Il Gazzettino, a Firenze la hall of fame del calcio. Nasce il premio Davide Astori. Bruno Conti: “Senza l’Italia il mondiale sarà meno emozionante. Ricominciamo dai vivai e dagli istruttori”. Del Piero e il mondiale: “Ero fra gli anziani, temevo la Germania”. Gullit: “Il mio Milan nato nel 5-0 di Como, in 10”. Entrano anche Ferlaino e Bagnoli, Betty Vignotto e Campana. Commozione per Vicini, Farina e Allodi

Osvaldo Bagnoli è entrato oggi nella Hall of Fame del calcio italiano (Claudio Villa/ Getty Images)

La hall of fame del calcio ricorderà Davide Astori con un premio speciale. A palazzo Vecchio, a Firenze, il pomeriggio è punteggiato dal ricordo del capitano viola. Bruno Conti: “Quattro giorni prima di morire, si era sentito con mio figlio Daniele, erano compagni a Cagliari. La Fiorentina è compatta, secondo quanto aveva saputo dare lui”. Bruno si commuove facilmente, a 63 anni è responsabile del settore giovanile della Roma, è insignito come veterano. Per pochi mesi era subentrato alla guida dei giallorossi, è nella capitale dal ’79-’80: sbagliò un rigore nella finale dell’83, all’Olimpico, contro il Liverpool. Vicino a passare in semifinale, al contrario degli “eusebisti”. “Sappiamo le difficoltà anche della Juve, contro le grandi, ma occorre fare qualcosa di importante. Sul 3-1 si poteva pensare di rimontare, 2 gol erano alla portata”. Senza l’Italia, per gli italiani il mondiale sarà meno emozionante. “Quando si avvicina, si comincia a sentire questa mancanza. Siamo tifosi anche noi, c’è grande rammarico. Ricominciamo dai vivai e dagli istruttori, occorre coraggio nel lanciare i giovani, anche in azzurro”. Uno striscione lo definì MaraZico: “Ma io davo una mano in
copertura…”.
A Firenze è stata la giornata di Alessandro Del Piero, l’ex Padova era fra gli insigniti. “Un passaggio del turno – spiega – è ancora possibile, perché Juve e Roma sono grandissime squadre. A livello psicologico, chi ha vinto in maniera netta può considerarsi già passato e quindi metterci meno impegno, mentre chi ha perso vuole riscattarsi e gli episodi possono sorridere, a differenza dell’andata, per cui crederci è un dovere”.
Quando la Juve si aggiudicò la seconda e ultima Champions, nel ’96, il 43enne trevigiano, di San Vendemiano, aveva ammaliato l’Europa con il destro a giro sul secondo palo. Si parlava di gol alla Del Piero, come i movimenti inventati da Cassina alla sbarra, nella ginnastica: “Alla rovesciata di Cristiano Ronaldo, resto a bocca aperta. Sono felice che gli juventini abbiano omaggiato il gesto tecnico straordinario e pure il campione. Io ho rincorso con ambizione il sogno fin da piccolo e forse il gol in contropiede alla Germania in semifinale è stato il più bello. La notte prima avevo dormito bene, ero fra gli anziani, davo il buon esempio, però anch’io avevo paura”.
Come allenatore entra Osvaldo Bagnoli, scudettato con il Verona nell’84-‘85, unico titolo in non capoluogo di regione nel dopoguerra. “Vado al Bentegodi con la moglie, grazie alle tessere omaggiate dal presidente Setti, ma guardo l’Hellas volentieri in tv: ho perso la memoria, non ricordo tutto. Sono milanese, marito di una veronese, grato ai tifosi dell’Hellas e anche per questo inserimento fra i grandi”.
Ruud Gullit: “Lascio come cimelio la maglia del Milan scudettato. E’ cambiato tutto, spero che i rossoneri rivincano. Avevamo sempre fame di successi, mi sono reso conto dei successi a fine carriera. Un 5-0 in 10 a Como ci diede consapevolezza”.
Come dirigente, insignito Corrado Ferlaino, due scudetti e 3 coppe da presidente del Napoli. “E spero arrivi il 3° tricolore, con la fortuna di domenica. Nostra avversaria era il Milan”. Riconoscimenti a Betty Vignotto, di San Donà, al bassanese Campana (assente), alla memoria dell’ex arbitro Farina, del ds Italo Allodi, dell’ex bolognesi Renato Dall’Ara e Arpad Weisz e di Azeglio Vicini.
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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