Il Gazzettino, Friuli. Desirèe Rossit racconta anche Alessia Trost: “Non c’è rivalità fra di noi, per due anni ci siamo allenate al Mario Agosti. Non poteva cambiare in 10 mesi il lavoro di 10 anni. La scomparsa dell’allenatore Chessa. Il mio nome significa Desiderata, fossi nata maschio mamma mi avrebbe chiamato Jacopo.

La friulana Desirèe Rossit

L’intervista uscita sulle pagine del Friuli del Gazzettino, il 28 agosto

Vanni Zagnoli
Intervistare Desirèe Rossit è una bella sfida. A 23 anni, la friulana non è riuscita a qualificarsi per i mondiali di Londra. Le abbiamo chiesto di raccontarsi, di raccontare anche Alessia Trost e, grazie ai buoni uffici di Sergio Baldo, trevigiano che lavora a Padova, per le Fiamme oro, l’impresa è riuscita, tramite whatsapp. Vocali i nostri, in più tempi, scritte le sue risposte.
Desirèe, che idea si è fatta del cambio di tecnico di Alessia, che da questa stagione è con Marco Tamberi?
“Non so bene cosa rispondere. L’ex allenatore di entrambe, Gianfranco Chessa, è scomparso tre settimane fa. Ci son state polemiche che tutt’ora continuano, non voglio continuare a tenerle vive”.
Trost aveva lasciato Chessa complice la malattia. Era indispensabile? Fra l’altro la rivoluzione tecnica attuata dal padre di Gianmarco Tamberi è controproducente, con l’eliminazione…
“La sua scelta è stata personale, con motivi che lei sa. Non sono nessuno io per commentare le scelte di Alessia: le auguro con tutto l’affetto e tutta la grinta che sia protagonista per molte stagioni, ai massimi livelli”.
L’anno scorso, durante le olimpiadi di Rio de Janeiro, il giornalista della Rai Franco Bragagna, con moglie pordenonese, aveva spiegato più volte che non siete amiche, anche su queste pagine.
“Ale ed io non ci odiamo assolutamente. Abbiamo due caratteri differenti e come si era detto nella vecchia intervista incriminatoria non è che non andiamo a cena assieme. Due volte siamo anche andate, ma abbiamo impegni differenti. Lei si allena con Tamberi dallo scorso ottobre, io no”.
In nazionale, siete in camera assieme?
“Non sempre, non è come nei ritiri del calcio…. A Rio eravamo assieme ma non abbiamo avuto nessun conflitto. Ognuna di noi ha fatto come se l’altra non ci fosse. Si parlava e si rideva ugualmente. In gara ciascuna pensa per sè e naturalmente facciamo il tifo l’una per l’altra. Io la stimo molto come persona e la rispetto. Non ho nessuna cattiveria nè rimorso (testuale, ndr) verso di lei”.
E’ fidanzata? Chi sceglierà come tecnico?
“Non mi piace raccontare la mia vita privata. In questo momento sono in pausa per la fresca scomparsa del coach. Non so ancora chi mi seguirà, non è una decisione solo mia, nè che si possa prendere così velocemente. Dopo i mondiali ci muoveremo velocemente poiché la stagione fra un mese inizia, devo fare traslochi e cercarmi fra l’altro una nuova casa”.
Quante sedute ha condiviso, con Alessia?
“Due anni, al Mario Agosti, qui in città. Da ottobre dell’anno scorso lei ha optato per Ancona, raggiungendo Tamberi nelle Marche. Decisione personale e di carriera”.
Il salto in alto è una delle discipline più popolari al mondo. Lei ha il fisico da modella, alta uno e 81, per appena 53 chili. E con quel nome diventerà personaggio, appena vincerà qualcosa…
“Desirèe fu scelto da mamma Renata, significa Desiderata. Fossi nata maschio, sarei stata battezzata Jacopo. Non essendo stata una gravidanza semplice, hanno scelto questo nome, anche con papà Moreno”.
Vanno d’accordo almeno le famiglie Trost e Rossit?
“Gli unici incontri sono stati al campo, durante le gare o alla cena di Natale. Adesso poi lei è molto in terra dorica”.
Ha seguito i mondiali?
“Sì, in tv, e con parecchia tristezza, soprattutto per le qualificazioni e le finali della nostra specialità”.
Perchè non ha bissato la scorsa, splendida stagione?
“I problemi sono stati molteplici, fra infortuni e logistica”.
Se Alessia è di Pordenone, lei dove abita?
“Ero a Nespoledo, comune di Lestizza, provincia di Udine. Da aprile ero a Porcia, per venire incontro a coach Chessa”.
Cosa si sente di dire, dopo la doppia eliminazione degli azzurri, a Londra?
“Ad Alessia mando un grande abbraccio, le auguro il meglio su tutto. E anche a Gianmarco Tamberi, che peraltro conosco poco”.
Lui è seguito da Marco Del Checcolo, manager anche di Federica Pellegrini. Lei chi ha?
“Chiara Davini, una trentina”.
In queste settimane è ferma?
“Non sto a casa. Mi alleno ugualmente ma da sola, per non stare ferma: odio oziare”.
Considerata la malattia di Chessa, avrebbe fatto meglio a scegliere in anticipo un altro tecnico?
“Preferisco non parlarne. Sono valutazioni personali che non riguardano solo me, nè tiro in causa persone decedute. La federazione e il gruppo sportivo erano ben a conoscenza, meglio non esternare le scelte”.
Cos’ha provato di fronte all’uscita di Alessia Trost?
“Mi è dispiaciuta molto, anche considerato l’andamento della finale, alla sua portata”.
Senza rivoluzionare la tecnica, magari avrebbe migliorato il quinto posto olimpico…
“Chi cambia allenatore e il modo di allenarsi deve avere il tempo per essere stabile e compiere i nuovi movimenti. E’ impossibile cambiare in 10 mesi un lavoro-meccanismo di 10 anni. E’ normale che tecnico alleni secondo le sue credenze e modi: si staranno ancora “evolvendo”, ma non guardiamolo in negativo”.
Desirèe, avevamo chiesto aiuto al presidente Alfio Giomi e al ct Elio Locatelli, per intervistare Alessia alla vigilia, anche per testate nazionali. Nulla da fare. Persino Chessa, anni fa, era poco loquace. E’ tipico di friulani?
“In verità siamo molto schivi tutti”.

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