Enordest.it. Quando esce dai pali il Numero Uno

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Vanni Zagnoli

Smette Gianluigi Buffon, il portiere mito. Ci ha pensato alcune settimane, aveva un altro anno di contratto, rinnovato in inverno, con il Parma, lascia a 45 anni, età ragguardevole anche per un portiere. Rifiuta le offerte dall’Arabia Saudita, non gli interessa quel calcio ora tanto ambito per ingaggi fuori mercato.

Sull’addio ai pali incidono gli infortuni muscolari, nel biennio crociato, in serie B, e anche la mancata promozione, se la squadra di Fabio Pecchia fosse risalita magari avrebbe cercato di ritoccare i suoi record.

Sul piano mondiale, a un certo livello, solo Kazuyoshi Miura lo supera come longevità, l’attaccante giapponese ha 56 anni, in Italia è stato al Genoa, nel ’94-’95, e segnò un gol in 21 gare, adesso vivrà la sua seconda stagione in Portogallo, nell’Oliveirense, nella serie A lusitana.

I primati principali, di Buffon.

1175 sono le partite disputate in carriera

975 gare con Juventus, Parma e Psg, in Francia; 200 con le varie nazionali italiane.

983 sono le reti incassate, dunque circa 4 ogni 5 gare, una buona percentuale, anche legata alla forza delle squadre in cui ha giocato.

Buffon ha parato 39 rigori su 124, la percentuale è discreta, del 22%, l’opposizione ai tiri dal dischetto non è stata la sua specialità.

176 le presenze in nazionale, primato difficilmente migliorabile. Per 80 volte, dunque quasi metà gare, è stato capitano.

974 sono i minuti di imbattibilità, è il record della serie A, stabilito nel campionato 2015-2016 con la Juve.

Eravamo presenti, allo stadio Ennio Tardini, a Parma, per il suo debutto. Nevio Scala da Lozzo Atestino, Padova, era l’allenatore crociato, gli chiese: “Gigi, é il tuo momento. Ti senti pronto?”. “Sono sempre pronto”, la risposta, a 17 anni. Era infortunato Luca Bucci e Alessandro Nista era il vice, Scala optò per il terzo, della primavera. Era il 19 novembre 1995, c’era il Milan e finì 0-0, Buffon parò tanto. 

Quel giorno il Parma schierò: Buffon; Mussi, Cannavaro, Couto, Sensini, Benarrivo; Baggio, Brambilla, Crippa; Zola e Stoitckhov, il bulgaro Pallone d’oro. All’epoca il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton e presidente della Repubblica era Oscar Luigi Scalfaro.

Marzo 1998, sempre a Parma, para un rigore all’Inter, a Ronaldo, il fenomeno. Buffon vola e mostra la maglia di Superman che aveva sotto: “Era il simbolo dell’esuberanza, con quella mi sentivo invincibile”.

Nel maggio del ’99 si aggiudicò l’unico trofeo internazionale con i club, con il Parma di Alberto Malesani, veronese, di San Michele Extra, 3-0 in finale a Mosca, contro il Marsiglia, con due parate sue.

Altro passaggio chiave è nel luglio 2001, la Juventus lo acquista dal Parma per 75 miliardi di lire più la cessione a titolo definitivo di Jonathan Bachini, valutato 30. Buffon è dunque l’acquisto più oneroso nella storia bianconera, record mantenuto sino al 2016, quando a Torino arrivò dal Napoli Gonzalo Higuaín per 90 milioni. Resta il calciatore italiano e il portiere più costoso di sempre, in bianconero resterà per 17 stagioni.

Arriviamo al momento top, il mondiale del 2006. Il pallone d’oro é stato assegnato a Fabio Cannavaro, il capitano dell’Italia, terzo e ultimo difensore a esserselo aggiudicato, dopo Franz Beckenbauer e Matthias Sammer, due “liberi” tedeschi. All’epoca su Mediaset Maurizio Mosca ribadiva che l’avrebbe meritato di più Gianluigi Buffon, che fu secondo, a 53 voti. Due parate sono leggenda, sul tedesco Podolski in semifinale a Dortmund e sul francese Zidane nella finale di Berlino.

