Il Gazzettino, Alessia Trost: “L’atletica non è come andare al lavoro, occorre staccarsi dall’interiore. Non avevo saputo gestire i 2 metri a 19 anni, in quei casi un giovane è divinizzato. Con la malattia di mamma, l’atmosfera in famiglia era strana”

sportfair.it

L’intervista ad Alessia Trost raccolta alla vigilia dei mondiali indoor di atletica a Birmingham. Beneaugurante è dire poco…

Iniziano oggi i mondiali indoor di atletica, a Birmingham, sino a domenica, in diretta su www.raisport.rai.it, con vetrine sul dt 58 o sul 227 di Sky. L’Italia probabilmente non vincerà una medaglia, ma ha chances perchè il cast non è totale, come a olimpiadi e mondiali outdoor. L’Italia ha 12 atleti, con appena 4 uomini, il nordest ha solo due rappresentanti.
Alessia Trost, che effetto le fa essere l’unica donna delle nostre regioni?
“Bello, indubbiamente, è una responsabilità”.
Poi c’è Paolo Dal Molin, camerunense di origine bellunesi…
“Un bel ritorno. Io sono molta contenta, di avere il triveneto sulle spalle. La nazionale è magica, lo spirito delle nostre regioni poi è super, speriamo di arrivare i confini, in questa manifestazione”.
Ecco, in Inghilterra quanti podi ci attendiamo?
“Non saprei, gli iscritti sono di altissimo livello, non conosco i valori in gara in tutti i concorsi”.
Su chi puntiamo?
“Fabrizio Donato è sempre un grandissimo triplista”.
Molto tecnico. A proposito, come procede l’adattamento al cambio delle sue tecniche di salto?
“Il più grosso è fatto, ovvero il posizionamento delle basi. Dobbiamo continuare a lavorare, perchè 10 anni sempre allo stesso modo mi rendono quasi una vecchietta dello stile. Male che vada, potremo sempre dire che ci abbiamo provato, è sicuramente una sfida, intanto ci divertiamo, ci vorrà ancora un po’ di tempo per vedere i frutti dei cambiamenti”.
Non le manca un po’ la friulanità di
Desireè Rossit?
“Ha solo bisogno di stare bene fisicamente, se non avrà problemi salterà ancora alto. Ecco, ad alto livello devono combaciare diverse variabili, oscure, per l’osservatore esterno, ma vi assicuro che viste dalla pista è più difficile. Mi auguro torni da finale olimpica, c’è anche tutta la vita, da gestire”.
Alessia, ma lei è da medaglia?
“No, però le gare si fanno. Siamo in 12, dunque senza eliminatorie”.
Aveva divorziato da Gianfranco Chessa, sardo che viveva a Pordenone. Quanto incise la malattia, poi rivelatasi fatale?
“Nulla, perchè il rapporto tecnico era esaurito. Dovevamo cambiare aria, accadde nel momento sbagliato, con dinamiche non troppo corrette. Ci separammo comunque nel massimo rispetto”.
Ora chi si allena con Marco Tamberi?
“Naturalmente il figlio Gianmarco, che si concentra sulla preparazione per la stagione estiva, due giovani e un master, Marco De Angelis. Siamo ad Ancona”.
Cinque anni fa saltò due metri, a un centimetro dal record italiano, a lungo mondiale, di Sara Simeoni, poi perchè è caduta dall’asticella?
“In quei casi, una persona viene divinizzata. Occorre pensare a quel che si fa, acquisire consapevolezza. quella misura a 19 anni fu un risultato che non controllavo, neanche come ambiente, oggi affronterei il tutto in maniera diversa. Il sistema è un limite, ora ho un progetto di crescita”.
Con un psicologo, tipico di molti campioni?
“E’ un piano di vita e professionale, per saltare di nuovo altissima. Dietro all’atleta c’è la persona, l’atletica non è come andare al lavoro, occorre magari staccarsi completamente dal tuo interiore”.
Già. Ha elaborato il lutto? Mamma Susanna Forniz se n’è andata a 54 anni, nel dicembre 2016.
“Se fuori dalla pedana hai problemi, si avvertono anche lì. C’era un’atmosfera strana in famiglia, non potevo fare a meno di pensare che avrei perso la madre. Mi sono confrontata con quella vita, con la malattia, finita come sappiamo, ora vivo un altro periodo”.
Da quanto è nelle Marche?
“Dall’ottobre 2016”.
Non ha voglia di tv nè di gossip?
“Dovrebbero andare di pari passo con i risultati, comunque non rientrano completamente nel mio stile, resto molto dimessa”.
Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

Related Posts

Leave a reply