Giornale di Sicilia, RadioRai 1. Riccardo Cucchi al timone delle Olimpiadi via etere: “Rio ha mille contraddizioni, cemento e natura sono in perenne conflitto”. “Barchiesi consolava Irma Testa come un papà”

La versione integrale dell’intervista a Riccardo Cucchi, caporedattore di RadioRai, uscita ieri su Il Giornale di Sicilia

Vanni Zagnoli

La magia delle voci, l’Olimpiade alla radio. RadioRai, 1, ha trasmesso Rio 2016 con i racconti appassionati della squadra di Tutto il calcio minuto per minuto e delle trasmissioni domenicali di volley e basket, con il coordinamento di Riccardo Cucchi, il re dei radiocronisti.

Riccardo, che Brasile ha visto, dagli studi?

“Noi siamo rimasti fermi a Rio de Janeiro – risponde il giornalista romano, 64 anni – e la città cerca di mascherare il suo volto contraddittorio, è molto moderna e spettacolare ma alle spalle ha un’altra faccia, di favelas e povertà, di indigenza vera e propria non mostrata. Nella sua storia, Rio non ha tutelato l’enorme patrimonio ambientale, favorendo la forte speculazione edilizia, con la costruzione di interi quartieri, abitati e non, che deturpano un ambiente con caratteristiche naturalistiche uniche”.

Qualche curiosità, sfuggita alle telecamere?

“Nella zona di Barra de Tijuca, dov’è situato il villaggio olimpico, è capitato di incontrare alligatori. Mercoledì, un boa ha attraversato il percorso del golf femminile. E’ un Brasile con 100mila specie diverse di alberi, eppure ha devastato la foresta amazzonica e la straordinaria baia, proponendo uno sviluppo urbanistico disarmonico”.

E il fenomeno dell’acqua verde in piscina?

“Il mare ha colori improponibili. Le spiagge di Copacabana e di Ipanema, celebrate attraverso la cinematografia e i libri, entrate nell’immaginario collettivo, nascondono un altro tipo di realtà. Il bacino per le regate veliche è uno dei tratti più inquinati al mondo, ora però si affaccia qualche progetto per tornare un po’ indietro. Fra i temi della cerimonia di inaugurazione, uno centrale era proprio questo tentativo di invertire la marcia sul piano ambientale, con una nuova sensibilità, a imporre dal 2020 la deforestazione zero. Si avverte un senso di colpa crescente della cultura brasiliana, per quanto è stato fatto”.

Ha senso abbinare mondiali di calcio e olimpiadi, nello stesso Paese? Era già successo a Messico ’68, con l’olimpiade, e il mondiale 70, in Germania ’72 e ’74 e negli Usa, ’94 e Atlanta ’96. Sempre grandi paesi e molto popolati, due anche molto ricchi, quando tante nazioni mai hanno ottenuto grandi eventi.

“Quando il Brasile si aggiudicò la doppia manifestazione viveva un momento di grande splendore economico, con la presidenza Lula, adesso è di nuovo di fronte a una grande crisi. Lo stato di Rio è tecnicamente fallito, l’olimpiade è portata a termine fra grandi difficoltà di fondi e probabilmente sul Paese non avrà le ricadute positive attese”.

Ma non c’erano alternative?

“Sono sempre meno le nazioni che si fanno avanti, anche per gli Europei, al punto che spesso se ne abbinano due o addirittura Euro 2020 sarà itinerante, con molte città del continente. Prevale la paura che questi eventi, molto complessi da organizzare, si trasformino in un danno per l’economia. Come italiani abbiamo la possibilità che Roma 2024 diventi città olimpica, sappiamo quante contraddizioni abbia la candidatura e il numero di forze contrarie. Non è più come una volta, era un onore ospitare la manifestazione, adesso è anche un enorme onore”.

E’ stata anche l’olimpiade di medagliati siciliani, in particolare nella scherma.

“In passato c’erano le scuole di Jesi, Livorno e Venezia, adesso tanti arrivano dall’isola. Giorgio Avola è di Modica, Marco Fichera e Paolo Pizzo di Catania, i fratelli Garozzo di Acireale. C’è una nuova scuola, in uno sport straordinariamente importante per la storia olimpica dell’Italia, il più medagliato: attinge a una formazione tecnica che parte dalla Sicilia, un’innovazione che giova alla scherma e ha portato anche all’argento della catanese Rossella Fiamingo nella spada”.

