Giornale di Sicilia. Gigi Del Neri giudica il Palermo di Iachini. “E’ solido e molto continuo. Indimenticabile quell’anno al Partinico”.

Luigi Del Neri è stato anche calciatore del Foggia, negli anni '70
Luigi Delneri è stato anche calciatore del Foggia, negli anni ’70

L’integralità dell’intervista a Luigi Delneri su Il Giornale di Sicilia

 

Vanni Zagnoli
Gigi Delneri fa il nonno in Friuli, ad Aquileia. A 65 anni non va in pensione, d’altra parte ha l’esempio di Reja (70enne confermato dall’Atalanta) e di Ventura (67enne al Torino). Trent’anni fa la sua prima panchina, all’Opitergina, mentre da calciatore aveva chiuso alla Pro Gorizia.
Delneri, tornerà presto alla Sampdoria?
“Non posso rispondere a questa domanda”.
Il Palermo si accinge all’11^ stagione in A nelle ultime 12 anni. Ogni anno cambia strategia, eppure convince.
“Viene da un grande lavoro stagionale, si è salvato molto bene e ha lanciato protagonisti. E’ stata la rivelazione del campionato, per continuità, fra le squadre del suo livello. La rosa è motivata, con ottimo giocatori e inanella un filotto di affermazioni personali: Dybala, Vasquez, Rigoni ha mostrato un rendimento molto alto. Vedo continuità, può riconfermarsi pur avendo perso pezzi importanti, come Barreto e Dybala”.
Zamparini cambiava sempre allenatore, ora però Iachini è alla 3^ stagione e batte il record di longevità con il presidente, stabilito a Venezia da Novellino.
“Era ora. Il patron trova la sintonia con questo tecnico e il progetto è di grande importanza: la società è solida, ha idee chiare. Mai come quest’anno ha fatto così bene, eccetto forse al ritorno in serie A, con Luca Toni e Francesco Guidolin. Ha un’espressione di sicurezza, tempo fa era più fluttuante, ora sa scegliere bene e nei punti giusti che mancano, per dare qualità alla rosa”.
Il costaricano Campbell sarebbe l’attaccante giusto?
“La grande forza parte anche dalla difesa, un buon centrocampista come Barreto magari dava grande sicurezza, in attacco può arrivare il quid in più. Ora vedo bene Quaison, lo svedese vicecampione d’Europa con l’under 21. I rosanero sanno fare il proprio, specialmente allo stadio Barbera, che garantisce qualche punto in più. Hanno trovato la quadratura giusta, sono proiettati verso una nuova salvezza agevole”.
Fra i nuovi acquisti, dovrebbero partire titolari Brugman, ex Pescara, e l’olandese Hiljermark, arrivato Psv Eindhoven, da sempre in Europa.
“Negli innesti credo sia molto importante Manuel Gerolin, perchè fa sempre le fortune delle società che lo valorizzano: Siena, Cremonese, soprattutto l’Udinese, adesso con l’occhio al Sudamerica. E’ un uomo di calcio, uno degli acquisti migliori”.
Sono arrivati anche 4 giovani molto attesi: Cassini dal Corinthians, Benali retrocesso in Lega Pro con il Brescia, Struna promosso in A con il Carpi e l’azzurrino Goldaniga, ai playoff con il Perugia.
“Devono però confermarsi a livello superiore. L’inserimento va effettuato con attenzione, comunque a Palermo possono far crescere bene e Iachini ha la forza per mandarli in campo”.
Delneri, che ricordi ha della sua stagione in rosanero?
“Era giusto dieci anni fa, nel 2005-06, la partenza fu brillante, con 10 punti in 4 gare e la vittoria sull’Inter. Il campionato però si complicò, perdemmo sicurezza, in un girone d’andata altalentante, con gli attaccanti Makinwa e Caracciolo inesperti, per la serie A. Pagammo la cessione di Toni e altri elementi cardine. Fu comunque un’esperienza utile, per me. Il presidente voleva vincere spesso, non è sempre possibile, mi resta il ricordo di un ambiente caldo e intenso, che aiuta a ottenere il massimo e ora fa molto bene”.
Al suo posto arrivò Papadopulo. Fu la sua unica esperienza al Sud?
“Fra serie A e serie B sì. Da calciatore ero stato per 5 anni al Foggia, da tecnico due stagioni alla Nocerina e prim’ancora al
Partinico”.
Già, da non credere, per un tecnico che poi guidò anche la Juve…
“Era il 1988-89, arrivammo secondi in serie D. Rammento il terzino Schillaci e il portiere Ciaramitaro. C’erano giocatori di livello anche al Mazara, fu un campionato interregionale molto competitivo, utile”.
Ma come passò da nordest alla Sicilia?
“Venni a giocare lì in coppa Italia, con la Pro Gorizia e allora mi contattò Mario Salvia. Neanche sapevo dove fosse, Partinico, è a 1000 chilometri dalla mia Aquileia, la società è molto seria, mi colpì favorevolmente, dà soddisfazione ai suoi 25mila abitanti”.
Torniamo alla serie A. Chi sarà il capocannoniere?
“Ibrahimovic, se torna, oppure Luiz Adriano o Icardi. La Juve invece non ha un fromboliere unico. Il Toni miglior marcatore a 38 anni fa ipotizzare il ritorno del laziale Klose. Senza dimenticare Dzeko (Roma), grazie anche a Salah”.
La Juve parte con un vantaggio virtuale di quanti punti?
“Dalla sua ha la mentalità. Resta da battere anche senza Tevez, Pirlo e Vidal: Pogba può segnare quanto il cileno, poi ci sono Zaza e Morata se si mette a posto, come continuità; Marchisio non è come Pirlo, però strutturalmente sarà un buon regista”.
