reggere il passo di Russia, Turchia, Spagna e Israele”.
Recalcati con Italia e Siena, Scariolo con Spagna e Milano, Trinchieri con Grecia e a Kazan avevano il doppio incarico. Lei ha sempre rifiutato le offerte?
“Non lo farei mai, voglio dedicarmi completamente a un’avventura per volta”.
Quanto ha guadagnato, in questo terzo di secolo in panchina?
“Tutto quanto meritavo”.
Un pensiero finale per Recalcati.
“E’ una grandissima persona. E non è il matusa del basket mondiale, penso a Dusan Ivkovic, 71enne in Turchia. Ci sono veterani anche in Nba, a partire dal 67enne Gregg Popovich, campione in carica”.
A cura di Alessandro Mazzarino