Il Gazzettino, Padova, equitazione. Alberto Zorzi di Monselice vittorioso nella coppa della nazioni dopo 32 anni: “Vivo in Olanda, cerco la qualificazione a Tokyo 2020, con i mondiali e gli Europei”

Alberto Zorzi

Il pezzo uscito alcune settimane fa sulla pagina di Padova de Il Gazzettino

Vanni Zagnoli
Nell’Italia di equitazione che dopo 32 anni ha vinto la coppa delle nazioni, a piazza di Siena, a Roma, c’era anche Alberto Zorzi, di Monselice, con il cavallo Fair Light van T Helke. In squadra con Piergiorgio Bucci (Casallo Z), Lorenzo De Luca (Ensor de Litrange) e Bruno Chimirri (Tower Mouche), con ct Roberto Arioldi. E’ stato il 28° successo per gli azzurri a Roma.
Alberto, ha 27 anni, vive proprio a Monselice?
“No, abito in Olanda e da lì parto per le varie gare, di recente sono stato a Saint Tropez. Al mio paese ci sono i genitori, Antonella e Roberto, le sorelle Francesca e Roberta e mio fratello Giampietro”.
Come ha iniziato, con i cavalli?
“Grazie alla mia fidanzata, Annalisa, che ha dato l’input per realizzare il mio sogno, adesso nei Paesi Bassi. Cominciai a 9 anni, a Monselice, nel maneggio Due cavalli di Nicola Rango dove lavorava già mio fratello. E’ stato lui a indirizzarmi sulla strada dell’equitazione”.
Un percorso lungo quanto soddisfacente.
“Per 10-12 anni, nello stesso maneggio ho montato i cavalli di Rango. A 20 è arrivata l’offerta di Marcello Carraro, che negli ultimi anni ha gareggiato fra i veterani: lavoravo mezza giornata da lui e poi con l’istruttore Sante Bertolla, grazie al quale mi sono iscritto alle gare più importanti. Per un paio di stagioni mi sono messo in proprio, con bestie di mia proprietà, grazie a qualche piccolo sponsor”.
La svolta quando?
“A 26 anni. Con la chiamata di Jan Tops, oro olimpico nel 1992, al quale mi segnalò Massimo Maggiore. In un mese ho dovuto organizzarmi e lasciare perdere tutto quello che mi stavo creando in Italia. Sono partito per una delle scuderie di salto ostacoli più famose e prestigiose al mondo. All’inizio è stata dura per la lingua, per la differenza di mentalità ma ora a Valkenswaard
mi sento come a casa. Sto attraversando senza dubbio il mio più bel momento”.
In due anni è passato dal 649° posto del ranking mondiale al 50°.
“E voglio impegnarmi e lavorare per salire ancora più in alto”.
Che emozioni offre, Piazza di Siena?
“E’ un concorso meraviglioso e non solo perché l’abbiamo vinto. Per gli italiani è di casa e qualsiasi cavaliere tiene ad andare bene davanti al proprio pubblico. Sapevamo di avere qualche chance, perché avevamo un buon team, ma vincere è stato davvero fantastico”.
E quel secondo posto, la domenica?
“Grazie alla mia cavalla, nel gp Città di Roma. Adesso continuo a girare il mondo”.
Com’è la giornata tipo?
“Alle 8 in scuderia. Poi si lavorano 5/6 cavalli fino alle 13, un’ora di pausa e si finisce. La scuderia è basata molto sul commercio, i piani di lavoro dipendono dai clienti e dal loro arrivo”.
Sarà a Tokyo 2020?
“Servirà qualificarsi. Abbiamo due possibilità, nel mondiale ’18 in Usa, a Tryon, e agli Europei ’19. Ora preparo gli Europei di Goteborg”.

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