Dopo il titolo mondiale, Buffon resta, anche in serie B, è l’effetto di calciopoli, che si era scatenato prima del campionato in Germania. Lo voleva il Milan, lo volevano in Europa, il portiere di Carrara ha 28 anni e resta, insieme a Del Piero e a Nedved, Trezeguet e Camoranesi. E a due giovani che saranno titolari al mondiale successivo, Marchisio e Chiellini. Buffon non si muove, la Juve naturalmente domina il campionato nonostante una penalizzazione inizialmente di 15 punti e risale.

La Juve torna dunque in Europa grazie a Ranieri, sostituito da Ciro Ferrara a due giornate dalla fine, per la pressione esercitata anche dal direttore di Tuttosport, Paolo de Paola. Ferrara fallisce in Champions l’anno successivo, perdendo a Torino 4-1, con il Bayern di Monaco, senza Toni. Zaccheroni non la conferma in Europa, Delneri neppure, dopo un buon inizio. Arriva Antonio Conte e fa svoltare la carriera del portiere a 33 anni, attribuendogli la fascia di capitano. Due titoli con Conte, 4 con Allegri.

Nel 2016-17 è il portiere dell’anno per la Uefa, a 39 primavere. Finisce quarto nel pallone d’oro, è risolutivo nella Champions League a Lione, allo Stadium contro Iniesta, del Barcellona. In finale non arriva il trofeo, lo perse ai rigori nel 2003 con il Milan, nel 2015 con il Barcellona e due anni più tardi contro il Real Madrid.

Siamo al novembre del 2017, lo 0-0 di San Siro toglie i mondiali alla nazionale, di Ventura. Al termine del doppio spareggio con la Svezia, è Buffon a presentarsi in lacrime e a scusarsi con gli italiani, su Rai1. E’ il numero uno dei numeri uno, l’ha sempre definito Francesco Repice, voce principe dell’Italia, su radioRai.

Al Psg vinse lo scudetto francese, fu invece determinante nell’uscita dalla Champions league. Qualche appoggio sbagliato costato gol c’è stato nella sua carriera, memorabile uno con il Lecce, quando maligni ipotizzare che avesse venduto la partita.“Scommetteva parecchio – commenta Antonello Valentini, già dg della federazione -, gli suggerii di giocare un po’ meno”. E infatti le scommesse non furono più problematiche.

E qui veniamo alle scivolate etiche di Gigione Buffon. 

La scritta 88 con il pennarello sulla maglia del Parma, quel numero è simbolo nazista. Prese un falso diploma di ragioniere, alle scuole serali, si sarebbe poi reiscritto a scuola nel 2020. Un’altra volta sulla casacca emiliana si leggeva “Boia chi molla”, negò di saperne il significato politico ma è evidente che il suo pensiero fosse di destra.

Gianluigi Buffon ha raccontato la sua depressione nel libro di Roberto Perrone, già firma de Il Corriere della Sera, scomparso quest’anno.

“Ne ho sofferto tra i 24 e i 25 anni, ma ha subito capito che era importante parlare della malattia per poterla superare. Se sono in un momento di difficoltà, non mi vergogno a mostrarmi debole”.

“Credo che la mente e la coscienza umana siano le cose più belle e importanti in un uomo – spiegava -. Mi piace, in ogni persona che incontro, fare un quadro psicologico, umano, della persona con cui parlo o spendo del tempo. In un quadro, a seconda dei colori che vedi, scopri quello che è passato nello stomaco di un artista”.

“Facevo un campionato normale: non bene, ma neanche male. Non avevamo più obiettivi con la Juventus. Lo descrivo in maniera semplice: inzialmente la scambi come stanchezza, dici tipo ‘sono stanco…’, magari ho dormito poco e poi vai a letto. Del resto, o hai una malattia o hai preso un virus o ti è successo qualcos’altro. Ho fatto le analisi: non avevo malattie. Ho iniziato a dire: ‘Qua è qualcos’altro…’. Finché un giorno mi alzai dal letto e mi sentii le gambe senza energie, cioè tremavano. Non mi era mai capitato. Mentre andavo al campo, avevo problemi anche a guidare. Le gambe si muovevano da sole. Arrivato al campo, andai dal dottore e chiesi aiuto. Dopo una piccola discussione, mi disse: “Questi sono segnali di un’iniziale depressione. Stai attento a quello che stai facendo”. 

