Beppe Bergomi, lo zio, lo incontro da anni negli stadi della zona. Raramente un personaggio del suo livello è tanto disponibile, la competenza e la misura sono evidenti anche in questa chiacchierata, uscita mercoledì sul Giornale di Sicilia. Come sempre, questa è la versione integrale.
Vanni Zagnoli
Beppe Bergomi ha trascorso il Ferragosto in Sardegna, a Porto Cervo. E’ il volto storico di Sky, l’opinionista di punta della tv satellitare, accanto al telecronista Fabio Caressa. Da 15 giorni non guarda la televisione però leggendo i giornali si è tenuto informato sulle vicende del calcio. Parla con la misura di sempre, raziocinante, la seconda voce di riferimento del calcio italiano.
Beppe, Carlo Tavecchio è il presidente giusto per riformare il calcio italiano?
“L’ho conosciuto come vicepresidente di un’associazione benefica i Bundun, girovaghi della solidarietà, con spettacoli a Olgiate Comasco e in altri paesi lariani. Sa di calcio e di sport”.
Meglio lui dell’ex vicepresidente Demetrio Albertini?
“Preferisco parlare sul piano tecnico, più che politico. Serve voglia di cambiare i settori giovanili e proprio molto coraggio nel lanciare i giovani, per proporre un altro calcio. Per esempio, se in serie A la rosa è di 25 giocatori, nel imporrei 10 usciti dal vivaio o comunque giovani. Servono regole precise, per cambiare”.
La Uefa impone 8 calciatori usciti dal settore giovanile della squadra, nella lista per la Champions o l’Europa league.
“Proprio così, occorrerebbe un regolamento analogo anche per il campionato. Sono cose note, però dovremmo fare qualcosa”.
Si può andare oltre quella frase di Tavecchio sugli stranieri arrivati in Italia a mangiare banane?
“Si tratta di pregiudizi sul personaggio. Sono ormai nel calcio da anni, si prende a pretesto una frase, accade con lo stesso Alfano, perchè su facebook parla di vu’cumprà. Si sono espressi male, non parlarei di razzismo. Il nuovo presidente federale è una persona perbene, a posto, di 71 anni: è irreprensibile, la reazione a quel passaggio mi è parsa esagerata”.
A suo carico, però, c’erano anche 5 condanne: nel 1970, 4 mesi di reclusione per falsità in titolo di credito in concorso. Per 4 volte 3 mesi di pena: 20 anni fa per evasione dell’Iva, nel ’96 per omissione di versamento delle ritenute previdenziali, nel ’98 per omissione e falsità in denunce obbligatorie e per abuso d’ufficio, con un totale di 7mila euro di multe.
“Queste cose si tirano fuori solo adesso, mi pare tutto molto pretestuoso. Era al vertice della serie D da 15 anni e prima quei precedenti non interessavano a nessuno”.
E’ giusto puntare su Conte come ct, nonostante i 3,8 milioni di euro complessivi, per il contratto?
“Sul piano tecnico è perfetto, con quei 3 scudetti di fila alla Juve non si discute. Per lui è una scelta rischiosa, certamente avrà fatto bene i suoi conti. Mai abbiamo avuto un ct così giovane, non avrà un compito facile, però è la persona giusta. Avevo individuato lui e Mancini come candidati ideali. Roberto ha 50 anni, Antonio 44, la differenza è più che altro nell’età e dunque nell’esperienza”.
Sarà fra l’altro il primo ct del sud, sinora non si era mai scesi sotto Roma.
“Va bene così, è l’occasione per unire con il nord. Sottolineo piuttosto l’aspetto tecnico e caratteriale, arriva in nazionale con appena 7 stagioni di allenatore, migliorerà ancora”.
L’ex saltatrice in lungo Fiona May è la persona giusta per favorire l’integrazione?
“Sono sempre per la meritocrazia, se brava ed efficace va bene per quel ruolo. Tavecchio ha gestito bene il discorso Conte, la signora Iapichino è un bel personaggio: anche lì servono entusiasmo, disponibilità e voglia di fare”.
Andrea Pirlo con l’eliminazione resta in azzurro, a 35 anni.
“Non mi sono mai piaciuti i grandi giocatori che lasciano in anticipo la nazionale. Devi sempre dare la tua disponibilità, se poi ce ne sono di più bravi è il ct a lasciarti a casa. Questo suo ripensarci mi piace, visto anche l’ultimo mondiale”.
E’ di esempio a Ribery, che a 31 anni lascia la Francia. A Nesta e Totti, autoesclusi a 30 anni, e a Maldini, fuori a 34…
“Io ero rimasto lontano per 7 stagioni, nel ’98 ebbi la soddisfazione di disputare un mondiale a 34 anni e mezzo, fu una grandissima soddisfazione. Chiamarsi fuori è troppo comodo”.
Dal ’72, agli Europei l’Italia vanta solo la finale del 2000, persa con la Francia al goldengol. Nel 2016 mica può vincere…
“I campionati continentali sono sempre complicati e sino a 20 anni fa erano a 8 squadre per cui non era facilissimo anche solo qualificarsi. Ora arrivarci è d’obbligo e il calcio è talmente strano che puoi riaprire o chiudere un ciclo dal nulla. L’importante è non andare sempre a prendere gli stranieri”.
Scusi, ma sei lei è per Tavecchio, perchè il suo direttore, Caressa, si era subito dichiarato contrario?
“Io aspetterei per capire come lavora. E’ sempre rimasto defilato dal grande calcio, ma era spalla di Abete. Dopo una debacle, il mio compagno di viaggio sulla nazionale voleva cambiare tutto: diamo fiducia al Tav, ha iniziato bene, trovando soldi di sponsor per raggiungere un ct importante quanto Conte. Riformerà”.
Lei che fa?
“Sono fermo, al momento. Avevo iniziato con l’accademia Inter, poi 2 anni a Monza, 2 Bergamo e uno a Como, sempre con la Berretti, coniugando Sky e le giovanili. Ho un figlio tennista, Andrea, di 2^ categoria, 18 anni, e una figlia solo tifosa: Sara, 15enne”.
vzag