E’ finita la libertà di stampa, è finito tutto. Comandano gli uffici stampa, le società sportive, gli ad, i direttori nei giornali, gli editori. E’ finito tutto. O meglio, il blogger puro può fare quel che vuole, il giornalista non può fare il blogger, neanche video. Fondo un partito: fuori dall’Italia i lacchè

Zagnoli con Urbano Cairo, il nuovo Berlusconi. Con i migliori saluti a Gianni Prandi, editore di radio Bruno, detto da Toni Bellotti, il Berluschino.

Viva gli Skiantos. “Sono contro, sono contro….”

E’ finito tutto, altro che libertà di stampa.

Tutto. In Italia comandano i potenti, sempre di più. chi ha i soldi e si compra una società sportiva o si fa pagare per ricoprire ruoli di vertice, senza avere la minima competenza sportiva.

E poi gestisce tutto. Impedisce di criticare, impedisce persino di parlare con i giornalisti.

Oggi se io voglio parlare e intervistare con un giornalista se lo faccio all’interno di uno stadio interviene un ad, un pr, a interrompermi, ad allontanarmi: “Non stressare tutti i giornalisti”.

Oggi per contattare le redazioni è un’impresa. “Ho contato anche 6 mail tue, le scrivi di getto”.

Bene, non leggetelo. Mandate avanti i leccapiedi, le bellissime. Rifacciamo le interviste, buttiamo via video, lavoro. “Non mi piace, leva l’intervista”. “Scusa, non vorrei avere problemi sul lavoro, leva il video”.

“Scusa, ho avuto 3 incertezze, rifacciamo il video”.

“Scusa, non sono bella, oggi, avvisami che lo rifacciamo, volentieri”.

Ufficio stampa: “Non ascolto i messaggi, manda un messaggio breve. I tuoi spoloqui”.

Bene, avessi i soldi mi compro una società sportiva e mi circondo di persone che hanno qualcosa da dire e da dare, non ti leccapiedi, ruffiani, vendituori di marketing e fumo . Aziendalisti, militaristi, militanti, ex funzionari di partito, gente più realista del re.

Una volta il giornalista era una persona seria, integerrima, ironica.

Oggi comandano le società, chi ha l’atteggiamento giusto.

W Marco Castoro, w i blogger. Viva chi è fuori dai giornali e rosica. Perchè dentro i giornali e dentro le societ sportive non c’0è libertà.

Persino al bar devo fare attenzione a giudizi che esprimo.

I tifosi si travestono da giornalisti, fanno i giornalisti e dicono: “Io non sono un giornalista”.

E l’Ussi tace, e l’ordine tace.

Aboliamolo, così chiunque si può proclamare giornalista.

Ha ragione il Napoli, ha ragione il grandissimo Nicola Lombardo: “Le testate vanno invitate. Anche le persone”.

Fuori gli sponsor, fuori gli amici, fuori gli improvvisati, fuori tutti.

Diceva un collega modenese, anni fa: “Le donne sono la rovina delel tribune stampa”.

Anche. Gli yesman sono la rovina del mondo. I forti con i deboli. Ma per diventare forti sono stati vassalli, valvasori, valvassini dei forti.

Nelle redazioni e nelle società sportive.

Viva i dopolavoristi, viva le prefiche. Termine usato da Xavier Jacobelli contro Gianni Mura che aveva previsto la fine di Tuttosport, quando entr nel gruppo Amodei.

Viva i giornalisti che attaccano i giornalisti. Viva i grandi che vanno al fronte: Biloslavo, Fausto, è il numero uno.

Gli altri, a partire da me, sono, siamo, dei presntuosi.

Magari questo pezzo lo posso anche rifare, cancellare, no?

Viva l’Italia, l’Europa. Fuori i ruffiani dall’Italia.

Via tutti i partiti, via i carrieristi.

Fondo un partito: “Fuori dall’Italia i lacchè”.

Viva Claudio Pea che ne ha per molti.

Viva gli attacchi frontali, senza paura. Ah, pardon, tante grandi firme hanno un giornale o una tv dietro. Io no.

Fuori i dopati di leccapiedismo dal mondo del lavoro italiano.

Fuori i servilisti, i servi sciocchi – diceva Ivano Fossati -, fuori quelli che arrivano per ultimi e fanno i furbini, per farsi assumere.

“Io vorrei sapere che diritti hai tu di essere protagonista in tv a Parma”.

Un giorno un giornalista reggiano mi disse: “Quel mio ex collega, oggi capo uffico stampa di una lega sportiva, è sempre stato molto polemico, in carriera: “Presidente”, era la parola più polemica che ho sentito pronunciare da lui”.

Grande.

 

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