Dybala sarà sempre titolare?
“Non credo. La Juve ha molti impegni e la concorrenza non è di pischelli. E’ bravo, ma ha 22 anni: i titolari veri sono Chiellini, Barzagli, Bonucci, Marchisio. In avanti c’è da fare gol, lo stesso Mandzukic deve guadagnarsi il posto, al pari di Alvaro Morata e soprattutto di Zaza, che è stato anche titolare in nazionale, con Conte. Dybala è uno dei campioni del futuro, ne sentiremo parlare a lungo”.
Chi è favorito per la Champions e per l’Europa league?
“Vedo il Milan, rinnovato molto, e la Roma. Poi Inter, Lazio e Napoli. Oppure la Fiorentina, se si ristruttura dopo la partenza di Montella”.
Com’è possibile che sia stato sostituito da Paulo Sousa?
“Si era rotto qualche equilibrio. Parecchi italiani potevano ambire alla panchina viola: Donadoni, Spalletti. Invece si è optato per prendere un tecnico dalla Svizzera. Per la verità stimo molto il ds Daniele Pradè, che mi portò alla Roma. E’ il mercato aperto, io vorrei più attenzione anche per i giocatori italiani”.
A Maurizio Sarri è bastata la salvezza con l’Empoli, da debuttante in serie A, per arrivare al Napoli.
“Però la chiamata è sinonimo di meritocrazia, ricorda la mia chiamata al Porto e poi alla Roma, dopo i miracoli al Chievo. Torna in serie A Giampaolo, all’Empoli. Auspico sempre che si lavori con una prospettiva nazionale, diamoci dentro con qualità, insomma”.
A 10 mesi dall’Europeo, Conte quale Italia presenta?
“Se non impieghiamo da titolare in serie A e nelle coppe tanti giocatori italiani, li priviamo della possibilità di confronto, soprattutto internazionale, così poi nelle gare chiave non sono abituati alle responsabilità. Nel calcio serve esperienza, le grandi però non hanno la mentalità di valorizzare i giovani e questo può essere un potenziale danno per gli azzurri”.
Si presentano da finalisti uscenti, battuti però dalla Spagna per 4-0…
“Magari partono male ma arrivano bene, è avvenuto spesso, nella storia della nazionale. Speriamo che la stagione sia propizia per Zaza, Bonaventura e Bertolacci, perchè acquisiscano maggior pedigree”.
La Juve mica riparte da favorita, in Champions…
“Barcellona e Bayern restano fuori portata, però ha qualità importanti. Dipende dagli abbinamenti: il primo turno lo passa, se è prima avrà un’avversaria più morbida e magari riprende il binario giusto. Dipenderà anche dalla situazione fisica”.
Messi ha perso la copa America ai rigori, contro il Cile, ma ha vinto la 3^ Champions league. Si avvia al 5° Pallone d’oro?
“Magari se la vedrà con il solito Ronaldo, dipenderà anche dal finale di anno. Io premierei un ruolo diverso, non solo chi segna. Per esempio Buffon, campione d’Italia per la 4^ volta di fila, finalista nell’ex coppa dei Campioni, e pure dal comportamento. Devi vincere ma pure esprimere valori, lui incarna il calcio e da 15 anni interpreta il ruolo chiave moderna”.
Era stato regista dell’Udinese, dal ’78 all’80. Come la vede con Colantuono?
“Lo rilevai a Bergamo, quando passò al Palermo. Fu una scelta del compianto presidente Ruggeri e in nerazzurro mi presi la soddisfazione di battere Mourinho. Del resto c’ero riuscito anche con Ancelotti e Mancini, in altri momenti. Colantuono ha grinta e personalità, trarrà il massimo dai bianconeri, perchè inserisce solo Duvan Zapata in avanti e Adnan a sinistra. Con il 3-5-2, il gruppo dopo un anno può offrire una resa superiore, a prescindere dal cambio in panchina”.
Mandorlini era in discussione, in inverno, eppure inizia la 6^ stagione all’Hellas.
“Capitano a tutti filotti negativi, ha però chiuso molto bene e la società l’ha ripagato con il prolungamento del contratto. Un anno fa sfiorò l’Europa league, era partito dalla serie C”.
Toni ha 38 anni, Pazzini 31. La coppia non è superata?
“L’ex milanista può mettersi sulla scia di Toni, ora la vecchiaia è meno sentita rispetto ad anni fa perchè si lavora meglio. Magari si alterneranno, entrambi però sono da doppia cifra certo è impossibile che arrivino ai 45 gol dichiarati dal presidente Setti. Fra i nuovi, Viviani mi aveva colpito alla Roma, anni fa, ha qualità e un buon calcio di punizione, è un regista diligente. Conosco poco lo svedese Helander, certamente il ds Bigon avrà ponderato bene la scelta, con gli osservatori internazionali”.
Il Chievo si salverà per la 13^ volta, in serie A?
“Credo di sì. Inserisce gente di spessore interessante. Gobbi è di sicura affidabilità, come esterno sinistro, e anche Cacciatore fa il suo bene, a destra. Castro lavora e dà spinta di attacco. Il belga Mpoku deve ancora costruirsi, come ruolo. Maran applica un 4-4-2 abbastanza chiuso, era subentrato a Corini in situazione difficile, centrando una salvezza agevole. La rosa offre interscambialità per un gioco intenso”.
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