Da Il Corriere della Sera, Domenico Calcagno. Rugby, Del Piero in mischia: «Stregato dagli All Blacks» «Gli azzurri avrebbero bisogno di un Mondiale e di qualche parastinco in più»

 

Alessandro Del Piero qui era tra Mariella e Riccardo Scirea. E' un grande appassionato di rugby
Alessandro Del Piero qui era tra Mariella e Riccardo Scirea. E’ un grande appassionato di rugby

Da Il Corriere della Sera del 16 settembre, pagina 57, l’intervista di Domenico Calcagno a Del Piero, sul rugby.

 

Alessandro Del Piero, lei è nato in Veneto, il Galles d’Italia, e in Veneto è difficile dribblare il rugby. Il suo primo incontro con la palla ovale quando è avvenuto?

“A Padova, una città con grande tradizione rugbistica. Quando mi sono trasferito a 13 anni da San Vendemiano, ho trovato altri ragazzi delle giovanili del Petrarca Padova, gli allenatori… E ho cominciato a conoscere il rugby».

Piaciuto subito o è stato l?anno in Australia a farla appassionare al rugby?

«Mi ha affascinato da subito: la fisicità, il rispetto, la spettacolarità, il senso di squadra. In Australia, poi, ho avuto modo di conoscere ancora meglio il rugby dell?emisfero australe».

A proposito di Australia, meglio il rugby che si gioca al sud o quello più tattico e fisico dell?emisfero nord?

«Premetto: sono un appassionato, non un esperto. E, da appassionato, ho avuto esattamente questa sensazione. Faccio un paragone cestistico: è come mettere a confronto il modo di giocare del basket Nba con quello che si gioca in Eurolega. Entrambi bellissimi, ma diversi. Io mi diverto di più al sud, con gli All Blacks soprattutto, e insieme ad Australia e Sudafrica».

C’è un aspetto del gioco, un ruolo che l’affascina in maniera particolare? Per capirci: se avesse giocato a rugby avrebbe voluto essere…

«Forse quello del mediano d’apertura, che casualmente ha il numero 10. Alla Diego Dominguez, con i calci penso di potermela cavare».

Molti dicono che il rugby non si capisce, che è troppo complicato. Pensa che abbiano ragione?

«No, non è così. Magari entrare nelle pieghe del regolamento può essere difficile, ma l’immediata comprensione di quello che sta accadendo in campo, della squadra che spinge verso la meta, è garantita anche per chi si avvicina a questo sport per la prima volta».

Contatti, incroci, amicizie con i campioni del rugby?

«In Australia ho conosciuto tanti campioni, a cominciare da Israel Folau. E poi molti All Blacks: Richie McCaw, il capitano, Ali Williams e tanti altri che hanno vinto il Mondiale quattro anni fa. E poi ho avuto il piacere di incontrare tanti grandi giocatori italiani: i fratelli Bergamasco, Mauro e Mirko, Martin Castrogiovanni, Luke McLean, Alberto Sgarbi».

Grandi partite viste dal vero?

«Una su tutte: Italia-All Blacks a Milano, nel 2009. San Siro pieno, la danza degli All Blacks. È stata quella la partita più emozionante che ho visto dal vivo».

Un ricordo particolare legato al rugby?

«Stare nello stesso spogliatoio con i campioni di rugby ma anche di Australian football e rugby league per un evento quando ero a Sydney. Pazzesca l’energia, la forza e il modo di caricarsi e di fare squadra di questi grandi atleti».

La haka dei neozelandesi è davvero così speciale? Cosa penserebbe se prima di una partita di calcio la squadra avversaria facesse qualcosa di simile?

«Se la fanno loro è emozionante, coinvolgente, sorprendente. E mette in soggezione l’avversario, senza dubbio. Se la vedi fuori contesto, o fatta da altri, non è la stessa cosa. Ma quando gli All Blacks ti si presentano davanti così, è impressionante».

Italia a parte, ai Mondiali farà il tifo per…

«Per gli All Blacks, ma anche per i wallabies, gli australiani: ho amici in quella squadra e farò il tifo anche per loro».

Mai provato a calciare un pallone ovale? «Mai. E credo che sia molto diverso».

Seguirà il Mondiale?«In tv, su Sky, che ormai è la mia squadra. Sono curioso di vedere Elio in azione sul rugby. Sarà divertente».

Prenderebbe qualcosa dal rugby per portarlo nel calcio?«Lo spirito di squadra, l’unione quasi viscerale tra i compagni della mischia. Nel rugby si vince e si perde sempre insieme. E l’accettazione del verdetto del campo, sempre e comunque, senza polemiche.»

E cosa prenderebbe dal calcio per portarlo nel rugby?«La vittoria di un Mondiale per gli azzurri! E qualche parastinco in più… ne hanno bisogno».

Si comincia  con Inghilterra-Figi a Twickenham, si chiude il 31 ottobre, sempre a Twickenham, con la partita che assegnerà l?ottava Coppa del Mondo di rugby. Un torneo dai numeri impressionanti (partite trasmesse in 207 Paesi), con le solite favorite, Nuova Zelanda e Inghilterra su tutti, e con l’Italia che tenterà di conquistare un posto tra le migliori 8. Speranze poche, perché la concorrenza fa paura, ma al di là dei risultati degli azzurri c?è una certezza: per partecipazione, incassi e spettacolo sarà la miglior Coppa del Mondo di sempre. E tra gli appassionati decisi a non perdersi una partita c?è Alex Del Piero, giocatore straordinario col pallone rotondo e tifoso dell?altro pallone, quello ovale.

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