Il Gazzettino, la presidenza della Figc. Lotito non ce la fa, gli manca una firma, adesso cerca alleanze per la vicepresidenza federale: l’opposizione di Cairo. E Tavecchio vuole la presidenza di Lega

Cosimo Sibilia presidente della Lega dilettanti (professionecalcio.net)

A meno di sorprese dell’ultimissima ora, in senso letterale, Claudio Lotito non è riuscito a presentare la sua candidatura alla presidenza federale. Aveva tempo sino a mezzanotte, gli servivano le firme di 11 club di serie A o di 12 di B, non ce l’ha fatta. La domenica del calcio è filata via aspettando il verdetto, d’altra parte alcune testate (Tuttosport in primis) e club si erano schierate apertamente contro di lui. Restano quindi tre i candidati, ufficializzati in anticipo: Cosimo Sibilia, presidente della Lega dilettanti, Gabriele Gravina per la serie C e Damiano Tommasi, presidente dell’assocalciatori, in ordine di bacino elettorale di partenza.
Lotito era sicuro di avere l’appoggio di 11 club, dovrebbe invece essersi fermato a 10: Crotone e Atalanta, Genoa e Sampdoria, Napoli e Lazio, Verona e Chievo, Milan. E poi una fra Udinese e Benevento.
La Lega di serie A esprime il 12% dei voti, quella di B un 5% e anche lì il presidente della Lazio e della Salernitana vanta consensi ma altrettanti nemici. Fra gli oppositori c’è Urbano Cairo: “E’ bravo a fare l’imprenditore e il presidente della sua squadra – spiega il numero uno del Torino -, servono persone diverse per gestire il bene comune. L’ho detto anche a lui, è pesantemente coinvolto nella gestione della Lega, che negli ultimi 5 anni ha perso moltissimo”.
Lotito si acconterebbe a questo punto di diventare vicepresidente vicario, ma intanto gli occorre la nomina di consigliere federale e per lunedì prossimo avrà bisogno di 14 voti su 20, la maggioranza qualificata, e neanche lì per il momento ce l’ha.
Il quadro è sempre molto fluido e di qui a lunedì 29, giorno delle elezioni, probabilmente un candidato salterà.
Sibilia parte con un terzo di preferenze, i dilettanti come già con Tavecchio hanno piacere di contare: ”Il calcio di base e quello di vertice potrebbero ricostruire l’asse storico che c’è sempre stato”, sostiene il deputato avellinese di Forza Italia, che potrebbe essere appoggiato proprio da Lotito. Osteggiato da grossi club, Juve, Inter e Roma.
Tommasi parte con il 20% dei voti, Gravina con il 17. Il presidente dell’Aic può arrivare al 30% grazie all’assoallenatori, eppure Ulivieri per votare il veronese vorrebbe un ampio consenso. Per contrastare Sibilia, Tommasi avrebbe bisogno del 17% di Lega Pro, ma quand’anche Gravina si ritirasse non è scontato che i club di C lo appoggerebbero in toto. Neanche Cairo sta dalla sua parte: “E’ una brava persona, ma non credo lo voterei. Non ho pregiudizi nei confronti degli ex calciatori, è serio e ha le idee chiare, però…”.
Però di fatto i club di serie A non vogliono lasciare la federcalcio a chi porterebbe al potere i calciatori. Su un particolare Cairo ha ragione: “Non si può governare con il 51%, il presidente deve avere la capacità politica di unire le varie componenti”.
Carlo Tavecchio è il presidente dimissionario, commissario straordinario della Lega di serie A, punta a essere eletto lì, come presidente, a 74 anni resiste e potrebbe anche farcela: già lunedì si potrebbe votare. Si cerca anche un amministratore delegato, da contrapporre al dg della federcalcio (Michele Uva ha speranze di essere confermato, dal nuovo presidente) e per quel ruolo, inedito, Cairo cerca un manager straniero.
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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