Però sono arrivati solo un oro e tre argenti…

“Peccato non sia andata come si sperava, ma la scherma è po’ come la Juventus. Se arriva seconda, perde. Se non stravince, sostanzialmente perde. Le 4 medaglie colte non sono tutte quelle attese”.

Altri siculi, comunque, si sono fatti onore nelle nazionali.

“Il ct Campagna, siracusano, bronzo nella pallanuoto. L’argento sempre in vasca della catanese Rosaria Aiello, del Waterpolo Messina, assieme a Radicchi, Garibotti e Gorlero, mentre Di Mario gioca a Catania. Il palleggiatore messinese Daniele Sottile, nello splendido argento del volley”.

Quale podio ha emozionato di più la redazione?

“Non si può fare una graduatoria di medaglie, ognuna va celebrata perchè rappresenta il raggiungimento di un obiettivo dopo anni di sacrifici. Ho apprezzato particolarmente il bronzo di Tania Cagnotto, alla fine di una straordinaria carriera, con quel tuffo conclusivo, il più bello di sempre. Non era facile ripetere il podio del sincronizzato, tantomeno a 31 anni. E poi l’oro di Elia Viviani nell’omnium, in una specialità molto spettacolare, che ha consentito agli italiani di riscoprire la bellezza del ciclismo su pista”.

Fra i 10 quarti posti quale vi ha colpito di più?

“Tanti sono bronzi sfumati per pochi centesimi o distanze minime. Il più doloroso è il bis di Vanessa Ferrari: 4 anni fa la ginnasta venne penalizzata dalla giuria, finì in lacrime, per un piazzamento non coerente con la sua qualità. Stavolta il pianto è arrivato per un esercizio non all’altezza delle reali possibilità”.

Com’era la squadra di RadioRai?

“Io coordino, sto molto meno al microfono rispetto al passato, faccio da collettore con la regia. Il conduttore è Filippo Corsini e si alterna con Emanuele Dotto, nella schiera degli anziani della radio: entrambi siamo all’8^ olimpiade e Dotto va anche sui campi, a partire dalla canoa. Gli altri narratori sono Giovanni Scaramuzzino, Giuseppe Bisantis, Massimo Barchiesi, Carlo Verna, Maurizio Ruggeri ed Enzo Delvecchio. Inoltre Daniele Fortuna, alla 2^ olimpiade, con me a raccontare la cerimonia di chiusura. E poi una donna, Manuela Collazzo, debuttante, nel volley e nel beach, senza avvertire minimamente l’emozione”.

Dunque 11, più il commentatore tecnico Daniele Masala.

“Pentathleta, campione olimpico a Los Angeles ’84 e campione del mondo, con noi dall’olimpiade di Barcellona ’92 e anche docente di scienze motorie, perciò preparato su molte discipline. Le nostre dirette duravano dalle 10 alle 15 ore al giorno, con grande sacrificio e la voglia di trasmettere notizie ma soprattutto emozioni”.

Quale è stata più forte, magari tra i podi mancati?

“L’intervista di Barchiesi alla pugilessa Irma Testa, neanche maggiorenne sperava di raggiungere il bronzo, al debutto. L’ha avvicinata dopo l’uscita nei quarti, si è reso conto che non era in grado di rispondere e allora dal microfono è uscito un tentativo di consolazione. Fra le lacrime lei replicava all’incoraggiamento del nostro inviato, che quasi da papà la rincuorava: “Hai soltanto 18 anni e chissà quante olimpiadi davanti a te, credi in te stessa”. E Irma: “Ma chissà cosa avverrà da qui a Tokyo 2020”. E’ un momento di grande umanità, condiviso con gli ascoltatori”.

Quanti milioni sono stati, in queste 16 giornate?

“Non abbiamo l’auditel quotidiana, a differenza dei buoni riscontri della Rai tv. Il termometro sono i social e lì notiamo grande interesse. L’olimpiade appassiona anche i vacanzieri e lì magari la radio è più facile da attivare, in spiaggia come in macchina. Il fuso orario neanche ha aiutato gli ascolti, perchè gran parte degli eventi si sono svolti nella tarda serata o di notte. La finale del beach volley è stata alle 5”.

Ci sono siciliani, nella vostra squadra?

“No, neppure fra i tecnici, forza indispensabile per andare in onda. Abbiamo fra l’altro utilizzato tecnologie digitali, segnali puliti. In futuro ci auguriamo di avere una voce anche dalla Sicilia, come già a Tutto il calcio”.

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