Il Gazzettino, i 50 anni di Roberto Baggio iniziarono a Caldogno. L’esplosione a Vicenza, gli infortuni. La sollevazione di Firenze per non lasciarlo andare alla Juve. Quel rigore alto con il Brasile abbassa Sacchi, ma quel secondo posto è superiore al primo (dal dischetto) di Lippi nel 2006

Roberto Baggio ha vinto il Pallone d’Oro nel 1993 (Alive)

In copertina Baggio con la celebre pettinatura che gli valse il soprannome di “Divin Codino” (foto Calabrò)

L’integralità del racconto di Roberto Baggio per il Gazzettino del nordest. La redazione lo porta a misura e leva interpretazioni troppo personali

Vanni Zagnoli
I 50 anni di Roberto Baggio cadono oggi, iniziarono a Caldogno, nelle giovanili, e poi al Vicenza, sino all’85: 13 gol in Lega Pro e il primo infortunio grave. A 18 anni era già il più grande, come talento, il più grande nella storia del calcio italiano. Più di Totti e Del Piero, mai sul podio del Pallone d’oro, mentre Baggio lo sollevò nel ’93, assieme ad altri 3 trofei, e al Pallone d’argento ‘94. Vinse la coppa Uefa, con Trapattoni, ecco in bacheca ha poco. Due scudetti (alla Juve con Lippi, più la coppa Italia; al Milan con Capello) e l’argento mondiale con la nazionale. Quel rigore, via, lo ricordiamo tutti, alle stelle. Ma un secondo posto dietro il Brasile capitanato da Dunga vale anche più dei rigori vinti da Lippi contro la Francia. A Sacchi ha dato del matto, per la sostituzione con la Norvegia, lì sono iniziati i guai. Perchè ha sempre contestato gli allenatori e le sostituzioni, Ulivieri al Bologna l’aveva escluso apposta, dalla sfida alla Juve.

Roberto Baggio con la moglie Andreina (Ansa)

Baggio è stato idolo anche alla Fiorentina, meno al Milan, tantissimo al Bologna (con Mazzone), poco all’Inter (Lippi lo escludeva di proposito), mentre al Brescia ovviamente era insostituibile, con Mazzone e De Biasi. Fuori dall’Europeo ’96, per Zola, ingiusta riserva di Del Piero a Francia ’98 con Maldini; a casa da Euro 2000 con Zoff e da Corea e Portogallo, con Trapattoni. Giusto un’amichevole d’addio, con i lusitani, a Genova, nel 2004. Lasciò a 37 anni, strano che non abbia provato a fare l’allenatore. L’ex procuratore Caliendo provò a convincerlo per il Modena, in B, ma fu una boutade. E’ stato presidente del settore tecnico, sino al 201, ma nulla per un personaggio così.
Cacciatore, buddista. La sua filosofia è su Premium Sport, alle 11 e alle 15. “Ricerco la felicità tutti giorni, dobbiamo trovarla dentro noi stessi e poi, se vale la pena, donarla agli altri”.

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