Gli racconto tutto, non ebbi miglioramenti. Ero stanco prima di fare allenamento. Quando mi tuffavo mi sentivo senza energie. Il dottore mi disse che c’erano pasticche, io risposi che no, assolutamente, questa cosa qua era una roba che dovevo risolvere io, senza l’aiuto di farmaci. Se tu trovi sempre la situazione che risolve i tuoi problemi, non sarai mai in grado di risolverli veramente, di giudicarti e di pesarti per quello che vali. Cercherai sempre aiuti esterni, alibi, scuse. Devi vivere a seconda dei tuoi limiti e delle tue virtù. Devi cambiare le carte in tavola, devi trovare alternative e stimoli nuovi”. 

Ancora Buffon, da ilbianconero.com. “Un giorno, uscendo da casa, volevo cambiare bar per fare colazione. Passai davanti a un museo, una galleria d’arte: c’era scritto ‘mostra di Chagall’. Entrai e c’erano questi duecento quadri, ma 2 o 3 mi colpirono. Quel che mi rimase impresso fu “La Passeggiata” di Chagall. Immagine normalissima, per certi aspetti fanciullesca, un disegno che può fare anche tuo figlio. Mi ha trasmesso quello di cui avevo bisogno. Allegria, normalità, mi aveva fatto sorridere e pensare ‘magari, Gigi, adesso hai bisogno di cose normali’. Nella normalità probabilmente c’è anche la felicità. Stavo vivendo in maniera nichilista la mia vita. Non riuscivo a crearmi delle sollecitazioni, impulsi alternativi al calcio. Allenamento, casa, tv, dormivo. Mi ero appassito come persona, avevo lasciato atrofizzare il cervello. Tutto parte dalla testa, la percezione di felicità, infelicità. Lasciando morire il cervello, accade anche al corpo. Sono riuscito a ribaltare di questa situazione iniziando a dare impulsi nuovi al cervello. In un mese e mezzo ero rifiorito. Penso che ogni uomo abbia una parte creativa, deve esternarla per farla fungere da stimolo. Se lo fai, non trovi persone insoddisfatte. Non vuol dire diventare il numero uno al mondo, ma trovare la soddisfazione che ti rende vivo, orgoglioso di te. Una grande medicina fu che parlarne liberamente col dottore della Juve, con mio padre, mia madre, i miei cognati, le mie sorelle, la ragazza, gli amici. Ogni volta che ne parlavo, sentivo che era come una carezza, mi liberavo di una pesantezza interiore. Sono sicuro che adesso avrei le armi e le conoscenze per poterla affrontare senza paura. La vita è questo: è un dono, e va meritato”.

Buffon ha avuto anche due grandi amori, l’attrice ceca di 45 anni Alena Seredova, sua moglie dal 2011 al ’14 e Ilaria d’Amico, la showgirl, sua attuale compagna.

Dal matrimonio erano nati Luis Thomas e David Lee, 16 e 13 anni. Il primogenito si chiama anche Thomas in onore di N’Kono, il portiere del Camerun a Italia ’90 che era il mito di Gigi, quando aveva 12 anni. Da Ilaria d’Amico ha avuto Leopoldo Maria, nel 2016. Dei tre figli si sa pochissimo, Gigi e le mamme sono molto protettivi della privacy. 

E poi c’è il Buffon imprenditore, molto meno vincente. 

Per 4 anni, dal 2012 al 2016, è stato proprietario della Carrarese, che con lui arrivò a un passo dal fallimento. 

Altro investimento degenerato e più noto riguarda la Zucchi, società tessile che gli ha causato una perdita di 48 milioni.

In campo immobiliare, Buffon possiede il 17% di quote della società principale dell’hotel Stella della Versilia, a Massa. In agricoltura, detiene il 20% di Suolo&Ambiente. Quante vite in una, dunque. E adesso aspetta un incarico nel calcio, magari da dirigente federale, anche se manca il suo nome dalle prime nomine del ct Roberto Mancini. Per ora di sicuro non farà l’allenatore.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Enordest.it”

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